[07/09/2009] News

Contabilità e rifiuti che superano i consumi che superano i guadagni...

LIVORNO. Più di una volta ci siamo trovati a commentare i dati sul fisco e sul sommerso italiano che, variando da stima a stima, dovrebbe comunque inserirsi in un range tra il 18% e il 25% del prodotto interno lordo. Abbiamo evidenziato quindi come fosse difficile incasellare una determinata percentuale di popolazione al di sotto della soglia di povertà (termine che oltretutto negli ultimi anni è andato ad assumere il significato di ‘soglia al di sotto della quale stanno i nuclei familiari che non possono permettersi di acquistare quanto la media delle famiglie italiane', ignorando la possibilità che ci siano anche persone - poche! -che non vogliono acquistare quanto gli altri perché abituati a uno stile di vita più sobrio e meno permeabile ai nuovi bisogni indotti dalla pubblicità).

A prima vista appare quindi piuttosto ingenuo domandarsi che tipo di contabilità abbiamo se i consumi superano i guadagni ma sono calcolati rispetto ai guadagni: in realtà ovviamente nel gap che varia da regione a regione vanno inseriti diversi elementi che contribuiscono a creare il buco: primo fra tutti i redditi da lavoro in nero, poi il ricorso a forme di indebitamento (per esempio i mutui per comprare casa, o in generale tutti gli acquisti a credito), quindi l'utilizzo del risparmio accantonato in passato (magari dai nonni pensionati che elargiscono briciole di sopravvivenza ai nipoti) , infine certi tipi di incentivi che regioni a statuto speciale come il Trentino Alto Adige e la Valle d'Aosta offrono ai propri residenti per acquisti importanti.

In tutto questo mare di numeri/consumi freddi e di numeri/redditi sommersi, manca probabilmente un minimo di attenzione a quello che è l'altro corno del problema, ovvero una riflessione sui flussi di materia in ingresso (generati dai consumi) e sui flussi di materia in uscita (gli scarti, anch'essi provocati dai consumi, sia che vengano effettivamente consumati oppure diventino scarti senza passare dalla consumazione).

All'apparenza dovrebbe essere molto più semplice avere una contabilità puntuale dei flussi dei materia piuttosto che dei redditi, ma in realtà il sistema attuale consente proprio di leggere con una certa precisione solo i flussi di materia in entrata (ciò che prodotto o in Italia o all'estero viene consumato, al netto però, anche qui, della merce importata ed esportata illegalmente), ma non lo linka minimante con l'output, così si arriva al paradossale errore di considerare come scarto di cui occuparsi (e preoccuparsi per le conseguenze sulla salute) soltanto i rifiuti urbani, mentre dei rifiuti speciali (che sono quattro volte più degli urbani) si preferisce perdere ogni traccia, nascondendosi dietro un allargamento di braccia e un finto rammarico "del resto sono sul mercato e vanno dove vogliono".

Nonostante lo credano in molti però, sulla terra non esistono buchi neri a cui far inghiottire senza conseguenze tutti i nostri consumi divenuti scarti, anche se è meno complicato pensare per slogan piuttosto che per numeri, e (far) credere alle favole che esistano pasti gratis.

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