[07/12/2010] News toscana

Gli alberi di Natale parlano toscano

FIRENZE. Si avvicina il Natale e l'ispettorato generale del Corpo forestale dello Stato da preziosi consigli su come acquistare e trattare gli abeti bianchi e rossi che entreranno nelle nostre case, raccomandando di «Acquistare gli alberi presso i vivai, per poter essere sicuri di utilizzare piante provenienti da una regolare attività agricola di tipo vivaistico: solo così potremo essere certi che nulla verrà tolto alla natura. Le piante coltivate sono contrassegnate da un tagliandino di riconoscimento che indica, oltre alla denominazione del vivaio, il luogo di origine, la specie di appartenenza e l'età. Gli abeti presenti sul mercato natalizio derivano per circa il 90% da coltivazioni vivaistiche che occupano stagionalmente oltre mille aziende agricole specializzate, mentre il restante 10% proviene dalla normale pratica forestale, che prevede interventi colturali di "sfolli", diradamenti o potature indispensabili per lo sviluppo e la sopravvivenza dei boschi. Nel caso dei "cimali", cioè gli abeti senza radici sostenuti dalla classica croce di legno, bisogna verificare, qualora non provengano da produzioni vivaistiche ad hoc, che siano il frutto di diradamenti forestali autorizzati».

La discussione se per l'ambiente siano migliori gli alberi di Natale naturali o quelli artificiali dura da anni, ma la Forestale evidenzia un altro fatto fortemente legato alle gestione del territorio e delle foreste: «In Italia la coltivazione dell'albero di Natale è concentrata prevalentemente in Toscana (nelle province di Arezzo e Pistoia) e in Veneto. Solo in Toscana circa 800 ettari sono destinati a questa coltivazione, soprattutto nelle zone montane e collinari dove si utilizzano terreni marginali, incolti e pascoli altrimenti destinati all'abbandono e al conseguente degrado idrogeologico.  Nonostante ciò, ogni anno, per ragioni economiche, l'Italia importa una notevole quantità di abeti dal nord e dall'est dell'Europa. Nel caso dell'utilizzo della pianta per il rimboschimento, è fondamentale controllare la specie di appartenenza, affinché non ci sia mescolanza genetica tra le specie autoctone e quelle provenienti dall'estero».

Se il tagliandino di certificazione garantisce la provenienza toscana o italiana e salvaguarda i nostri boschi, il Cfs spiega che «La sopravvivenza delle piante acquistate presso i vivai è affidata alle nostre cure. Infatti, gli alberi durante le feste vengono appesantiti dagli addobbi natalizi e sottoposti allo stress di temperature elevate, terricci inadatti e aria troppo secca dovuta ai riscaldamenti domestici. E' consigliabile, in questo caso, evitare addobbi pesanti per non spezzare i rami e non usare sostanze decorative che intacchino la superficie delle foglie, come la neve artificiale e gli spray coloranti. Inoltre, durante il periodo di permanenza in casa, le radici della pianta devono essere mantenute costantemente umide. Nel caso degli alberi senza radici, è importante riporli in recipienti pieni di acqua tiepida, ad una temperatura di circa 30 gradi, che ne agevolerà l'assorbimento. E' necessario, infine, sistemare le piante in un luogo luminoso, fresco, lontano da qualsiasi fonte di calore e al riparo da correnti d'aria».

Passate le feste di Natale, gli alberi con le radici possono essere messi all'esterno, sui balconi, oppure essere ripiantati nei giardini, «Ricordando - dice la Forestale - che si tratta di piante che possono crescere fino a 15-20 metri e che le loro possibilità di sopravvivenza sono legate, oltre che alle condizioni vegetative della pianta, anche a quelle climatiche che devono essere appropriate alla specie. Gli abeti, ad esempio, hanno bisogno di una determinata altitudine (almeno oltre i 1000 metri) e di zone fitoclimatiche particolari: piantarli nel giardino di casa o sul terrazzo potrebbe provocare un'inutile sofferenza a queste piante già stressate dal caldo, dagli addobbi e dalla mancanza di luce. In particolare l'abete rosso, che è la specie maggiormente usata come albero di Natale, deve essere utilizzato in modo corretto, quindi non per il rimboschimento, ma come pianta da giardino. E', infatti, un albero spontaneo che cresce solo sull'arco alpino e in alcune "isole" dell'Appennino tosco-emiliano e piantarlo fuori da queste zone significherebbe creare problemi di inquinamento genetico».

Se non c'è la possibilità di piantare l'albero, la Forestale suggerisce di portarlo ai centri di raccolta indicati dai vivaisti o dai Comuni che provvederanno al recupero della pianta: «Dagli alberi ormai inutilizzabili viene ricavato il legno, mentre le piante in migliori condizioni vegetative vengono trasportate e trapiantate in luoghi idonei al loro attecchimento».

Ma per l'albero di Natale ci sono anche delle alternative al solito abete. Il Cfs consiglia altre piante sempreverdi che si adattano più facilmente clima cittadino o a quello di pianura e che possono resistere maggiormente allo stress del caldo, degli addobbi e della mancanza di luce. Gli esperti del monitoraggio del patrimonio forestale italiano del Corpo forestale dello Stato sottolineano che «Scegliere un albero di Natale che sia reinseribile nell'ambiente è un pensiero ecologicamente corretto, ma l'abete rosso, che è il più utilizzato a Natale, è adatto soltanto alle zone montane, dalla Liguria al Friuli, ed è per questo che sarebbe meglio scegliere altri tipi di piante. Ad esempio per le zone litoranee sarebbero più indicati il corbezzolo, il viburno, il leccio e l'alloro, mentre in Sardegna e nel litorale laziale anche la sughera. Inoltre andrebbero prese in considerazione altre specie legate all'agricoltura come l'olivo o le piante di limone, arancio e mandarino». 

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