[04/09/2009] News

Ecosistemi e global warming, l’inazione costerebbe molti miliardi di dollari

LIVORNO. Secondo l'ultimo aggiornamento del new climate issues emesso dal The economics of ecosystems and biodiversity (Teeb), in molte nazioni sono già a rischio servizi eco sistemici per un valore di molti miliardi di dollari, ad esempio nelle barriere coralline, ed i mezzi di sostentamento di mezzo miliardo di persone. «Investire nel restauro e molti trilioni di dollari nella manutenzione degli ecosistemi, in foreste e mangrovie, nelle zone umide e nei bacini fluviali, potrà avere un ruolo centrale nel contrastare il cambiamento climatico delle economie vulnerabili».

Il Teeb è un progetto lanciato dalla Germania e dalla Commissione europea in risposta a una proposta dei ministri dell'Ambiente del G8 +5 del 2007 a Potsdam, in Germania, che chiesero di sviluppare uno studio globale sull'economia della perdita di biodiversità. L'aggiornamento è stato presentato dal leader del Teeb Pavan Sukhdev, insieme al  ministro dell'Ambiente tedesco Sigmar Gabriel, al direttore generale per l'ambiente della Commissione europea, Karl Falkenberg, e al direttore esecutivo dell'Unep Achim Steiner e sottolinea che «la diversità biologica del pianeta e le "infrastrutture ecologiche"  sono sempre più messe a rischio dagli effetti dell'aumento dei gas serra. Eppure, i sistemi naturali rappresentano uno dei più grandi alleati non sfruttati contro la più grande sfida di questa generazione».

Secondo lo studio, una delle maggiori priorità del summit di Copenhagen di dicembre è quella di trovare un accordo sul finanziamento della salvaguardia delle foreste: «Si stima che 5 giga-tonnellate o il 15% delle emissioni di CO2 di tutto il mondo, il principale gas serra, vengono assorbite o sequestrate dalle foreste ogni anno, il che le rende il "motore della mitigazione" del mondo naturale. Questo potrebbe essere anche descritto come "green carbon". Investire in iniziative basate sugli ecosistemi, come il finanziamento della Reduced emissions from deforestation and forest degradation (Redd) potrebbe essere non solo un assist per combattere il cambiamento climatico, ma anche una chiave anti-povertà e per le misure di adattamento. Le foreste forniscono anche servizi quali acqua potabile, la stabilizzazione del suolo, nutrienti per l'agricoltura, l'eco-turismo e l'opportunità di cibo, carburanti e fibre, ognuno dei quali sarà fondamentale per rafforzare le comunità vulnerabili nei confronti del cambiamento climatico già in corso».

Il Teeb esorta i governi ad includere questi benefici in un "forest carbon finance package" che in futuro massimizzi il possibile accordo a Copenhagen: «Questo potrebbe aprire la strada ad una nuova Green Economy del XXI secolo dove la pianificazione naturale o basata sugli assetti naturali faccia parte integralmente dei piani economici e politici».

Secondo il rapporto gli Stati sarebbero già in grado di adottare misure che includano i servizi ecosistemici nei loro bilanci nazionali, per contabilizzare quel che c'è da gestire, per questo viene suggerito un miglioramento del 2003 handbook on Integrated Environmental and Economic dell'Onu con l'inclusione del forest carbon.

«Mentre, nella sfida del cambiamento climatico, il livello preciso di investimenti necessari per mantenere e migliorare lo stoccaggio del carbonio e dei servizi di adattamento degli ecosistemi non è noto, i risultati del Teeb indicano che investire nelle infrastrutture ecologiche della Terra ha il potenziale per offrire un eccellente tasso di rendimento - dice lo studio - Per esempio, da solo un investimento di 45 miliardi di dollari nelle aree protette potrebbe garantire i servizi di base naturali per un valore di circa 5 mila miliardi dollari l'anno».

Ma intanto ci sono da affrontare alcune emergenze drammatiche. La prima è quella delle barriere coralline che possono già subire danni irreversibili con l'attuale concentrazione di CO2 in atmosfera di 350 parti per milione (ppm) che è anche collegata all'acidificazione degli oceani. Accettare la richiesta di arrivare fino a 450 ppm, circa il 16% in più dei livelli attuali, condannerebbe probabilmente questo multi-ecosistema all'estinzione e l'umanità a perdite economiche notevolissime, mettendo a rischio intere economie.

