[17/01/2011] News

Tutti i rischi dell'accordo nucleare 123 Usa-Russia

LIVORNO. Il Congresso Usa ha approvato nel dicembre 2010 l'accordo trentennale sulla cooperazione nucleare pacifica che è formalmente entrato in vigore l'11 gennaio, quando l'ambasciatore statunitense in Russia, John Beyrle, e vice ministro degli esteri russo Sergei Ryabkov si sono scambiati le note diplomatiche a Mosca, uin una cerimonia salutata come l'inizio di una nuova epoca per la sicurezza nucleare planetaria. Più che soddisfatto il presidente russo Dmitry Medvedev che ha auspicato un approccio efficiente alla cooperazione nucleare con gli Stati Uniti. la Russia era rimasta l'unica potenza nucleare a non aver firmato l'accordo 123 che Q Washington aveva già sottoscritto con 21 Paesi. «Questo è un importante passo avanti nella cooperazione nucleare civile Usa-Russia», ha detto Beyrle.

Ma è davvero così? Secondo molti in realtà l'accordo 123, chiamato perché i suoi requisiti sono stabiliti nella sezione 123 dell'US Atomic Energy Act, è molto rischioso dal punto di vista ambientale e spiana la strada, con una joint venture nucleare, allo scambio di tecnologia atomica tra le due ex potenze nucleari nemiche. L'accordo 123 era già pronto nel 2008, ma la firma era stata ritirata dell'amministrazione di George W. Bush dopo la guerra lampo della Russia con la Georgia. Nel 2010 Barack Obama ha inviato al Congresso a riapprovarlo come ricompensa per l'aiuto russo nella questione del nucleare iraniano.

Il 123 agreement consente ai due Paesi di scambiarsi tecnologia nucleare e di rafforzare gli sforzi di non proliferazione attraverso la vendita di combustibile nucleare "sicuro" ai Paesi che vogliono sviluppare programmi nucleari civili, una specie di monopolio dei grandi che lascia liberi i laboratori di ricerca statunitensi di sviluppare nuovi tipi di combustibili, inoltre apre la strada alla collaborazione delle imprese russe ed Usa in progetti nucleari commerciali che Beyrle profetizza come «La produzione più pulita, più sana e molto più sicura di energia nucleare».

In realtà l'accordo 123 fa parte di una serie di diverse intese per la non proliferazione nucleare firmate da Washington e Mosca negli ultimi 7 anni che non tengono in considerazione il pericolo ambientale che comportano per la Russia.A molti gruppi ambientalisti, tra i quali quello norvegese/russo Bellona che si occupa dell'inquinamento nucleare dell'Artico, l'accordo non piace proprio, visto che prevede che il combustibile nucleare esaurito Usa debba essere portato in Russia per il ritrattamento «Un compito che la Russia non può sopportare».

Bellona fa notare che «Le agenzie di stampa hanno riportato che né Rybakov né Beyrle hanno negato che le importazioni siano una possibilità. Rybakov si è spinto fino ad affermare che la Russia ha una politica di non importazione di combustibile nucleare esaurito di origine straniera».

Ma Igor Kudrik, un esperto di industria nucleare russa di Bellona, lo smentisce: «L'accordo è che la legge russa consenta il leasing of fuel, cioè che il carburante di origine russa ritorni in Russia. Tuttavia, il governo russo opuò dare una deroga e permettere l'importazione di spent nuclear fuel di origine straniera, dopo aver valutato una concreta proposta. Quindi la risposta è si. La Russia può importare spent fuel di origine straniera. Nella sua forma attuale il progetto di legge russa sulla gestione del combustibile nucleare che e in itinere alla Duma, fa esplicita menzione di consentire le importazioni di combustibile nucleare esaurito straniero. Conflitti nella formulazione del disegno di legge hanno per il momento bloccato il suo progresso».

La verità è che fino ad ora la Russia non è stata in grado di importare combustibile di origine statunitense, semplicemente perché gli Usa non lo mollavano e sono proprio gli ex nemici di Mosca nella Guerra Fredda a controllare oltre l'80% del combustibile nucleare esaurito di tutto il mondo. «La Russia ha da tempo chiesto l'autorizzazione a importare questo combustibile - dice Bellona - che proiezioni ben pubblicizzate stimano che porterà all'industria nucleare russa uno score di circa 20 miliardi di dollari».

