[23/11/2010] News

Tonno: e non sai cosa mangi. Greenpeace testa il Dna delle scatolette

ROMA. Greenpeace ha reso noti  i risultati delle analisi genetiche condotte dal laboratorio indipendente spagnolo AZTI Tecnalia su 165 scatolette di tonno, provenienti dall'Italia e da altri 11 Paesi, europei e non. Le scatolette analizzate appartengono tutte a marche molto popolari sul mercato mondiale, tra le altre Nostromo, Mare Aperto Star, Riomare e Carrefour. A quasi un anno dal lancio della classifica "Rompiscatole", con il rapporto "A scatola chiusa" Greenpeace chiede che «L'industria del tonno in scatola e le grandi catene di distribuzione garantiscano finalmente piena trasparenza ai consumatori  e si impegnino a vendere solo tonno pescato in maniera sostenibile».

Secondo l'associazione ambientalista «Una scatoletta su tre contiene specie differenti di tonno mescolate insieme o diverse da quanto indicato in etichetta o che possono variare a seconda del lotto di provenienza. Mescolare due specie diverse di tonno nella stessa scatoletta è una pratica illegale in Europa. Dalle nostre analisi risulta anche che, passando da una scatoletta all'altra dello stesso prodotto, il consumatore può trovare specie differenti di tonno. Questo avviene, per esempio, per i prodotti Nostromo e Mare Aperto Star, testati in Italia. In questi casi viene usata un'etichetta del tutto generica "Ingredienti: tonno", tanto legale quanto inaccettabile, che impedisce al consumatore di sapere con certezza cosa mangerà».

Dalle  analisi viene fuori anche che le scatolette campionate che contengono specie diverse da quanto indicato in etichetta contengono a volte anche specie sovrasfruttate, come il tonno obeso.

Giorgia Monti, responsabile della campagna mare di Greenpeace, spiega che in queste condizioni «Quando un consumatore mette nel carrello della spesa una scatoletta di tonno non sa realmente cosa compra. Purtroppo, la maggior parte dei prodotti presenti sul mercato non offrono sufficienti garanzie né sul tipo di tonno che portiamo in tavola né sulla sostenibilità dei metodi con cui è stato pescato».

Greenpeace ha identificato tra i principali fattori che contribuiscono a far finire nelle scatolette diverse specie di tonno, l'utilizzo di metodi di pesca poco sostenibili, come le reti a circuizione con "sistemi di aggregazione per pesci" o Fad e la Monti spiega che «I Fad sono oggetti galleggianti che attirano esemplari giovani di tonno, ma anche specie minacciate come tartarughe marine, squali balena e altri pesci che regolarmente finiscono in queste reti in modo accidentale. Una volta pescati, tonni diversi vengono conservati e congelati tutti insieme a bordo, e la loro identificazione risulta difficile. L'utilizzo dei Fad sta distruggendo l'ecosistema marino e conducendo gli stock di tonno verso il collasso. Se vogliamo salvare il tonno tropicale prima che venga totalmente compromesso, come è successo per il tonno rosso del Mediterraneo, è necessario eliminare i metodi di pesca più distruttivi, ridurre lo sforzo di pesca e tutelare con riserve marine le aree più importanti per la biologia di queste specie».

Il rapporto conclude che «In particolare è ora che le principali aziende del settore smettano di utilizzare nelle proprie scatolette tonno pescato con i Fad. E' necessario che i consumatori e le aziende della grande distribuzione manifestino subito un chiaro rifiuto a comprare prodotti che contengono tonno pescato con questo sistema. Allo stesso tempo le organizzazioni che gestiscono la pesca su base regionale devono stabilire una moratoria immediata per l'utilizzo di Fad nei diversi oceani del mondo. Ciò ridurrebbe significativamente le catture di specie accessorie, e diminuirebbe anche il rischio di mescolare specie diverse durante il processo di trasformazione. Ma soprattutto darebbe agli stock di tonno in declino, così come a tutte le altre specie marine catturate e uccise con i Fad, la possibilità di recuperare. Greenpeace chiede che, alla prossima riunione della Commissione che gestisce la pesca nell'Oceano Pacifico Centrale e Occidentale (West and Central Pacific Fisheries Commission - Wcpfc) che si terrà agli inizi di dicembre alle Hawai, vengano prese efficaci misure di gestione per salvare gli stock di tonno obeso e pinna gialla le cui condizioni destano ormai serie preoccupazioni. E' importante che si vieti ogni tipo di pesca in quelle zone d'alto mare conosciute come "Pacific commons" (o "high seas pokets") dove la pesca selvaggia è permessa

dall'assenza di regole (si tratta di acque internazionali) e che si decida per una moratoria permanente dell'uso dei Fad. Le aziende e le grandi catene di distribuzione con le loro scelte possono influenzare positivamente questi processi politici e contribuire così alla tutela degli stock di tonno e di tutto l'ecosistema

marino».

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