Secondo Pavan Sukhdev, «la perdita delle barriere coralline del mondo pregiudicherebbe uno degli asset più produttivi della natura e quello che ha un ruolo chiave da svolgere nella difesa costiera contro un aumento previsto di mareggiate e altri eventi meteorologici estremi dovuti al riscaldamento globale. I servizi dell'ecosistema delle barriere coralline, che vanno dalla difesa costiera alle nurseries dei pesci, rappresentano un valore aggiunto fino a 170 miliardi dollari l'anno. Si stima che mezzo miliardo di persone vi dipendano per la loro sussistenza e più di un quarto di tutte le specie di pesci marini sono dipendenti dalle scogliere di corallo. Gli obiettivi di stabilizzazione del clima di molti governi potrebbero risultare sufficienti per la biodiversità di alcuni ecosistemi, però ora abbiamo il problema reale di combattere per la sopravvivenza dei reefs corallini in tutto il mondo, dove si trovano questi tesori naturali».

Secondo  Sukhdev, che è anche un dirigente di alto livello della Deutsche Bank e dirige la Green Economy iniziative dell'Unep, «Le conseguenze economiche sono importanti, ma lo sono anche quelli sociali e umanitarie. Sottolineo che il semplice costo-benefici da solo non riuscirà a comprendere la dimensione etica delle scelte di politica internazionale sul clima, oggi e nei prossimi anni e decenni, soprattutto per quanto riguarda un ecosistema in fase di climatic tipping point»

Dal canto suo il ministro dell'ambiente tedesco Gabriel ha spiegato che «La vulnerabilità umana agli effetti nocivi del cambiamento climatico globale è notevolmente aumentato a causa della perdita di biodiversità. Teeb dimostra che la protezione e il ripristino delle infrastrutture ecologiche è un mezzo con un costo efficace per mitigare il cambiamento climatico globale ed i suoi effetti. Per me , il ripristino ecologico è uno strumento fondamentale per affrontare il cambiamento climatico globale, migliorare la portata e il funzionamento dei pozzi "di carbonio, nonché la riduzione delle emissioni di gas serra. Ciò di cui abbiamo bisogno ora è una svolta a Copenaghen. Dobbiamo riconoscere che il potenziamento della resilienza degli ecosistemi e mantenimento della biodiversità del pianeta sono parti fondamentali dell'agenda per la mitigazione e l'adattamento».

Per Falkenberg  «Questi risultati Teeb dimostrano che il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità devono essere affrontati insieme. Essi forniscono ulteriore sostegno all'obiettivo dell'Ue di raggiungere un accordo concreto e ambizioso a Copenhagen, che comprende sia la riduzione delle emissioni mondiali di gas serra che la creazione di meccanismi a livello mondiale per fermare la deforestazione tropicale. Molto semplicemente, noi non riusciremo a fermare la perdita di biodiversità, se non si mitiga il cambiamento climatico. E non saremo in grado di mitigare e adattarsi ai cambiamenti climatici, se non proteggeremo i nostri preziosi ecosistemi e la biodiversità».

Secondo il direttore dell'Unep Achim Steiner «Emerge chiaramente che gli investimenti nelle infrastrutture dell'ecosistema del pianeta sono in grado di fornire due vantaggi:  I guadagni della Green Economy ed il contenimento e la riduzione delle emissioni, mentre si aiutano le comunità vulnerabili ad adattarsi. Attualmente i governi stanno prendendo in considerazione  investimenti per diversi miliardi di dollari per la carbon capture and storage nelle centrali elettriche. Forse è giunto il momento di sottoporre ad una completa analisi i costi-benefici per vedere se a questa opzione tecnologica corrisponde alla capacità della natura di cattura e stoccaggio del carbonio, un sistema naturale che è stato perfezionato nel corso di milioni di anni e con i molteplici vantaggi aggiuntivi, come la fornitura di acqua fino all'inversione del tasso di perdita della biodiversità».

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