[25/11/2010] News toscana

Cispel fa il punto sugli investimenti per il settore idrico in Toscana: il piatto piange

FIRENZE. Piovono le procedure di infrazione e i richiami dalla Commissione europea riguardanti le acque (l'ultimo è di ieri alla Lombardia) e ora Bruxelles si è stancata di concedere deroghe al nostro Paese. Intanto in piena crisi mancano le risorse economiche da investire per le infrastrutture necessarie a migliorare l'approvvigionamento idrico e la depurazione.

Il punto sugli investimenti per il settore idrico in Toscana è stato fatto da Confservizi Cispel Toscana (l'associazione regionale delle aziende di servizio pubblico). «In Toscana il totale degli investimenti previsti dai Piani di ambito arrivano a 3,5 miliardi di euro, circa 40 euro l'anno ad abitante. Tali investimenti sono però sottostimati rispetto alle reali necessità del settore, infatti abbiamo calcolato che è necessario 1,5 miliardi di euro aggiuntivi per l'approvvigionamento e per la depurazione- ha dichiarato il presidente Alfredo De Girolamo. Chiediamo alla Regione Toscana un aiuto per attivare maggiori risorse, subito cantierabili, per incentivare grandi interventi di rilevanza regionale per l'approvvigionamento e per gli impianti di depurazione che servono per mettere a norma la nostra regione con le norme europee in materia di scarichi idrici, su cui vi saranno a partire dal 2016 pesanti sanzioni. Questi interventi devono anche essere sostenuti economicamente con finanziamenti pubblici perché non possono essere finanziati esclusivamente con la tariffa».

La spesa diventerebbe ovviamente non sostenibile per i cittadini ma il ricorso all'extratariffa pubblico secondo i gestori in questa fase è  improbabile, visti anche gli onerosi tagli che il Governo nazionale ha fatto alle Regioni con la Legge Finanziaria.

«La proposta che avanziamo è quella di omogeneizzare i tempi delle concessioni per permettere maggiori investimenti a parità di tariffa- dichiarano i presidenti delle aziende di gestione del servizio idrico integrato - Sostenere gli interventi previsti per la rete idrica significa dare vita ad attività immediatamente realizzabili in tempi rapidi da parte dei gestori del servizio idrico integrato in accordo con le Autorità di ambito (che da fine anno, forse non ci saranno più ndr) che coinvolgano una filiera produttiva prevalentemente locale e attivino un indotto con benefici sia in termini di risultato economico per le imprese che di occupazione per la regione. Significa migliorare la competitività del sistema toscano, riducendo le perdite in rete e migliorando la capacità di servire le aree oggi a rischio siccità, in particolar modo quelle a vocazione turistica e produttiva. La Toscana, infatti è una delle Regioni che ha pianificato minori investimenti rispetto alle altre Regioni. C'è bisogno di una svolta, un cambio di passo che sblocchi le opere, individui le risorse necessarie, metta i Gestori in grado di operare e di realizzare tutti gli interventi indispensabili per mettere in sicurezza i nostri territori dal punto di vista dell'approvvigionamento idrico per i prossimi decenni e per la depurazione in cui l'Italia sconta un pesante ritardo».

In sostanza si propone, ad esempio aggregando i gestori più omogenei (Acque S.p.A., Publiacqua S.p.A., Fiora S.p.A.), cioè quelli dove la componente privata della società di gestione è la stessa, di adeguare la concessione a  quella con la maggior durata il ché comporterebbe una "dote" di maggiori investimenti per poi "spalmarli" in tariffa in più anni senza incrementi.  In sostanza per risolvere le criticità del servizio idrico  i gestori chiedono un allungamento della durata di vita delle aziende nella forma gestionale attuale che può essere assicurata solo su volontà politica. E il momento appare complesso con una riforma (molto discussa) in corso, con un referendum richiesto da quasi un milione e mezzo di persone per andare verso modelli gestionali diversi, che dovrà essere svolto.

Su una cosa i gestori hanno ragione: non ci sono soldi ma perché come avviene per la difesa del suolo non si crede che l'insieme di infrastrutture mancanti  o la manutenzione in questo settore, possano rappresentare una grande opera, un volano anche per rilanciare economia ed occupazione. Detto questo sarebbe poi interessante capire se i soldi dati dai cittadini attraverso le tariffe siano stati ben utilizzati dai gestori attuali, e se (per quanto riguarda la Toscana) le componenti private delle società di gestione che dovevano fornire risorse e know how hanno fatto fino in fondo il loro dovere.  Forse quando ci sarà una vera authority indipendente ed autorevole nazionale e regionale qualche cosa di più sapremo.

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