Ma gli ambientalisti sono soprattutto preoccupati per le nuove inquietanti minacce ambientali derivanti dal nuovo accordo: la creazione di una enorme uranium fuel bank e di un centro dio ritrattamento ad Angarsk, ma anche l'indicazione che i due Paesi lavoreranno per sviluppare insieme le tecnologie per nuovo reattore che sarebbe più adatto ad un "closed nuclear fuel cycle" e che in particolare potrebbe riguardare la realizzazione di un reattore fast neutron) autofertilizzante (i cosiddetti breeder reactors) che si alimenta con le proprie scorie e del a quale i cinesi hanno già detto di aver realizzato un prototipo che renderebbe le loro scorte di uranio praticamente eterne.

Gli scienziati di Bellona non credono molto a questo "miracolo": «La quantità di combustibile riprocessato che comporterebbe l'utilizzo dei reattori, la quantità di scorie che si verrebbero a creare a causa del ritrattamento e la tecnologia non testata che sta dietro questi progetti di reattori, rendono queste nozioni estremamente pericolose».

Secondo Kudrik «Nel complesso, l'accordo 123 promuove semplicemente la cooperazione tra le industrie nucleari americane e russe, una collaborazione che era stata già stabilita prima dell'entrata in vigore del 123. Grazie alla ricca sponsorizzazione di Putin nel 2009 di Rosatom, la corporation ha ricevuto 60 miliardi di rubli (1.9 miliardi di dollari) dal governo per iniziare a comprare da sola l'industria nucleare di tutto il mondo. Rosatom ha ulteriormente promosso con vigore l'idea di un "rinascimento nucleare" mondiale come un modo per soddisfare la crescente domanda di energia e per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. La company avrà presto propri rappresentanti presso le ambasciate russe per aiutarle a coltivare il suo mercato estero. Un primo risultato di questa aggressiva campagna di PR è che Rosatom attualmente possiede uranium mining pits negli Stati Uniti, che, il 20 dicembre, ha "minato" il suo primo "tone" di uranio». Inoltre, come ha detto il capo di Rosatom Sergei Kiriyenko, la Russia sta già fornendo circa il 40% del combustibile per le centrali nucleari Usa e l'anno scorso ha firmato contratti per 4,9 miliardi dollari per forniture di uranio.

«Tale stretta integrazione con gli Usa e il mondo dell'industria nucleare rende ancora più facile per Rosatom promuovere la sua idea di importare combustibile nucleare esaurito per lo stoccaggio e l'eventuale ritrattamento - spiega Kudrik - Per il back in home, Rosatom ha ancora una serie di problemi irrisolti che richiedono tempo ed enormi masse di denaro per risolverli. L'importazione di combustibile esaurito non potrà che aggravare il problema».

Le possibili ricadute ambientali per la Russia di una serie di programmi di riduzione della proliferazione nucleare diventano sempre più evidenti. Stanno facendo molto discutere le questioni sollevate dei recenti "rimpatri" di combustibile sovietico dalla Serbia e quello previsto dall'Ucraina (per via aerea) realizzati all'interno della Global threatt rediction initiative, firmata nel 2004 da Usa, Russia ed International atomic energy (Iaea), per rimpatriare highly enriched uranium (Heu) da reattori di ricerca di 17 Paesi. A dicembre la Germania prevedeva di rispedire in Russia decine di chilogrammi di Heu da un deposito di Ahaus, ma dopo le proteste degli ambientalisti ha rinunciato perché l'impianto russo di Mayak non è in grado di svolgere in sicurezza il proprio compito, con gravi rischi per l'ambiente.

A tranquillizzare non contribuiscono certo le dichiarazioni del presidente russo Medvedev sull'accordo 123 che Obama ha presentato come un grande risultato politico: «La cosa principale è di non politicizzarlo, ma trattarlo come business», ha detto a Kiriyenko, che lo ha tranquillizzato: «E' estremamente importante dal punto di vista economico e l'America è un mercato nucleare». Rosatom ha dichiarato a The Moscow Times che il nuovo accordo poterà ad una «Joint venture sul territorio Usa, utilizzando la tecnologia russa per l'arricchimento dell'uranio», ma non riguarda la tecnologia delle centrifughe. Kiriyenko in passato aveva proposto agli americani di produrre insieme mini-reattori nucleari per venderli ai Paesi in via di sviluppo ed ora dice ad Interfax che «Medvedev, che si aspetta che Rosatom ottenga ordinazioni per costruire 30 reattori in più all'estero, oltre ai contratti già firmati. La società si aspetta che nel 2011 gli ordinativi esteri crescano di almeno il 50%, fino a 30 miliardi di dollari».

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