[29/12/2010] News

Wikileaks: nuove rivelazioni sull'uranio "facile" dell'Africa. Coinvolti europei, cinesi, sudcoreani e sudafricani

LIVORNO. I cablogrammi delle ambasciate Usa resi noti da Wikileaks evidenziano il preoccupante sviluppo delle miniere di uranio in Africa: standard di sicurezza inesistenti nelle miniere e nei disastrati e obsoleti centri di ricerca nucleare, corruzione alle frontiere che permette alle multinazionali di sfruttare le miniere e contrabbandare materiale radioattivo attraverso i continenti.

Wikileaks rivela che i diplomatici Usa sono molto preoccupati per quel che accade nella Repubblica democratica del Congo (Rdc), e in Paesi come Tanzania, Niger, Burundi, dove le norme di sicurezza sono (quando va bene) scarse. Gli americani parlano di un coinvolgimento diretto nell'estrazione illegale e nel contrabbando di uranio dell''Africa di europei, cinesi, indiani e di società della Corea del Sud. Rivelazioni inquietanti, visto che la maggior parte dei reattori nucleari europei utilizzano uranio importato da Paesi africani.

Dopo il documento riservato dell'8 settembre 2006, nel quale l'ambasciata Usa nella Rdc rivelava la preoccupante situazione constatata da alcuni diplomatici americani nel Kinshasa nuclear research centre (Cren-K) che ospita due reattori (Triga I entrato in funzione nel 1959 e dismesso negli anni '70 e Triga II del 1972 e dismesso nel 1992) e 138 barre di combustibile nucleare, almeno 15 kg di uranio arricchito e non arricchito, e circa 23 kg di scorie nucleari e dove sono avvenuti furti di materiale radioattivo, emergono nuovi particolari, riportati anche dall'agenzia Ips.

L'ambasciatore americano Roger A. Meece nel 2006 raccontava al suo governo che le misura e di sicurezza del Cren-K non r erano solo "povere; ma inesistenti, l'impianto è facilmente accessibile notte e giorno, «Gli studenti dell'Università di Kinshasa spesso a piedi attraverso la recinzione per tagliare attraverso il Cren-K, e gli agricoltori di sussistenza coltivano la manioca nell'impianto, accanto al palazzo di stoccaggio dei rifiuti nucleari». Nel marzo 2006, un contractor dell'International atomic energy agency (Iaea), aveva rilevato con un contatore Geiger elevati livelli di radioattività in questi campi di manioca».

Nessuno controlla l'ingresso ai reattori congolesi e l'ambasciatore Meece scriveva che «La fuel rod storage room, nella quale sono stoccate 9 barre di combustibile esausto, non era chiusa a chiave, e le barre di combustibile non sono stoccate in un contenitore separato chiuso».

Poi c'è il caso della Malta Forest Company, la compagnia belga che opera in Congo dal 1915, che secondo un cablogramma dell'ambasciata Usa del 2007, estrae ed esporta illegalmente uranio dalla Rdc "mischiandolo a rame e cobalto, eludendo i test sulle radiazioni «Utilizzando un sistema prestabilito di funzionari corrotti». Nei traffici di uranio che è arrivato nel 2005 a due compagnie finlandesi sono coinvolte anche l'Opolo Chemicals, che ha un impianto di lavorazione dei metalli in Namibia, e la Konkola Chemicals, tutte e due con sede a Johannesburg, in Sudafrica, che vengono definite dagli americani «aziende che corrompono i funzionari di frontiera per evitare di pagare le tasse». Le aziende finlandesi che hanno partecipato direttamente al traffico di uranio sono: Cmsk (rame/cobalto concentrati - 57.705.275 kg); Gtl (white alloy 8.03.434 kg) Bazano (concentrato di rame - 582.336 kg) C (rame/ cobalto concentrati - 2.895 kg).

Secondo Meece, che continua a lavorare nella Rdc come capo della missione Onu, la situazione è particolarmente grave nel sud della Rdc: «Si può dire che tutta la provincia del Katanga sia un po' radioattiva». Il problema è che il Katanga è 518.000 km2, oltre 200 mila in più dell'Italia, e che ha una popolazione di 4 milioni di persone, senza contare i clandestini ed i profughi dell'infinita guerra per le risorse delle Rdc. Un'ispezione effettuata dagli americani nel maggio 2007 nella miniera Luiswishi, a circa 20 km a nord ovest del capoluogo del Katanga Lubumbashi, ha prelevato 100 kg di campioni di roccia dove una commissione scientifica di Kinshasa trovato «Livelli pericolosamente alti di radiazione esistente nella miniera di Luiswishi, e che il gestore della miniera ... ha soppresso questi fatti per continuare le operazioni minerarie». L'operatore minerario è la Mining Company of South Katanga (Cmsk), il cui vero proprietario è l'ormai famigerata Malta Forest Company.

Wikileaks pubblica anche nuove rivelazioni sulle accuse dell'ambasciata Usa a società cinesi e sudcoreane che sfruttano miniere nella Repubblica democratica del Congo: «Queste miniere sono gestiti da "cercatori artigianali", un eufemismo per i lavoratori locali che estraggono uranio ed altro materiale radioattivo senza godere di alcuna tutela della salute». Nel traffico clandestino di uranio sono coinvolti direttamente anche politici congolesi.

Altri cablogrammi rivelano casi di contrabbando di uranio e di altri materiali radioattivi in Tanzania, Burundi, Niger, Portogallo e Georgia.

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