[25/11/2010] News

Crociere nucleari con Hyperion

LIVORNO. Vi ricordate Hyperion, il primo mini-reattore nucleare Usa? Ora potrebbe essere utilizzato come motore per navi commerciali e addirittura da crociera. La  World Nuclear News (Wnn), l'agenzia stampa delle multinazionali nucleari, non sta più nella pelle: «Anche se lo shipping ha già un'efficienza energetica molto alta, su quest'industria è arrivata la pressione per ridurre le sue emissioni. C'è il potenziale per misure di mercato per ridurre le emissioni di anidride carbonica, dato che l'entrata in vigore di severi controlli dell'International maritime organisation, prevede nel 2020 una scadenza certa contro la quale l'industria può far pesare i benefici di una serie di miglioramenti tecnologici e del carburante. Ma senza sicure e chiare tecnologie per ridurre le emissioni utilizzando i combustibili diesel tradizionali  o il Gpl, l'energia nucleare sta emergendo come una soluzione pratica. Questa tendenza si sta sviluppando rapidamente negli ultimi anni e il recente annuncio di un importante progetto di ricerca congiunta sul tema è il più significativo fino ad oggi». Wnn si riferisce all'accordo tra  Marine and energy consultants Bmt Group ed Enterprises Shipping and Trading con Hyperion e Lloyd's Register per «Indagare sulle applicazioni marittime pratiche per i piccoli reattori modulari».

L'amministratore delegato di Lloyd's Register, Richard Sadler, profetizza che «Vedremo navi nucleari su specifiche rotte commerciali prima di quanto possiamo attualmente prevedere». Lloyd's Register ha addirittura riscritto i suoi "rules" per le navi nucleari, che riguardano l'integrazione con il resto della nave di un reattore nucleare certificato da un regolatore a terra. Esiste già una bozza sottoposta un paio di settimane fa al Lloyd's technical committee e questo secondo Wnn «Rappresenta un passo avanti verso un regime internazionale di regolamentazione per assicurare la sicurezza mondiale di potenziale settore nuclear shipping». Boom!, verrebbe da dire se si trattasse di una materia meno potenzialmente esplosiva

Ma World Nuclear News, scambiando come fa troppo spesso la lobby nucleare con gli accordi internazionali, fa dire a Vince Jenkins, anche lui del Lloyd's Register, che «i National maritime regulators hanno una piccola esperienza nucleare ed hanno bisogno del sostegno dei regulators terrestri. Poiché oggi non ci sono sul mercato internazionale navi mercantili ad energia nucleari, i nostri nuclear powered ship rules hanno proposto una quadro che può consentire a navi ad energia nucleare di operare. All'interno di questo quadro che abbiamo suggerito, abbiamo sviluppato un'area dove si ritiene che una ship classification society  può aggiungere valore e fiducia per la sicurezza delle navi a motore nucleare, con l'integrazione dell'impianto del reattore nella nave».

Tradotto in soldoni vuol dire che un Paese che ha detto no al nucleare perché lo ritiene pericoloso, potrebbe un giorno trovarsi con diversi reattori nucleari attraccati alle banchine dei suoi porti. Ma sono quisquilie che interessano poco i nuovi marinai atomici. Lloyd's informa che «Un nuovo programma di ricerca comune è destinato a produrre un concept tanker ship sulla base di concetti convenzionali e modulare. Particolare attenzione sarà dedicata alla analisi dei costi del ciclo di vita della nave così come al design della forma della carena ed al layout strutturale, inclusa la protezione da incagliamenti e collisioni». Insomma, con la scusa di ridurre le emissioni di gas serra, avremo petroliere spinte da motori nucleari.

Nemmeno Wnn può negare che fino ad ora quella delle navi nucleari è stata la storia di un fallimento commerciale: «L'energia nucleare negli anni '60 sembrava destinata ad un ruolo marittimo grazie a navi anticipatrici come la  Savannah e la  Otto Hahn, anche se alla fine la Savannah lavorato per 10 anni e la Otto Hahn è stata repowered con motori diesel solo dopo 9 anni. I giapponesi hanno  costruito la  Mutsu che ha operato dal 1970 fino al 1992, ma nessuna di queste navi è stato un successo commerciale».  

