[21/12/2010] News

Un premio per l'ecologia: la scoperta di una giovane ricercatrice friulana sulla copertina di Nature

NAPOLI. L'intervista concessa all'inglese Nature, considerata la più prestigiosa rivista scientifica del mondo, pubblicata la settimana scorsa è solo l'ultimo riconoscimento. Il più importante c'è stato in agosto, quando l'Istituto internazionale di ecologia di Oldendorf, in Germania, le ha conferito  l'International recognition of professional excellence, il Riconoscimento internazionale di eccellenza professionale, attribuito ogni anno a giovani ricercatori (al di sotto dei 40 anni) che hanno realizzato uno "scientific breakthrough", una scoperta scientifica di importanza paradigmatica.

La premiata lavora presso il laboratorio di biologia marina della Scripps institution of oceanography (UCSD) di La Jolla, in California. Ed è italiana: si chiama Francesca Malfatti. È nata e si laureata a Trieste.
Questa serie di notizie si offre a una serie di considerazioni, almeno quattro delle quali appaiono molto significative. In primo luogo ci fornisce una plastica dimostrazione di quanto la scienza d'eccellenza non abbia virtualmente confini. È definita da una comunità cha ha per patria il mondo, da un sistema integrato di comunicazione e da un'unica griglia valoriale. Francesca si è formata in Italia, lavora in California, è premiata in Germania e trova un megafono planetario in Gran Bretagna. Questa comunità si fonda sul merito e si apre tendenzialmente ai meritevoli, a prescindere da sesso, nazionalità, credo religioso, condizioni economiche di partenza. È il volto buono (e più antico) della globalizzazione.

La seconda considerazione è la conferma della straordinaria capacità dei giovani ricercatori italiani (di sesso maschile, ma sempre più di sesso femminile) di trovare lavori e riconoscimenti all'estero. Il che da un lato conferma l'esistenza di un flusso asimmetrico di cervelli: dove l'asimmetria nell'era della globalizzazione totale della scienza non è dovuta al fatto che gli italiani vanno all'estero, ma al fatto che pochi - pochissimi - dall'estero vengono in Italia.

Dall'altro lato sfata un luogo comune, proposto - ahimè - spesso da illustri opinionisti su autorevoli tribune: secondo cui l'università italiana è un covo di fannulloni che sottrae risorse al paese. Nonostante tutto l'università italiana - o, almeno, parti dell'università italiana - forma in gran numero giovani di straordinario valore.

La terza considerazione è che questo vale anche per le scienze biologiche e per le scienze ecologiche. Francesca Malfatti si è formata in biologia marina a Trieste. Ma ha avuto modo di esprimere il suo valore a La Jolla, in California. Perché? In primo luogo perché in America si è inserita in un gruppo di ricerca di assoluto valore, quello di Farooq Azam (ancora una volta un nome e un cognome ci parlano di globalizzazione della scienza).

Ma anche perché la Scripps Institution of Oceanography ha trovato i 250.000 dollari necessari (donati dalla Gordon and Betty Moore Foundation di Palo Alto) per acquistare e mettere a disposizione del gruppo un microscopio a forza atomica. Col nuovo strumento sono state possibili nuove ricerche.

Veniamo, dunque, al merito del lavoro di Francesca Malfatti. Lei a La Jolla ha studiato il fenomeno delle mucillagine in Adriatico. Ma è stata premiata per una ricerca davvero innovativa. Che riguarda il rapporto tra cianobatteri e batteri eterotrofi negli oceani. I cianobatteri sono "produttori primari" di energia. Trasformano direttamente l'energia solare in energia biochimica e, trattenuta quella necessaria alla propria vita, mettono il resto a disposizione della biosfera.

I batteri eterotrofi sono, invece, che utilizzano l'energia biochimica dei cianobatteri. Fino a qualche tempo fa gli ecologi e lo stesso Azam pensavano che i due tipi di organismi unicellulari vivessero una vita indipendente e complementare: che i batteri eterotrofi fossero antagonisti o parassiti dei cianobatteri.

Francesca Malfatti con il suo microscopio a forza atomica ha scoperto che queste relazioni sono molto più complesse. Gli eterotrofi non sono solo antagonisti o parassiti dei cianobatteri. Ma spesso vivono in associazione con loro, talvolta in una vera e propria simbiosi.

La novità ha un'enorme importanza sul piano dell'ecologia teorica. Sia perché mostra come le relazioni ecologiche - anche tra gli stessi organismi - possono essere le più varie; sia perché la simbiosi è considerata uno dei passaggi chiave nell'evoluzione della vita. La nascita degli organismi eucarioti (le grosse cellule provviste di nucleo di cui sono fatte le piante e gli animali) è da molti considerato un prodotto della simbiosi.

Ma la scoperta cui Francesca Malfatti ha dato un contributo decisivo è importante anche per le sue implicazioni sul clima. Il rapporto simbiotico tra i due tipi di microrganismi, infatti, potrebbe essere decisivo nel controllo dell'energia tra oceani e atmosfera.

 

Torna all'archivio