[14/12/2010] News

La nuova dottrina di sicurezza nucleare della Russia mentre diminuiscono petrolio e gas

LIVORNO. Il presidente russo Dmitri Medvedev ieri ha ordinato al governo (quindi a Vladimir Putin) di elaborare una strategia di sicurezza energetica ed un piano d'azione supplementare, dicendo che «Il lavoro è cruciale per la sicurezza energetica nazionale». Intervenendo al Consiglio di sicurezza della Russia Medvedev ha detto: «Abbiamo bisogno di un'insieme di misure che garantiranno un ordine di base ed una modernizzazione del settore russo dell'energia e del combustibile (nucleari)», poi ha raccomandato con forza «Lo sviluppo di una dottrina di sicurezza energetica globale, così  come fatto con il piano generale per le installazioni elettriche, petrolifere e gasiere già approvato».

Una critica nemmeno velata al complesso energetico russo sul quale si basa il potere dell'oligarchia putiniana di cui Medvedev è parte integrante, una critica che assume maggiore rilievo per un'altra "rivelazione" fatta dal presidente russo: «Le riserve petrolifere e gasiere in Russia non hanno smesso di calare, ma sono ancora sufficienti». I dati emersi dalla riunione moscovita e riportati da Ria Novosti evidenziano che «Più della metà delle riserve di greggio della Russia sono state utilizzate».  Le riserve di petrolio russe sarebbero scese di più del 50% e le raffinerie del Paese sono utilizzate all'80%.   Medvedev ha però evidenziato che «Il settore energetico russo rappresenta circa il 12% del mercato mondiale del petrolio e del carbone ed un quarto del mercato del gas. La Russia è il quarto produttore mondiale di elettricità». Il settore energetico fornisce circa un terzo del Prodotto interno lordo del Paese ed è in mano al potere politico che ci ha fondato spora e finanziato il suo Stato-mercato-oligarchico.

Probabilmente anche per questo, Medvedev ha sottolineato che la Russia è più interessata ad un costo stabile e prevedibile che ad un monopolio dell'energia a costi elevati dell'energia ed ha chiesto di «Modernizzare il settore energetico nazionale per evitare i grandi incidenti tecnici, simili a quello avvenuto alla centrale idroelettrica di Saiano-Chuchenskaia nell'agosto 2009, e a ridurre l'inquinamento dell'ambiente». Il segretario del Consiglio di sicurezza russo, Nikolai Patrushev, ha assicurato che la "dottrina" sulla sicurezza energetica sarà disponibile nel 2011.

I dati del Consiglio di sicurezza smentiscono quelli che il premier russo Vladimir Putin ha detto solo lo scorso 14 settembre Nijni-Novgorod durante una riunione del suo partito, Russia Unita. «La Russia non è minacciata a medio termine da un indebolimento delle riserve di idrocarburi - assicurò Putin - Le voci riguardanti la diminuzione delle riserve di idrocarburi nel corso dei 15 o 20 anni a venire sono molto esagerate. Nuove risorse compaiono permanentemente». L'esempio da seguire sarebbe quello dell'estrazione di gas dagli scisti negli Usa: «Compaiono nuove tecnologie di estrazione di gas e per l'utilizzo del carbone e del petrolio. Sono sempre più economiche ed ecologiche. Questo non vuol dire che non dobbiamo sviluppare l'energia solare o altre fonti di energia alternative. E' necessario e lo faremo». Passò solo qualche giorno e Putin disse che l'unica alternative al petrolio era il nucleare e che le energie rinnovabili non risolvevano nulla...

Bisogna stare infatti molto attenti ad analizzare quel che si dice in Russia intorno all'energia, visto che se il possesso dell'energia è potere, in Russia questo vale all'ennesima potenza.

Mente Medvedev lamentava l'indebolimento delle riserve di gas e petrolio russe e incitava a difendere l'ambiente e la sicurezza dei sui cittadini, solo qualche ora prima,  il 12 dicembre, la Russia ha annunciato di aver condotto negoziati con due gigantesche multinazionali, la Exxon e la Bp colpevoli dei due più grandi disastri petroliferi della storia degli Stati Uniti. Il vice-primo ministro Igor Setchin ha spiegato che le trattative prevedono la partecipazione di Exxon e Bp ai progetti russi di produzione di idrocarburi sulla piattaforma continentale, cioè anche nella maggior parte del'Artico che la Russia rivendica fino al Polo Nord. 

«Il gruppo pubblico Rosneft, il primo produttore russo di petrolio e la Chevron (Usa) hanno recentemente firmato dei documenti riguardanti la loro cooperazione sulla piattaforma continentale del Mar Nero - ha detto Setchin - Conduciamo negoziati con altre compagnie petro-gasiere, tra le altre anche con Exxon e Bp. Le società Statoil (Norvegia) e Total (Francia) partecipano allo sfruttamento del giacimento di Stockman, uno dei più grandi campi gasieri del mondo situato al centro del settore russo della piattaforma continentale del Mar di Barents, nell'Artico».

Le multinazionali occidentali si comportano ancora una volta come entità politiche a parte, ignorando le perplessità e le contrarietà dei Paesi in cui hanno sede per l'espansionismo russo nel Mar Glaciale Artico. Attualmente i russi dicono che i diritti di sfruttamento dei giacimenti sulla piattaforma continentale che rivendicano come Zona di influenza economica esclusiva ed addirittura come territorio nazionale «Appartengono alle società pubbliche russe Gazprom e Rosneft, così come alle loro filiali».

Il ministro delle risorse naturali della Russia, appellandosi praticamente a sé stesso ed al suo governo, ha chiesto più volte di liberalizzare l'accesso degli investitori russi e stranieri alla piattaforma continentale e a maggio Setchin aveva annunciato che «La lista delle compagnie che hanno il diritto di produrre idrocarburi sulla piattaforma continentale sarà ampliata».

Da quel che si capisce, un bel pezzo di modernizzazione dell'indebolito e vetusto apparato energetico russo spetterà alle multinazionali in un accordo di ferro con l'oligarchia putiniana, magari all'interno della "dottrina" Medvedev e del nucleare come problematico punto di scambio e di forza.

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