L'unica eccezione è la flotta (statale) di rompighiaccio della Russia che tiene aperte le rotte commerciali nel Mar Glaciale Artico. Sono solo 7 e solo uno è una nave da carico con a bordo un piccolo reattore dello stesso tipo di quelli che saranno montati sulla Lomonosov Akademik, la prima centrale nucleare galleggiante che la Russia piazzerà in Estremo Oriente. Gli altri circa 200 reattori nucleari che solcano i mari del mondo sono tutti a bordo di navi e sottomarini militari ed hanno tutti una tecnologia che non può essere facilmente trasferita su navi civili a causa della necessità di utilizzare low-enriched uranium (Leu).Solo gli Stati con armi nucleari possono permettersi di stati di utilizare high-enriched uranium per progetti di reattori più compatti con benefici per il peso e la controllabilità.

Secondo Wnn «Il vantaggio del reattore Hyperion è che utilizza Leu e misura circa 1,5 metri per 2,5 metri. Produrrebbe circa 70 MWt, abbastanza per i circa 25 MWe necessari per la propulsione. Il suo 'battery' design semplifica il rifornimento di carburante ad una operazione di swap-out ogni 8-10 anni, con la possibilità di managed lease arrangements simili a quelli dei motori per gli aerei». Ma c'è un problemino che non sfugge nemmeno ai propagandisti del nucleare: «L'inserimento di un qualsiasi reattore in una nave richiederebbe un'ampia schermatura dalle radiazioni e la considerazione della protezione dagli urti. Sarebbero necessari passi avanti nella formazione del personale ci sarebbe una forte necessità di personale che dovrà essere fornito dai produttori di reattori». Alla fine dell'articolo di Wnn l'entusiasmo iniziale cala molto: Come per l'energia nucleare a terra, il costo di capitale aggiuntivo del nucleare rispetto ai combustibili fossili è un ostacolo significativo, nonostante il fatto che il risparmio sul carburante e le tasse sulle emissioni potenziali renderebbe il nucleare economico nel lungo periodo. Uno dei modi più efficaci per una nave con motore diesel per risparmiare carburante ed emissioni è quello di viaggiare più lentamente e questi vincoli pratici potrebbero rendere le navi nucleari particolarmente interessanti per determinati carichi e percorsi».

Ecco come Wnn presenta le varie opzioni nucleari per la navigazione: «Una nave di lusso ha una curva di domanda di energia di una città, con  picchi durante i pasti la mattina e sera. Presumibilmente un sistema di energia nucleare di 100 MWe potrebbe fornire l'energia di base con l'aiuto di piccoli diesel per I picchi ed il back-up. I Bulk carrier  spostano carichi di grandi dimensioni come le materie prime sulle rotte point-to-point potrebbero viaggiare molto più velocemente  e a basse emissioni con l'energia di un reattore nucleare. La maggiore velocità dei viaggi mitigherebbe i costi supplementari del nucleare. Con il "Supertug" le navi convenzionali esistenti potrebbe collegarsi ad un rimorchiatore a propulsione nucleare per un emissions-free passage attraverso gli oceani».

Ma anche l'agenzia delle multinazionali nucleari alla fine deve ammettere che «Le navi a propulsione nucleare potrebbero essere oggetto di polemiche e questo sembra fare di una nave da crociera nucleare un progetto difficile a causa dell'accettazione dei passeggeri e del porto. Tuttavia un servizio cargo point-to-point avrebbe bisogno dell'accordo di soli due Stati e il Supertug potrebbe rimanere in acque internazionali. Un'altra idea è quella di creare un grosso vascello nucleare con una sezione a propulsione convenzionale staccabile quando carica le merci in porto».

Più che una svolta energetica e commerciale sembra che anche i suoi sostenitori stiano descrivendo un viaggio di appestati che ha inalberato la bandiera della febbre gialla.

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