[22/12/2010] News

La bolla del gas? Secondo Cedigaz si sta già sgonfiando

LIVORNO. La "bolla " del gas della quale parlano insistentemente in questi giorni diversi autorevoli giornali italiani, collegandola anche all'abbondanza di gas negli Usa, ottenuta grazie alla controversa (e contestata dagli ambientalisti e dalle comunità locali) tecnica del "fracking", potrebbe essere una specie di momentanea illusione ottica del mercato. Almeno a leggere quanto scrive La Tribune, un giornale di un Paese che di gas se ne intende: quell'Algeria che ce ne fornisce molto ed altro ancora ce ne fornirà attraverso il "Galsi". «L'industria gasiera su scala mondiale sembra riprendersi - spiega La Tribune - stimolata dalla ripresa economica mondiale e da un clima più rigoroso, tornerà a crescere nel 2010».

Gli algerini si basano su un rapporto di Cedigaz, un'associazione internazionale con base a Parigi, fondata nel 1961 della multinazionali internazionali dell'Institut Français du Pétrole, con 140 membri (compagnie petrolifero-gasiere, banche, organizzazioni nazionali ed internazionali, engineering company ed equipment suppliers)  di 40 Paesi. Cedigaz prevede la sparizione a medio termine della "bolla" del gas ed in un comunicato ha annunciato che «La produzione mondiale di gas dovrebbe crescere del 4% nel 2010, contro il 2,8% dell'anno scorso». Per l'associazione il 2009 è stato l'anno nero del gas, con un calo della produzione  record de 2,8%, a causa della crisi economica e del rallentamento dell'attività industriale. Invece nel 2010 l'industria del gas ha approfittato della ripresa dell'attività economica ed industriale (soprattutto nei Paesi emergenti ed in via di sviluppo) e delle temperature più fredde in alcune aree del pianeta, con prezzi del gas competitivi nei Paesi sviluppati. La ripresina del  2010 alla fine ha portato la produzione di gas a circa l'1% in più di quella del 2008.

Cedigaz è convinta che abbastanza presto la bolla della sovra-produzione del  gas si sgonfierà: «Lo scarto tra la domanda e l'offerta disponibile globale si avvicinerà fortemente nei prossimi anni», ma sono probabili delle tensioni a partire dal 2013, perché se è vero che ci sono nuovi giacimenti disponibili, soprattutto negli scisti, «Questi svolgono un ruolo importante negli Stati Uniti», dove la produzione del gas da "fraking" degli scisti rappresenta circa il 14% della produzione nazionale. Anche se Australia, Cina, India, Russia ed Indonesia «Offrono potenzialità importanti di sviluppo di questo tipo di risorse - dice Cedigaz - questo non dovrebbe avere un impatto notevole sulla produzione mondiale prima del 2017 - 2020».

L'associazione gasiera ammette però che a breve lo scenario mondiale del gas resta depresso e non incita all'ottimismo. E La Tribune sottolinea che «Se le proiezioni a lungo termine in rapporto all'espansione dell'industria gasiera nel mondo sono rassicuranti, resta il fatto che, in alcuni casi, ci sono delle politiche inopportune che frenano questo settore. E' l'opinione di numerosi Paesi gasieri. E hanno ragione, perché ci sono società petrolifere e gasiere, tra le quali Sonatrach (la compagnia statale algerina, ndr), che trovano difficoltà a penetrare dei mercati europei, ad approvvigionare direttamente gli utilizzatori finali. Sonatrach ha creato proprie società di commercializzazione del gas in alcuni Paesi dell'Europa, ma non è riuscita a farle in altri, a causa proprio di ostacoli e di barriere all'investimento. Sono ostacoli che possono essere tolti? L'Algeria e l'Unione europea negoziano da qualche anno la conclusione di un accordo cosiddetto "strategico" sull'energia ed i 27 potrebbero lavorare insieme. L'Algeria non è la sola a trovare delle difficoltà ad investire in Europa. Il gigante rosso, Gazprom, è nella stessa situazione di Sonatrach».

Gli algerini si lamentano anche per le tasse impreviste imposte subito dopo l'avvio dei progetti gasieri: «E' evidente che queste politiche favoriscono alcune forme di energia ed industrie a detrimento di altre. E' una visione ristretta e a corto raggio».

Le esportazioni di gas algerino sono di 62 miliardi di m3 all'anno e nei prossimi tre anni dovrebbero arrivare ad 85 miliardi di m3, ma l'Algeria chiede ai Paesi consumatori di gas e petrolio un quadro reciproco di lealtà, trasparenza e non-discriminazione: «Solo un dialogo approfondito, franco e costruttivo tra i Paesi produttori e consumatori di gas può condurre ad una regolamentazione dei problemi - scrive La Tribune - L'idea fondamentale è quella di adattare le politiche energetiche agli obiettivi di espansione dell'industria gasiera nel mondo. Le sfide alle quali fa fronte l'industrie mondiale del gas sono quelle di assicurare il finanziamento dei progetti gasieri e di gestire dei progetti attraverso un prezzo di vendita remunerativo a lungo termine».

La competizione con le rinnovabili (ma anche con il nucleare) e la polemica con gli incentivi per promuoverle è evidente e non risparmia colpi bassi, come si è visto ai Climate change talks dell'Unfccc. Secondo gli algerini «Non esiste alcuna alternativa percorribile per rimpiazzare le energie fossili in un futuro prossimo. La domanda europea di gas è enorme e non dovrebbe, di conseguenza, suscitare timori da parte dei più importanti Paesi fornitori. Essendo immenso il potenziale della richiesta di gas dell'Europa, ci saranno dei mercati per tutti. Questo vale anche per il gasdotto trans-sahariano (Tsgp) che si estenderà su 4.500 km dalla Nigeria all'Europa, attraversando l'Algeria. Anche se la domanda di gas dell'Europa diminuisse, questo non rimetterà in causa l'importanza del Tgps, che sarà operativo nel 2015».

Il gasdotto trans-saharino è però nel mirino dell'Ue, che non sembra molto interessata. La Tribune si dice sorpresa ed è convinta che l'avvenire di questa enorme condotta dipenda «Dalla capacità delle compagnie nigeriana Nnpc ed algerina Sonatrach di ottenere dei contratti  di forniture di gas a lungo termine».

Forse la bolla del gas si sta sgonfiando, ma quella della guerra dell'energia (e delle energie) sembra pronta a scoppiare davvero.

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