[07/12/2010] News

Una cartolina ad Obama per salvare l’Arctic Refuge dal petrolio

LIVORNO. Gli Usa festeggiano il cinquantesimo anniversario dell'istituzione dell'Arctic National Wildlife Refuge e più di 45.000 americani lo hanno fatto inviando al presidente Barack Obama una cartolina elettronica per chiedergli di «Proteggere questo raro e prezioso luogo selvaggio nominandolo National Monument».

Salvaguardare l'Arctic Refuge è una priorità della campagna Resilient Habitats di Sierra Club, la più grande associazione ambientalista Usa, dedicata ad aiutare le aree selvagge ad adattarsi e a sopravvivere al global warming. 

Dan Ritzman, responsabile per la campagna Artico di Sierra Club, spiega: «Per decenni, abbiamo dovuto respingere i tentativi da parte dell'industria petrolifera e del gas di trivellare l'Arctic Refuge. Ora, questi sforzi stanno montando di nuovo. Designando l'Arctic Refuge a monumento nazionale, il presidente Obama può dare al Rifugio la protezione che merita. Il presidente Obama ha ora la rara ed importante opportunità di proteggere caribù, orsi, uccelli e altri animali selvatici dalle trivellazioni. Proteggendo il Rifugio, il presidente Obama può lanciare un segnale che non siamo disposti a sacrificare i tesori americani in modo naturale e non dividerli solo tra un pugno di dirigenti petroliferi perché possano aumentare i loro profitti. E può assicurare che questa eredità selvaggia vada ai nostri figli ed ai nostri nipoti».

Sierra Club continuerà per tutto dicembre la sua campagna "I Heart the Arctic" per festeggiare l'anniversario e chiedere l'istituzione del National Monument. Oltre a raggiungere i milioni di attivisti ambientali, la campagna prevede feste di "compleanno" in tutti gli Stati Usa, un nuovo sito web, spot online, una manifestazione con i membri del Congresso a Washington e un video con i cuccioli della fauna selvatica artica.

L'Arctic Refuge si estende tra il Brooks Range e le coste del mare di Beaufort, nel remoto nord-est dell'Alaska. La stretta pianura costiera del National Wildlife Refuge è il cuore biologico di questa natura selvaggia, un mosaico di acque costiere, tundra, torrenti, zone umide, stagni e laghi profondi che ne fanno uno splendido luogo per la fauna selvatica, dove nidificano quasi i 200 specie di uccelli nidificano, dove pascolano caribù e buoi muschiati e cacciano il ghiottone e il grizzly. Nelle sue fredde acque artiche nuotano beluga e balene grigie e della Groenlandia. Queste immense distese di terre ed acque ancora selvagge sono minacciate dalle trivellazioni petrolifera, una minaccia in più per la fauna dell'Artico che è già particolarmente vulnerabile ai cambiamenti climatici, visto che a causa del global warming le temperature medie nell'area stanno aumentando con una velocità doppia rispetto alla media planetaria, con effetti devastanti non solo sui ghiacci marini. Ma anche sul permafrost. La tundra e le foreste.

Gli ambientalisti Usa sottolineano che «Queste creature hanno vagato nel Far North per secoli, ma ora questo habitat critico è minacciato. L'Arctic wilderness americano è sotto assedio da parte di forze locali e globali che vogliono trasformarlo con attività antropiche: lo sviluppo di petrolio e gas è stato fortemente promosso nella pianura costiera del Rifugio. Insieme all'impatto del riscaldamento globale, questo potrebbe devastare un immenso paesaggio e la magnificente vita selvatica che da esso dipende».

Per questo Sierra Club chiede ad Obama di tenere fuori l'industria petrolifera da quello che chiama il «Serengeti americano» e di mantenerlo integro e selvaggio.

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