[13/12/2010] News

La Bolivia ricorrerą alla Corte internazionale di giustizia contro il Patto di Cancun

LIVORNO. La Bolivia è l'unico Paese ad essersi opposto all'accordo trovato dalla Cop 16 Unfccc di Cancun. La presidente della Cop 16, il ministro degli esteri del Messico, Patricia Espinosa che è stata accolta con una vera e propria ovazione dai delegati per essere riuscita ad imporre dopo 20 ore di negoziato finale un accordo all'ultimo minuto, non ha lasciato spazio al tentativo della delegazione boliviana di porre una specie di veto: «Il testo sul tavolo concretizza i lavori di numerose delegazioni, suscitando la speranza di giungere ai passi avanti sperati per le nostre società. Prendo nota della vostra  opinione, ma non ci sono altre obiezioni, questo testo è approvato. La conclusione di questo consenso non autorizza in alcun caso un Paese ad opporre il suo diritto di veto al proseguimento di un processo sul quale altri Paesi hanno lavorato per anni. Non posso ignorare l'opinione  condivisa da altri 193 Stati».

L'ambasciatore della Bolivia all'Onu, Pablo Solón, ha ribattuto dalla radio di Stato: «Presenteremo una richiesta davanti alla Corte internazionale di giustizia e soprattutto saranno i popoli e la scienza coloro che giudicheranno l'impatto che avrà questo documento su un riscaldamento maggiore del pianeta. La Bolivia è l'unico Paese che ha mantenuto ferma l'intenzione di "raffreddare" il pianeta alla Cop16, nel criticare "el exitismo" di governi come il Messico, che permette l'approvazione arbitraria di questo accordo che registra solo lo "sforzo comune" per facilitare un patto globale nella lotta contro il cambiamento climatico da realizzarsi nel 2011 a Durban, Sudafrica. La Bolivia non è disposta ad assumersi questa responsabilità, ma al contrario è responsabile degli impegni della Conferencia Mundial de los Pueblos sobre el Cambio Climático y la Defensa de la Tierra, che si è tenuta a Tiquipaya nell'aprile scorso. La nostra delegazione ha chiesto di proseguire il cammino del Protocollo di Kyoto con il fine di promuovere delle riduzioni sostanziali della temperatura e delle emissioni di gas inquinanti e garantire che l'incremento della temperatura non venga subito. L'accordo del Pacto de Cancún è il via libera ad un incremento della temperatura del pianeta fino ai 4 gradi centigradi e più».

La Bolivia non sembra preoccupata del suo totale isolamento rispetto all'Accordo trovato a Cancun: «Stiamo ricevendo espressioni di solidarietà da diverse organizzazioni di tutto il mondo per l'atteggiamento valoroso e conseguente che ha tenuto la delegazione della Bolivia a Cancún».

Secondo la delegazione boliviana: «Il testo approvato alla Conferenza sul cambiamento climatico di Cancún è una vittoria vuota e falsa che è stata imposta senza consenso e il suo costo sarà pagato in vite umane. La storia giudicherà severamente. Le nazioni più ricche non offrono niente di nuovo in riduzione di emissioni o di finanziamenti, hanno cercato di invertire la marcia degli accordi esistenti e di includere tutte le scappatoie per diminuire i loro obblighi di attuarli. Mentre le nazioni in via di sviluppo si confrontano con le peggiori conseguenze del cambiamento climatico hanno ridotto le loro ambizioni, ci  hanno offerto in cambio il "realismo" di gesti vuoti. Le proposte da parte di Paesi potenti come gli Stati Uniti sono state trattate come sacrosante, mentre quelle delle nazioni in via di sviluppo come la Bolivia sono usa e getta. Gli accordi sono sempre a spese delle vittime, invece che dei colpevoli del cambiamento climatico. Quando la Bolivia ha detto che non era d'accordo con il testo nei colloqui dell'ultima ora, l'obiezione è stata respinta. Un accordo nei quali solo i potenti ottengono la vittoria non è un negoziato, è un'imposizione».

