[21/01/2011] News

L'Australia non fornirà uranio all'India

LIVORNO. In India continuano le proteste contro la grande centrale nucleare di Jaitapur che Areva dovrebbe costruire nel distretto di Ratnagiri, nel Maharashtra, che hanno spinto il governo di New Delhi ad organizzare un incontro aperto a Mumbai, dove esperti nucleari avrebbero dovuto rispondere ai problemi sollevati dagli abitanti dei villaggi interessati dal progetto. Il primo ministro del Maharashtra, Prithviraj Chavan, ha detto: «Al riguardo ci sono preoccupazioni, e stiamo cercando di porvi rimedio. Questo cambierà il volto della zona, con un'enorme quantità di investimenti nell'area».

Ma agli agricoltori ed ai pescatori dei villaggi la valanga di rupie di investimenti non interessano ed hanno boicottato l'incontro di Mumbai ed una lettera hanno chiesto al governo centrale che la smetta di mandare i poliziotti a reprimere le manifestazioni. Pradeep Indulkar, un attivista antinucleare di Konkan Bachao ha detto che «Il governo dovrebbe mettere da parte la sua posizione. Poi dovrebbe ristabilire condizioni normali nell'area del progetto e ricominciare da capo». Il 17 gennaio tutti gli amministratori pubblici dell'area hanno minacciato dimissioni di massa e le protesta continueranno. La gente è arrabbiata col governo centrale e quello dello Stato: si chiede perché l'incontro è stato fatto a Mumbai e non a Ratnagiri. Inoltre sino stati affrontati solo i problemi tecnici, ma il governo indiano non fa un passo indietro né sulle misere compensazioni né sul vero e proprio assedio poliziesco ai villaggi.

La resistenza dei villaggi del Maharashtra sta creando non poco imbarazzo a New Delhi a livello internazionale. Ne sa qualcosa il ministro degli esteri SM Krishna che ha terminato la sua visita in Australia ricevendo un netto no alla sua richiesta che il governo di Canberra togliesse il divieto di esportazione di uranio in India. Il governo laburista australiano (appeso ai voti dei Verdi e degli indipendenti) non se l'è sentita di aprire uno spiraglio per un Paese che non aderisce al Trattato di non proliferazione nucleare, nonostante che l'International atomic enery agency usi per l'India una "comprensione" non applicata ad altri Paesi.

Per l'India si tratta di uno smacco notevole, visto che l'Australia, con le sue ricche risorse di uranio, è in testa alla lista dei Paesi nei quali vorrebbe estendere le forniture per le sue nuove centrali nucleari.

Krishna si è invece trovato di fronte all'irremovibile rifiuto del ministro australiano per l'energia e le risorse Martin Ferguson che gli ha detto senza mezzi termini che la politica dell'Australia «Sarà di fornire uranio solo ai Paesi firmatari del Trattato di non proliferazione nucleare e che hanno firmato un accordo bilaterale con l'Australia. Questa non è una politica specifica per l'India, si applica a tutti i Paesi».

L'India credeva che gli australiani fossero più concilianti dopo che il "blocco" delle forniture di tecnologie nucleari (sempre violato prima dai sovietici e poi dai russi) è stato infranto nel 2000 con l'accordo nucleare con gli Usa e visto che, appena multinazionali come la General Electric sono state autorizzati a vendere combustibile atomico e la tecnologia all'India, si sono fatti subito avanti francesi, giapponesi e sudcoreani.

Ma soprattutto gli indiani credevano che agli australiani bastasse la deroga concessa all'India dai 45 Paesi del Nuclear suppliers group per l'accesso alle tecnologie nucleari, che dovrebbe permettere al colosso indiano di costruire mega.centrali come quelle del Maharashtra. Un ricco piatto nel quale si è tuffata subito la Russia che nel 2009 ha firmato con New Delhi un accordo per rifornire I reattori nucleari indiani con 2.000 tonnellate di natural uranium fuel pellets, e per costruire nuove centrali. Nel luglio 2009 l'India ha firmato un accordo con gli Ua cj he le consente di acquisire la sofisticata tecnologia di difesa degli Usa. Nel 2010 l'India ha firmato un patto di cooperazione nucleare civile con la Francia per lo sviluppo di progetti di energia nucleare. Nel luglio dello scorso anno, il governo britannico ha accettato di permettere l'esportazione di tecnologia ed expertise nucleari in India per aprire un mercato da molti miliardi di dollari per le aziende britanniche. A dicembre la Francia ha annunciato che costruirà due reattori nucleari in India e con un accordo da 24 miliardi di dollari con Areva l'India vuole importare 6 reattori nucleari. Anche il precedente governo conservatore australiano nel 2007 aveva aperto alla vendita di uranio all'India, ma il varco è stato subito chiuso dalla vittoria dei laburisti alle successive elezioni.

Senza uranio però questa smania nucleare (civile e militare) rischia di rimanere a secco: l'India ha già 22 reattori nucleari e sta progettando di costruirne altri 20, aprendo un mercato stimato dagli inglesi in 90 miliardi di sterline nei prossimi 15 anni e incentivato da uno scandaloso disegno di legge sulla responsabilità civile nucleare che il Parlamento indiano approvato lo scorso agosto che attira le multinazionali in India con i sui bassi livelli di risarcimento in caso di gravi incidenti nucleari.

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