[16/12/2010] News

Cittą, province e regioni italiane: pił autonomia per agire contro il cambiamento climatico

FIRENZE. Dopo il vertice internazionale di Cancun, gli enti locali italiani subito a lavoro per delineare le strategie da attuare nei prossimi mesi. L'occasione per fare il punto è stata offerta dalla tavola rotonda di approfondimento tenuta nella sede del Cnel (Consorzio nazionale economia e lavoro) a Roma, dal titolo "Dopo la Cop 16 di Cancun: dialogo tra Autorità locali e Governo nazionale su cambiamenti climatici ed energie rinnovabili". L'evento è stato organizzato nell'ambito di LG-Action (www.lg-action.eu), progetto che ha l'obiettivo di creare un network europeo di enti locali impegnati sui temi dei cambiamenti climatici e dell'energia.  «A Cancun per la prima volta gli enti locali sono stati riconosciuti come attori contro il cambiamento climatico ed ora in Italia è venuto il momento che il Governo sblocchi i vincoli del Patto di stabilità per consentire a comuni, province e regioni di investire in energie rinnovabili e quindi tagliare i costi- ha dichiarato Emanuele Burgin, presidente del Coordinamento Agende 21 Locali italiane- È praticamente impossibile allo stato attuale con i vincoli di bilancio imposti assecondare la volontà e la capacità di qualsiasi amministrazione di realizzare interventi finalizzati all'efficienza energetica e quindi alla riduzione dei costi pubblici».

Il Patto di stabilità in effetti blocca tanti interventi immediatamente finanziabili in settori strategici come ad esempio la difesa del suolo e anche nelle energie rinnovabili. In questo caso il circolo è vizioso: gli enti locali non investono in rinnovabili per non aumentare l'indebitamento e di conseguenza non riescono ad abbattere i costi delle bollette delle proprie strutture. «Si potrebbero liberare miliardi di euro se si allentassero in modo mirato gli obblighi del Patto di stabilità che impedisce agli enti locali di investire le risorse che già oggi hanno in cassa. Grazie ad un'azione propulsiva delle amministrazioni si potrebbero generare nuovi introiti nel mercato della green economy che in Italia rispetto al resto del mondo stenta ancora a decollare. Per far questo però serve una scelta strategica nuova che porti il nostro paese su posizioni più ambiziose in linea con i maggiori paesi della UE già orientati ad un taglio delle emissioni del 30%» ha concluso Burgin.

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