[16/11/2010] News

La Grecia dice si alla carbon tax (e a quella sulle transazioni finanziarie)

LIVORNO. Ieri il primo ministro socialista greco, Georges Papandreu (al centro nella foto con Sarkozy e Merkel) è arrivato in visita ufficiale a Parigi proprio mentre il presidente francese Nicolas Sarkozy dava gli ultimi ritocchi al suo nuovo governo "di guerra elettorale" spostato sempre più a destra. Papandreu è forte di un parziale successo alle ultime elezioni locali greche, dove il suo Pasok ha perso a sinistra rimanendo però il primo partito davanti alla destra di Nea Demokratia, e con la Grecia ormai in buona compagnia tra i Paesi "Pig" con la ex tigre celtica irlandese nuovamente nei guai, il Portogallo sul bordo del baratro finanziario, i Paesi Baltici e la Spagna in guai seri e l'Italia in bilico tra il suo enorme debito pubblico e una crisi politica, istituzionale e morale che ormai ci fa apparire come l'appestato della democrazia europea.

Papandreu sa che il tempo della finanza creativa, iniziato con lo scialo delle olimpiadi di Atene, è finito e che le fiabe delle tigri atlantiche e baltiche sono ormai diventate un horror economico, per questo ha detto a Sarkozy di essere favorevole alle sue più discusse proposte per "raddrizzare" la finanza e l'economia: la carbon tax e tasse sulle transazioni finanziarie.

Papandreu ha spiegato in una conferenza stampa di «Aver discusso con il presidente Sarkozy di un nuovo meccanismo di stabilità per l'Ue, che deve essere finanziato con una carbon tax ed una tassa sulle transazioni finanziarie. Con questo nuovo meccanismo, l'Europa sarebbe dotata di un'importante fonte di entrate che la aiuterebbero a rilanciare la crescita economica ed a creare dei posti di lavoro».

La Grecia, affogata nella finanziarizzazione e nei trucchi del mercato globale, vittima di speculatori e politici al loro servizio, fanalino di coda delle green economy e delle politiche ambientali europee, tenta di aggrapparsi ad ogni salvagente per non precipitare nell'abisso di una crisi sociale che ha incendiato le sue piazze e per ora solo lambito le urne elettorali, la proposta che da molto tempo fa Sarkozy di una carbon tax che blindi le frontiere dell'Ue per obbligare le imprese extra-europee ad attuare una "concorrenza leale" rispettando (o pagando) gli standard ambientali dell'Ue, può essere una delle scialuppe di salvataggio oper le esauste casse della Repubblica ellenica, ma bisognerà vedere come la prenderanno i nuovi amici cinesi ed israeliani della Grecia, precipitatisi al suo capezzale dopo la crisi economica e in seguito alla rottura di Israele con la Turchia.

Atene è anche molto interessata al prelievo fiscale da effettuare sulle transazioni finanziarie internazionali che Sarkozy propone per finanziare grandi progetti internazionali come gli Obiettivi del millennio per lo sviluppo dell'Onu, per i quali i Paesi del G8 hanno preso precisi impegni che troppo spesso non hanno rispettato.

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