[30/11/2010] News

Da Nagoya a Cancun: ecosistemi e comunità resilienti ai cambiamenti climatici per un futuro sostenibile

LIVORNO. La Convention on biological diversity (cbd) è presente alla Cop16 dell' United Nations framework convention on climate change (Unfccc) di Cancun con il suo "Rio Conventions' Ecosystems and Climate Change Pavilion", che mette in evidenza che ci saranno benefici dalla lotta al cambiamento climatico, compresi mitigazione ed adattamento, solo se verrà realizzata una strategia integrata che affronti insieme la perdita di biodiversità e il degrado del territorio, aumentando la resilienza e riducendo la vulnerabilità degli ecosistemi ai cambiamenti climatici e migliorando così i mezzi di sussistenza, la  sicurezza alimentare, dell'acqua e la salute delle persone. Secondo la Cbd «Lo sviluppo sostenibile in un mondo di fronte ai cambiamenti climatici può essere realizzato solo attraverso un'azione coordinata per salvaguardare la biodiversità e gestire la terra in modo sostenibile».

Per il segretario esecutivo della Cbd, Ahmed Djoghlaf, «Il messaggio è chiaro. Non possiamo ridurre la perdita di biodiversità, senza affrontare il cambiamento climatico, ma è altrettanto impossibile affrontare efficacemente i cambiamenti climatici senza conservare, ripristinare e utilizzare in maniera sostenibile i servizi degli ecosistemi».

La segretaria esecutiva dell'Unfcc, Christiana Figueres, è d'accordo: «Quello che deve cambiare qui è il nostro pensiero su queste Convenzioni e su come applicarle. Le convenzioni non sono altro che i tre pilastri della sostenibilità globale» Parole condivise da Luc Gnacadja, segretario esecutivo della United Nations convention to combat desertification (Unccd): «In effetti, un approccio collaborativo sarebbe essenziale ed urgente e darebbe benefici globali e locali per tutti, per consentire alle popolazioni vulnerabili di adattarsi e di sviluppare capacità di resilienza agli gli effetti negativi del cambiamento climatico e per la sicurezza umana e globale in tutto il mondo».

Durante le due settimane della conferenza di Cancun il "Rio Conventions' Ecosystems and Climate Change Pavilion" permetterà ai negoziatori e agli altri decision makers, agli scienziati ed agli esperti di discutere i legami tra biodiversità forestale e l'adattamento e la mitigazione, del ruolo degli oceani, dei popoli indigeni e delle comunità, dell'acqua, del ruolo delle aree protette, di cambiamento climatico e perdita di biodiversità, di desertificazione e degrado del territorio e dei finanziamenti. La Cbd organizzerà anche eventi collaterali in altre località messicane, ripetendo l'esperienza fatta con l'Ecosystems and climate change pavilion alla Cop10 della Convenzione sulla diversità biologica, a Nagoya, in Giappone, dal 18 al 29 ottobre, dove più di 2.500 persone hanno partecipato e discusso i vantaggi reciproci derivanti dall'attuazione integrata a livello nazionale delle Convenzioni su desertificazione, biodiversità e cambiamento climatico. A Nagoya è emerso con grande evidenza che la tutela e il ripristino di  ecosistemi resilienti nelle terre aride è il mezzo più valido per costo-efficacia per limitare la dimensione e le conseguenze negative del cambiamento climatico sia per la biodiversità che per le persone e i mezzi di sussistenza.

Alla gestione del padiglione partecipano il segretariato della Convenzione di Rio, la Cbd, l'Unfccc, Unccd e 8 Paesi: Giappone, Messico, Norvegia, Olanda, Spagna, Gran Bretagna, Corea del sud, Papua Nuova Giunea, Grenada, il governo delle Fiandre, la Commissione europea, diverse Ong e organizzazioni intergovernative. E' presente anche l'International union for conservation of nature (Iucn) e il suo direttore per l'ambiente e lo sviluppo, Stewart Maginnis, ha detto che « Solo un accordo equo, largo e vincolante permetterà di mettere in campo l'impegno internazionale  indispensabile per gestire la crisi climatica. A Cancun, gli Stati dovranno cercare di ristabilire la fiducia nel processo dell'Unfccc, il che ci avvicinerà all'accordo finale».

Per la coordinatrice dell'Iucn per i cambiamenti climatici, Ninni Ikkala, «In particolare, i Paesi in via di sviluppo vulnerabili, sono già di fronte agli effetti dei cambiamenti climatici. Bisogna definire un quadro per l'adattamento a livello mondiale, per apportare una sostegno internazionale ad azioni di adattamento del territorio, che sono necessarie ed urgenti, soprattutto al fine di gestire meglio le risorse naturali e di assicurare che le popolazioni locali ne beneficino. Dei piani di finanziamento accelerate a lungo termine ristabiliranno la fiducia nei processi. Dei mezzi finanziari nuovi e complementari sono necessari per l'adattamento agli effetti del cambiamento climatico e per la riduzione delle emissioni di gas serra.

Una delle più ascoltate consigliere sui cambiamenti climatici dell'Iucn, Claire Parker, ha sottolineati che «Bisogna uscire dalla paralisi del dopo Copenhagen. I Paesi in via di sviluppo devono beneficiare di un finanziamento complementare a quello dell'aiuto ufficiale allo sviluppo, per potersi adattare agli impatti già all'opera e ridurre le loro emissioni. Gli Stati devono anche concludere l'accordo sul Redd+ (Reducing emissions from deforestation and forest degradation, ndr) ed accordarsi per farne un elemento centrale del nuovo regima climatico».

Anche Carole Saint-Laurent, consigliera Iucn perr le politiche forestali, è convinta che «Ridurre le emissioni di gas serra conservando allo stesso tempo le risorse naturali delle foreste, dalle quali dipendono milioni di persone vulnerabili, è una soluzione in cui tutti guadagnano, sia le popolazioni umane che la natura. Fino ad oggi, è una delle evoluzioni più promettenti del negoziato. E' adesso il tempo per io governi di dare un nuovo impulso al fine che il Redd+  sia parte integrante del regime climatico futuro»

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