[21/12/2010] News

"FutMon", la Forestale fa il chek-up alle foreste italiane, che non sono in salute

ROMA. Il Corpo forestale dello Stato ha presentato oggi al Consiglio nazionale delle ricerche i principali risultati del progetto Life+ "FutMon" (Further Development and Implementation of an EU-level Forest Monitoring System - Ulteriore Sviluppo ed Applicazione di un Sistema di Monitoraggio delle Foreste a livello di Unione Europea), co-finanziato dalla Commissione europea per un totale di 35 milioni di euro per il biennio 2009-2010, che punta a realizzare una rete di monitoraggio a lungo termine sullo stato di salute delle foreste europee.

"FutMon" è coordinato dal Johann Heinrich von Thunen Institut di Amburgo, vi partecipano 24 Paesi Ue e 38 partner. L'Italia ha affidato le attività del progetto a Corpo forestale dello Stato, Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (Cra) e Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), con un budget totale di circa 3,5 milioni di euro. L'obiettivo fondamentale del progetto "FutMon" è «La ristrutturazione, l'armonizzazione e il potenziamento delle Reti europee di monitoraggio delle foreste per migliorarne la rappresentatività e l'efficacia, attraverso la loro integrazione ed ottimizzazione».

I ricercatori e gli esperti analizzano la condizione della vegetazione, delle chiome, il contenuto chimico delle foglie e dei suoli, le variazioni dell'accrescimento degli alberi, le deposizioni atmosferiche, il clima e il microclima, l'ozono e la biodiversità. Un vero e proprio chek-up che consente di conoscere lo stato di salute degli ecosistemi forestali dell'Ue.

Come stanno i boschi italiani dopo questo chek-up lo spiega l'ispettorato generale Cfs: «I cambiamenti climatici e l'inquinamento atmosferico continuano a minacciare le nostre foreste che mostrano preoccupanti segnali di allarme. Circa il 35% degli ecosistemi forestali sono colpiti da agenti biotici (riconducibili a parassiti come funghi, insetti e batteri) e da agenti abiotici (tra cui i principali riconducibili alle alterazioni climatiche). Proprio per questo gli alberi hanno subito una defogliazione superiore al 30% del totale delle piante e una decolorazione di quasi il 10%».

Il Cfs sottolinea che «Per la prima volta in Italia ed in Europa l'attività di monitoraggio delle foreste è stata realizzata grazie ad una nuova rete che ha unificato le principali reti nazionali ed internazionali esistenti (in particolare le reti Icp-Foreste e le reti degli Inventari Forestali Nazionali), fornendo così dati armonizzati e più precisi. Se è vero che lo stato di salute delle nostre foreste è preoccupante, è necessario evidenziare anche che negli ultimi due anni la situazione è rimasta stabile e non ha visto ulteriori fenomeni di peggioramento. In particolare le conifere mostrano una situazione sostanzialmente migliore delle latifoglie, tra le quali le più danneggiate risultano le querce caducifoglie (la roverella in particolare) e i castagni».

Al dibattito su FutMon al Cnr hanno partecipato i maggiori esperti del settore di Cfs, Cnr e del Cra, è stata anche l'occasione per discutere sul futuro degli ecosistemi forestali ed è emerso che tra i principali fattori di degrado degli ecosistemi forestali ci sono gli ossidi di azoto prodotti dalla combustione dei motori a scoppio e dall'attività industriale, «Che ricadono al suolo con le precipitazioni, modificando sostanzialmente le caratteristiche del terreno. Inoltre va sottolineato il ruolo nocivo dell'ozono atmosferico che soprattutto in presenza di pulviscolo atmosferico, nelle calde giornate d'estate, provoca notevoli danni alle strutture vegetali. Le concentrazioni di ozono, infatti, superano il livello critico in tutti i siti di monitoraggio, diminuendo la vitalità delle specie forestali più sensibili, tra cui la principale è il faggio».

Secondo il Cfs proprio il monitoraggio a lungo termine «Rappresenta uno strumento fondamentale per lo studio dello stato di salute degli ecosistemi forestali europei nel tempo, soprattutto in relazione alle strategie di adattamento adottate in risposta ai cambiamenti climatici in corso. Proprio per questo nel 2008, a livello europeo, «E' emersa la necessità di rivedere le reti di monitoraggio esistenti nei vari Stati, al fine di pianificarne l'integrazione e un più razionale utilizzo delle informazioni».

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