[13/12/2010] News

Modifiche al "piano casa" delle Marche: forti critiche da ambientalisti e Coldiretti

LIVORNO. La Federazione Nazionale Pro Natura Marche e Italia Nostra Marche attaccano sulla proposta di legge regionale che arriverà consiglio regionale il 14 dicembre e che vuole rivedere la legge regionale 22/2009, meglio conosciuta come "piano casa," a solo un anno dalla sua approvazione. Secondo le due associazioni ambientaliste la situazione peggiorerebbe: «Infatti questa proposta di legge, se approvata, comporterà un ulteriore degrado delle città e una ulteriore distruzione del paesaggio agrario marchigiano prevedendo, anche in zona agricola, un ampliamento del 20% dei volumi che, in caso di demolizione integrale e ricostruzione degli edifici già esistenti, può arrivare al 40% prevedendo forme architettoniche anche diverse da quelle preesistenti. Tutto ciò con minor vincoli rispetto alla normativa vigente».

Secondo Italia Nostra e Pro Natura quella proposta dalla giunta regionale di centro-sinistra è una «grossolana operazione» che è stata «Perfezionata dalla maggioranza dei consiglieri della quarta Commissione regionale». Il nuovo testo prevederebbe, a differenza di quello vigente, l' eliminazione del divieto di ampliamento, demolizione, ricostruzione.

Le associazioni sono convinte che con lenuove norme proposte «Nei centri storici, ove sarà possibile rendere abitabili i sottotetti, riducendo l'altezza abitabile e possibile la apertura di finestre, abbaini, lucernai; nelle aree di tutela integrale definiti dal Piano Paesistico Ambientale o dalle disposizioni dei piani regolatori comunali ad esso adeguati, negli immobili ricadenti nelle aree di protezione dei parchi e riserve naturali. Tra le motivazioni alla base degli ampliamenti viene eliminato, per gli edifici non residenziali, quella che fa riferimento alle esigenze produttive mentre viene eliminato, per tutti gli edifici, l'obbligo di raggiungere il valore 2 del parametro definito "Itaca Marche semplificato", che indica il miglioramento prestazionale, prevalentemente di natura energetica, degli edifici dopo interventi con tecniche e materiali innovativi».

Gli ambientalisti si chiedono. «Cosa rimane come motivazione per questa pessima ulteriore deregolazione dell'edilizia? Gli interessi della speculazione edilizia che si farà beffa dell'aumento dei contenziosi tra cittadini e dell'ulteriore distruzione del territorio». Per questo si appellano ai consiglieri regionali perché modifichino le previsioni di questa proposta di legge, «Dimostrando di tutelare l'interesse di tutti i cittadini ad avere un ordinato assetto urbanistico delle città e del territorio».

Coldiretti e Legambiente Marche in un comunicato congiunto sul piano casa dicono che «Ha il gusto di un brusco arretramento e desta meraviglia e preoccupazione. Una modifica alla LR 22/2009 caratterizzata da deroghe e da un'inversione di marcia sulle normative che tutelano e si fanno garanti del rispetto del paesaggio e della qualità energetica e ambientale degli edifici. Un notevole passo indietro della Regione che blocca un processo di innovazione e riqualificazione degli abitati invece già avviato in provvedimenti regionali e stimolato dall'Unione Europea, che dovrebbe trovare nel piano casa il suo naturale alleato. Un dietrofront energetico che impedirebbe al comparto edile di misurarsi con nuove sfide e nuovi materiali per rendere più forte e competitiva tutta la comunità marchigiana e rispondere alle opportunità della green economy».

Luigino Quarchioni, presidente di Legambiente Marche, spiega che «La qualità dell'edilizia incrementa ricerca, innovazione e sviluppo tecnologico, e riguarda imprenditori, aziende, cittadini e istituzioni nell'ottica di migliorare l'impatto energetico e ambientale degli edifici. In questo momento particolarmente delicato, la Regione deve avere coraggio e segnare ancor di più il passo in avanti, piuttosto che fare marcia indietro, sulla strada dell'efficienza energetica. Un cammino di innovazione e sviluppo che va accompagnato e sostenuto nella convinzione che questo, oltre a migliorare la qualità del nostro territorio, è anche una delle leve che realmente stimola più di altre la sana green economy nella nostra Regione per creare nuovi, duraturi e sostenibili posti di lavoro. In questo momento in cui una certa imprenditoria chiede di abbassare il livello di efficienza energetica, preoccupata dai costi dell'innovazione, la politica deve invece alzare il tiro e aiutare il mondo delle imprese ad affrontare il cambiamento energetico che il mondo più avanzato sta già praticando».
Giannalberto Luzi, presidente di Coldiretti Marche sottolinea che le preoccupazioni riguardano anche le possibilità di ampliare in aree agricole. «Più che nuove case in campagna servono più imprese, poiché il progetto per una filiera agricola tutta italiana che stiamo portando avanti implica anche una modernizzazione e una differenziazione dei servizi al cittadino consumatore che punta a rendere le aziende agricole sempre più efficienti e in grado di guidare lo sviluppo economico del territorio, oltre che di assicurarne la tutela dal punto di vista ambientale grazie alla loro stessa presenza. Riteniamo quindi che gli ampliamenti abitativi non siano la priorità principale del settore quanto quelle finalizzate al moderno sviluppo delle attività agricole. Ma è importante anche evitare marce indietro sui temi dell'efficienza energetica, sui quali molte nostre imprese hanno costruito percorsi virtuosi e innovativi. Basti pensare che l'Oscar 2010 dell'agriturismo è andato propria a una struttura di questa regione, il Colle Regnano di Tolentino, alimentata al cento per cento da energia pulita».

Per Coldiretti e Legambiente Marche, «Se questi sono i parametri con cui la Regione intende rivedere e ammodernare la legge urbanistica, esprimiamo con forza la nostra preoccupazione per l'esito della nuova normativa regionale. Chiediamo quindi alle istituzioni di mettere al centro della discussione il territorio e il paesaggio marchigiano di qualità con lo sviluppo delle rinnovabili, dell'efficienza energetica e le reali esigenze del settore agricolo come elementi di garanzia per un Regione in grado di competere».

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