La Bolivia dice che a Cancun ha fatto, a partire dal summit di Cochabamba,  proposte giuste che affrontano le cause profonde della crisi climatica: «Nell'anno trascorso dopo Copenhagen, queste proposte sono state integrate nel testo dei negoziati delle Parti, ma il testo di Cancún esclude sistematicamente queste voci. Non si può convincere la Bolivia ad abbandonare i suoi principi o quelli dei popoli che rappresentiamo. Continueremo a lottare insieme alle comunità colpite di tutto il mondo fino a raggiungere la giustizia climatica. La Bolivia ha partecipato a questi negoziati in buona fede e con la speranza di raggiungere un efficace accordo climatico. Era disposta a cedere su molte cose, salvo la vita dei nostri popoli. Sfortunatamente è quello che le nazioni più ricche si aspettano che facciamo. I Paesi possono tentare di isolare la posizione della Bolivia, però il Paese è andato a Cancún  in rappresentanza dei popoli e movimenti sociali che chiedono un'azione reale ed efficace per proteggere il futuro dell'umanità e la Madre Tierra. La storia sarà il giudice di quel che è successo a Cancún».

Dopo l'esito di Cancun Il presidente boliviano Evo Morales (nella foto mentre interviene alla Cop16) ha parlato davanti a migliaia di persone a Sacabamba, nel distretto di Cochabamba, dicendo che l'accordo «Non difende la vita della natura né dell'umanità. La Bolivia proseguirà nella lotta per la Madre Tierra. La Bolivia non ha sottoscritto quel documento perché pensa che porterà il pianeta e l'uomo verso l'estinzione. La Bolivia si è opposta ad unirsi a quel documento perché non significa altro che ripetere gli errori della Conferenza climatica realizzata a Copenhagen, in Danimarca, nella quale le nazioni sviluppate si rifiutarono di cambiare le loro politiche irrazionali di industrializzazione che provocano l'inquinamento ambientale e la distruzione del mondo. Sebbene a Cancún, come a Copenhagen, hanno cercato di emarginarci e di non tener conto delle nostre proposte in difesa della vita, proseguiremo da soli nella lotta insieme al popolo della Bolivia. Si è realizzata un'accettazione della posizione della Bolivia da parte dei movimenti sociali del mondo.  La Bolivia con i movimenti sociali ed i popoli del mondo andrà avanti  e promuoverà nuove riunioni per raggiungere un consenso mondiale ed adottare politiche che permettano di vivere in armonia con la Madre Tierra. Il mondo non può proseguire con programmi irrazionali di industrializzazione che sono l'unica cosa che provoca la distruzione del pianeta e dell'umanità».

Morales ha davvero una visione alternativa del mondo e dell'economia che deve essere risuonata come aliena nelle stanze della Cop 16: «Gli esseri umani non possono vivere senza la Madre Tierra, però il pianeta può esistere senza l'essere umano. Per questo i diritti della Terra sono ancora più importanti degli stessi i diritti umani. Il mondo deve capire che un riscaldamento eccessivo del pianeta lo porterà all'estinzione e quindi dell'umanità. La  temperatura dell'essere umano è di 37 gradi, se sale a 40 gradi si presenta la febbre, se sale di più si producono convulsioni, il pianeta terra è uguale, se la temperatura sale eccessivamente provoca danni alla vita del pianeta e dell'umanità. La Bolivia ha proposto accordi per stabilizzare la temperatura del pianeta  ad un grado centigrado come massimo, mentre le grandi potenze dicono che deve salire almeno di due gradi.  Curiosamente nella riunione di sabato hanno approvato a Cancún un documento che stabilisce l'aumento della temperatura a quattro gradi centigradi. Attualmente la temperatura mondiale e salita in media di 0,8 gradi centigradi. Per questo sentiamo caldo, c'è la siccità, si producono incendi forestali e spariscono elementi di base per la vita come l'acqua, che producono la siccità e questo problema impedisce la produzione di cibo».

Morales dal suo osservatorio andino ed indios è però consapevole che «Quando si presentano questi principi e preoccupazioni al mondo, si sorprendono. Per esempio, servizi di base come l'acqua, non possono essere  un business  privato ma un diritto umano, come la Bolivia ha fatto in modo che l'Onu dichiarasse. Anche se le potenze non vogliono riconoscerlo, alcuni mezzi di comunicazione internazionali cominciano a valutare le proposte della Bolivia: un giornalista della Bbc di Londra ha commentato che "La Bolivia sarà un piccolo Paese, però è anche una potenza, per la sua difesa della vita e dell'umanità"».

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