[12/01/2011] News toscana

L’acqua è finita, è rimasto l’arsenico

LIVORNO. Si discute molto della presenza di arsenico nelle acque potabili. Lo si fa anche in Val di Cornia, e dovremmo comunque affrontare complessivamente il problema. Già volano insulti. E molta propaganda.

Ci fosse uno, solo uno, che si è posto il problema dal punto di vista ambientale. A riprova che l'ambiente può essere uno strumento di polemica, un richiamo elettorale, ma non una cosa seria.

Eppure, almeno in Val di Cornia, è successa una cosa devastante, nell'ultimo mezzo secolo: uno dei più grandi acquiferi della Toscana è stato prosciugato. Un acquifero da 40 milioni di metri cubi è stato ridotto si o no a 10 milioni.

Da un lato (quello mare) entra acqua salata, ovviamente, ma intanto i pozzi, anche quelli potabili, pescano nel fondo del barile.

Acque piovute forse migliaia di anni fa. Un patrimonio geologico che abbiamo esaurito in pochi decenni. E non era nostro.

Ora sono rimaste le ultime acque e tutti si domandano stupiti perché mai contengano troppo boro e troppo arsenico.

Non erano in buste di plastica, sottoterra, erano tra le ghiaie e le argille. Non facciamo il nesci.

C'è stato un momento in cui si è tentato di risanare l'offesa fatta alla natura ed ai nostri figli.

Alla fine degli anni '90 da un lato furono eseguiti dei lavori di ingegneria ambientale per aumentare il ravvenamento naturale delle falde, attraverso la pulitura dell'alveo cementato dagli scarichi (abusivi) derivanti dal lavaggio delle ghiaie.

Dall'altro lato fu avviato un progetto a basso costo per immettere nel circuito potabile le acque fluenti del Cornia, con il duplice obbiettivo di migliorare nettamente la qualità delle acque per uso umano e quello di fermare, almeno in inverno, i pozzi artesiani.

Le due opere, insieme, avrebbero portato ad una inversione di marcia e le falde idriche avrebbero iniziato una risalita e forse oggi avremmo ricostruito quel "patrimonio indisponibile"  che abbiamo sperperato. E sarebbero acque certamente potabili.

Invece quelle idee furono rapidamente cancellate dall'ATO, nessuno ha più difeso il Cornia dagli scarichi che ostruiscono il ravvenamento naturale e dall'altro lato le acque per uso potabile sono ancora interamente sottratte alle falde.

Poi ci si domanda perché la loro qualità peggiora. Se non arrivano acque fresche nelle falde, se pensiamo solo a sottrarre e non abbiamo nessuna idea ambientalmente sostenibile per l'approvvigionamento idrico, allora ci meritiamo questo ed anche di peggio.

Viene lanciata la grande idea di un dissalatore di acque di mare. Appunto. Un'altra idea pesante, energivora, provvisoria e costosissima, finora attuata (poco) solo in situazioni di siccità estrema.

Noi non siamo in una zona arida, siamo solo riusciti a sprecare un tesoro e non abbiamo nessuna voglia di darci la colpa ed iniziare a risanare. Non si può lasciare l'ambiente nelle mani degli ingegneri. Si configura il reato di abbandono ad incapace.

Fare dell'ambiente una priorità non può essere uno slogan elettorale, ma una prassi "normale" per chi dice di aver capito quale futuro dare al nostro Paese ed ai nostri figli.

Anche perché fare la pace con l'ambiente costa molto di meno, fa risparmiare energia, garantisce soluzioni a lungo tempo ed è perfino di sinistra. Ma pensa te!

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