[23/11/2010] News

Chi pagherą la dismissione delle centrali nucleari arrugginite della Russia?

LIVORNO. Dopo la notizia dello sversamento dei fanghi radioattivi dal Reaktor bolshoi moshchnosty kanalov (Rbmk) nella centrale lituana di Ignalina (nella foto), Bellona ed altre associazioni ambientaliste si chiedono cosa stia succedendo agli altri reattori tipo-Chernobyl in Russia.

La Lituania è stata infatti costretta ad avviare lo smantellamento di Ignalina dopo l'entrata nell'Unione europea ed ha completato le operazioni di rimozione del combustibile nucleare dal nocciolo del reattore iniziate il 30 dicembre 2009, restano ancora da dismettere i componenti dei reattori, le tubazioni, e altri elementi strutturali contaminati, che dovranno essere bonificati e smaltiti, è questa fase che ha provocato l'incidente del 5 ottobre e venuto a galla molti giorni dopo.

Il reattore nucleare di Ignalina è abbastanza giovane secondo gli standard sovietico-russi: era in funzione da 21 anni ed era stato progettato per restarci altri 9 anni, altri Rbmk supereranno tranquillamente il loro ciclo di vita di 30 anni e nessuno pensa di fermarli, anzi il prolungamento della loro attività è certo e richiesto dallo stesso governo Putin. Eppure Ignalina rappresenta un allarme fortissimo: le sue tubazioni avrebbero dovuto essere ancora in buono stato, invece proprio quelle più importanti, che pompavano vapore radioattivo e acqua attraverso il nocciolo sono collassate per la ruggine. E' spaventoso pensare cosa succederebbe con un incidente simile in una centrale Rbmk ancora in funzione.

Secondo Bellona, «La Lituania ha fatto la scelta giusta quando ha deciso di fermare i vecchi e pericolosi reattori, tenendo presente che i reattori di Ignalina sono Rbmk di progettazione sovietica. M reattori dello stesso progetto sono ancora in funzione nelle centrali nucleari russe: Leningrado, Kursk, e nelle centrali nucleari di Smolensk. La durata della vita operativa di alcuni di questi reattori è stata estesa oltre i limiti posti dall'ingegneria, ed estensioni sono previste per tutte le alte.

Diversi circuiti a circolazione forzata potrebbe essere in una condizione migliore di questo impianto, ma probabilmente no. E' certamente sconcertante leggere in un rapporto rilasciato nel 2009 dall'organismo Servizio federale di controllo ecologico, tecnico e atomico e industriale russo (Rostekhnadzor), che ci sono problemi per valutare l'integrità e la durata delle tubazioni nelle centrali nucleari russe, o che non tutte sono di fatto sotto controllo perché: «Per quanto riguarda le saldature nelle [...] originali condutture dei reattori Rmbk-1000, il problema dell'affidabilità dei controlli di manutenzione è che devono essere differenziati a seconda del metodo di controllo della manutenzione e della posizione dei cordoli di saldatura (in alcuni non sono soggetti a controllo). Nel complesso, l'affidabilità del monitoraggio difetta, in quanto dipende dal metodo di controllo della manutenzione, possono essere valutate in una fascia compresa tra 64% e il 90%, il che attesta anche l'urgenza del problema di suffragare le valutazioni di integrità e di forza delle pipeline originali collaudate"».

Insomma, le condotte dei reattori Rmbk russi potrebbero scoppiare in qualsiasi momento. Forse non sarebbe un'altra Chernobyl, ma la minaccia e i rischi del nucleare sovietico-russo sono altissimi.
Dalla centrale lituana viene anche un monito sulla pericolosità della dismissione (necessaria) delle vecchie centrali nucleari.

Il libro "Decommissioning sites of application of atomic energy" pubblicato dall'Istituto di scienze naturali dell'Accademia delle scienze della Russia traccia un quadrio o della pericolosità delle condutture «Mentre si procede allo smantellamento di un reattore Rbmk, la protezione dalle radiazioni nucleari è più compromessa nelle aree dove sono collocate queste attrezzature [multiple forced circulation circuit].Le esperienze dimostrano che i livelli di radiazione in queste aree sono determinati dalla radioattività prodotta dalla corrosione creata e risultante dall'attivazione di neutroni dei materiali di costruzione corrosi nel circuito tecnologico principale». Bellona sottolinea che «I conseguenti radionuclidi sono particolarmente pericolosi: Cromo51, Cobalto 58, Manganese 54, ferro 59 e di cobalto 60 (radiazioni gamma), e ferro 55, Nichel 59, Nichel 63 (radiazione beta)».

