[02/09/2009] News

L'Italietta pseudocolonialista di Scajola al safari africano

LIVORNO. «Parte dal Sudafrica e dal Mozambico la nuova politica italiana per l'Africa, volta a coinvolgere l'intero continente. Dopo i successi conseguiti nella fascia mediterranea, il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola ha infatti concluso la sua missione nell'Africa Australe ottenendo formali impegni a sviluppare concrete iniziative di partenariato con il Sudafrica e il Mozambico».

Esordisce così il trionfante comunicato del ministero di Scajola che racconta le sue gesta alla conquista del continente nero, per il quale «il dicastero da me presieduto ha approntato un ‘Piano Africa' - parole del minsitro - per dare nuovo impulso ai rapporti economici e commerciali e stimolare gli operatori italiani ad investire in quest' area. Nella missione abbiamo avuto incontri ad alto livello, in particolare in Sudafrica e Mozambico, con esponenti dei governi e delle imprese. Incontri finalizzati alla crescita dell'interscambio con una maggiore attenzione nei confronti delle imprese italiane, soprattutto piccole e medie. Vogliamo aiutare l'Africa a crescere per crescere assieme».

Il proseguio del comunicato rasenta in più parti il ridicolo per le sue frasi d'altri tempi: «grande interesse per l'ampliamento dei già solidi rapporti commerciali tra Italia e Sudafrica», «L'Italia, grande esportatrice soprattutto nei settori della meccanica e dell'alta tecnologia, aspira a divenire un partner privilegiato del Sudafrica, soprattutto nel turismo, lavori pubblici, trasporti ed energia, anche alla luce degli investimenti per i campionati mondiali di calcio del 2010», «il nostro sistema di piccole e medie imprese, vero motore propulsivo del tessuto produttivo italiano, affinché possano collaborare attraverso scambi di esperienze e attività di formazione», «calorosa l'accoglienza riservata alla delegazione italiana pure in Mozambico», «consolidata amicizia che intercorre tra i due Paesi, risalente agli accordi di pace di Roma del '92», «Forte l'attenzione delle nostre imprese verso questo mercato», «definiti i settori strategici sui quali fondare un vero e proprio partenariato industriale tra i due Paesi: grandi opere (come il Ponte sullo Zambesi appena inaugurato e realizzato grazie all'apporto determinante delle imprese italiane)», «un'estensione sudafricana della mitica Mille Miglia: un'opportunità rilevante di conoscenza del gusto, del genio, della tecnologia e delle capacità imprenditoriali italiane».

In realtà il ruolo dell'Italia resta marginale, come dimostrano le cronache di questi giorni dei giornali sudafricani, che neppure calcolano la visita del nostro ministro nonostante il comunicato ufficiale italiano, che sembra scritto per essere letto nei cinegiornali dell'istituto Luce di ottant'anni fa.

Questo perché il nostro passato è fatto di un colonialismo becero che ha lasciato bruttissimi ricordi nei Paesi forse più disgraziati dell'Africa: Somalia, Etiopia ed Eritrea. Mentre il nostro presente è ancora peggiore visto che ci permettiamo di respingere i profughi politici che scappano dalle dittature e dalle guerre di quei Paesi che abbiamo abbandonato praticamente al loro destino. Intanto però siamo l'unico Paese occidentale che si esibisce alla corte di un'altro dittatore, Gheddafi, che dopo la nostra dipartita, con un facile colpo di Stato, si è trovato seduto su un enorme lago di gas e petrolio che ci vende grazie ad un accordo subalterno che è basato sul riconoscimento dei nostri delitti in cambio di un nuovo delitto: quello della prigionia fino alla schiavitù alla quale sono destinati i profughi che spesso vengono proprio dalle altre nostre ex colonie.

Troppo poco e troppo contraddittorio per ritagliare un ruolo vero all'Italia in Africa, il nostro colonialismo straccione del fascismo non ha niente a che vedere con il tragico imperialismo di Francia ed Gran Bretagna, con la guerra fredda che divise l'Africa tra filosovietici e filo-americani, con le lotte di liberazione da un altro colonialismo dei poveri come quello portoghese e spagnolo.

Non a caso Scajola in Mozambico e Sudafrica ha potuto ancora usufruire degli strascichi del concreto appoggio alla lotta indipendentista del Mozambico e contro il regime razzista bianco di Pretoria che però, visto l'origine ideologicaa del Frelimo e dell'African National Congesress, si basava soprattutto sulla solidarietà internazionalista del Partito comunista italiano.

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