[18/01/2011] News

Se i parchi non fanno notizia

PISA. Ha ragione Augias su Repubblica quando osserva che i parchi, con tutto quel che ‘preme' sul piano politico e scandalistico, difficilmente riescono a far notizia. Persino quando se ne occupa ( male) il consiglio dei ministri come per lo Stelvio le cose scivolano via, magari con spiegazioni alla Frattini che scopre che a farne tre anziché uno si risparmia. E che questo avvenga mentre sul federalismo ci  si sta giocando la legislatura stupisce anche di più, perché parchi significa pianificazione, gestione e governo del territorio, dell'ambiente e del paesaggio. Un trittico, a risolvere il quale, non bastano certo le sciocchezze del ministro degli esteri o le crisi di nervi del ministro Prestigiacomo di cui non si hanno notizie da settimane. Ma che l'informazione dica poco o niente, resta il fatto che i parchi sono in crisi e non solo perché il loro piatto piange.

Piangono molte altre cose che per la verità non sembrano interessare molto neppure gli addetti al lavori e per due precise ragioni. La prima è che di una politica di programmazione, ritagliata sui confini ambientali e non meramente urbanistici nonostante si stia discutendo del nuovo assetto istituzionale in attesa di riforme dal 2001, non interessa più di tanto chi gira gira vuole mantenere le leve di comando centralizzate.

La seconda è che i leghisti, quelli che vogliono portarsi a casa comunque il federalismo, non cercano e non vogliono un nuovo governo del territorio incentrato sulla leale collaborazione ma semplicemente di farsi la polenta nel proprio paiolo, infischiandosene di tutto il resto, parchi, Pompei, il sud. Così Roma ladrona e il sole delle Alpi si danno la mano e chi se ne frega se poi le cose vanno a rotoli parchi in testa.

Per questo non possiamo permetterci che a giocarsi la partita possano essere solo Tremonti che taglia, la Prestigiacomo che piange  e Bossi e Calderoli che dell'ambiente se ne fregano alla grande salvo chiedere più soldi e posti a Roma ladrona.

Ecco perché le regioni che hanno idee e politiche meno bislacche come la Toscana - e non solo - debbono registrare e mettere a punto meglio i loro strumenti anche normativi, per tornare ad assolvere a quel ruolo nazionale che non può essere lasciato in mani tanto sprovvedute e pericolose.

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