Lo sversamento dei 300 m3 di soluzione di decontaminazione fuoriusciti dalla centrale di Ignalina non sono la bazzecola che raccontano i lituani, sarebbero penetrati dentro il cemento per diversi centimetri e ci vorranno molti soldi per la decontaminazione. Si parla di qualcosa tra i 10 mila e i 100 mila m3 di calcestruzzo inquinato, con spese di bonifica valutabili nel migliore dei casi in 80 milioni di dollari e nel peggiore in oltre 500 milioni Eppure sul sito ufficiale di Ignalina si ribadisce che l'incidente nucleare «Non ha richiesto spese straordinarie in materia di procedure di pulitura, dal momento che i lavori sono stati condotti in closed-off areas con sistemi di drenaggio speciale».

Ma chi paga la dismissione di Ignalina? La paghiamo noi, cioè l'Unione europea che ha finanziato anche il progetto di decontaminazione del dispositivo di scarico e del sistema di raffreddamento e di quello di purificazione del bypass purification del circuito della multiple forced circulation. Nonostante tutto i lituani assicurano che «I progetti di decommissioning finanziati non hanno alcuna influenza sui prezzi dell'energia», forse in Lituania, ma non nelle tasche degli altri europei.

D'altronde è l'Ue che dice che i reattori Rbmk non sono a norma con i nostri standard di sicurezza (ma poi Paesi e banche dell'Ue finanziano impianti pre-Chernobyl come quelli di Agra 3 in Brasile) e fornisce i soldi per smantellarli e per garantire la sicurezza sul sito nucleare chiuso.

La dismissione sta diventando un affare in sé, come spiegava bene a settembre il direttore generale di Ignalina Osvaldas Ciuksys: «La raccolta di fondi per spegnere la centrale elettrica era prevista nel National Fund for Decommissioning the State Enterprise Ignalina Nuclear Power Plant ed è iniziata nel 1995. Ma dopo la decisione di chiudere la centrale prima del previsto, e in base all'accordo sulla adesione della Lituania, fondi supplementari sono stati stanziati dall'Unione europea e dai Paesi donatori: Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Spagna, Svezia e Svizzera. Questi fondi vengono trasferiti all'International Fund for the Support of Decommissioning Ignalina Nuclear Power Plant, creato dalle nazioni donatrici e gestito dalla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo . Complessivamente, i fondi stanziati per lo smantellamento dell'impianto nucleare per il periodo tra il 1999 e il 2013 ammontano a un miliardo e 588,5 milioni di euro. I fondi in possesso del National Fund for Decommissioning the State Enterprise Ignalina Nuclear Power Plant sono in totale solo 188,6 milioni di euro».

Secondo Bellona «La conclusione è semplice: la Lituania ha nelle mani un golden ticket. Questa piccola nazione baltica contribuisce solo con 12% di tutto il piatto, con un miliardo e mezzo di euro raccolti finora per sbarazzarsi del vecchio impianto nucleare. E spera che sia in arrivo molto di più».

Dal 30 novembre al 2 dicembre a Londra ci dovrebbe essere una conferenza dei paesi donatori che contribuiscono al Fondo internazionale per il sostegno alla disattivazione della centrale nucleare di Ignalina, ed è possibile che il recente incidente serva alla Lituania per chiedere un altro bel po' di euro.

Ma il dramma economico-nucleare potrebbe arrivare quando la Russia comincerà finalmente a chiudere le sue vetuste centrali nucleari? Come farà l'Ue a sottrarsi a contribuire al loro smantellamento?

La dismissione è il destino di tutte le centrali nucleari in attività, il famoso "rinascimento" nucleare sarà soprattutto (se si esclude Cina ed Asia) sostituzione del nucleare esistente. Per fare bene il Decommissioning però ci vuole una solida esperienza e soprattutto molto denaro. «La mancanza di uno dei due sarà causa di incidenti - profetizza facilmente Bellona - Se una nazione pienamente europea come la Lituania non ha potuto evitare di incorrere in un incidente durante lo smantellamento dio un vecchio reattore, cosa d si potrebbe dire delle prospettive della Russia?».

Ciuksys rivela anche che quello di Ignalina è in realtà un "esperimento formativo" messo in atto dai lituani con gli euro dell'Ue: «Il nostro obiettivo è quello di diventare leader riconosciuti ed esperti mondiali nella sicurezza e nello smantellamento efficiente dei reattori nucleari di centrali con reattori del tipo Rbmk. Nessuno al mondo lo ha fatto prima di noi, così Ignalina Npp i suoi dipendenti metteranno a frutto un' esperienza unica ed una preziosa e competenza, che saranno in grado di applicare in altri siti del nucleare».

Bisogna capire se di questa esperienza unica farà parte anche lo sversamento di 300 tonnellate di liquami radioattivi.

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