[28/08/2009] News toscana

Festa Pd Livorno, Ceccantini: «Dobbiamo far capire all'opinione pubblica ma anche al Pd stesso la necessità della riconversione ecologica»

FIRENZE. Superare la condizione di nicchia che ha caratterizzato il dibattito sulla green-economy nei venti anni successivi alla comparsa del tema nell'agenda politica, e all'affacciarsi delle tecnologie per le energie rinnovabili su scala industriale nell'agorà tecnologico: questo il senso delle considerazioni che Antonio Ceccantini - responsabile ambiente del Pd di Livorno - ha avanzato oggi a greenreport, e anche la principale motivazione della scelta di Livorno (distretto tuttora a significativa componente industriale) come sede della festa Pd sul tema ambiente.

Ceccantini parteciperà stasera ad un dibattito che si terrà alle 21 alla kermesse democratica, e che verterà su innovazione e sviluppo delle energie rinnovabili nel territorio labronico.

«Anzitutto - esordisce - penso sia importante che la festa nazionale sull'ambiente del Pd si tenga a Livorno: si tratta di un'area industriale importante, anche con alcune aree a rischio, quindi parlare di ambiente proprio qui è particolarmente significativo, anche perchè in questo territorio finora il tema non ha avuto lo sviluppo che meriterebbe, e la festa può quindi essere d'impulso.
Mentre nei territori limitrofi (ad esempio in provincia di Pisa) sono stati messi in atto investimenti importanti sulle energie alternative, nel livornese non siamo ancora a questi livelli, anche se comunque ci stiamo adeguando».

Quali sono, quindi, le prospettive attuali per le fonti energetiche rinnovabili nel livornese?
«In primo luogo il progetto per il Green-port esteso (il cui principale obiettivo, secondo l'Autorità portuale, è "rilanciare il porto di Livorno in termini di sostenibilità" e "diventare un modello in termini di qualità ed efficienza per attrarre nuovi investimenti e traffici", nda), con impianti eolici e fotovoltaici all'interno del porto, un progetto già presentato e che dovrebbe coprire il fabbisogno dell'area portuale, oltre ad aprire la porta a vari ambiti di sviluppo.
Poi c'è il progetto fotovoltaico per l'area della ex-discarica di Vallin dell'aquila, un'area la cui riconversione è quasi terminata. Poi dobbiamo pensare che a solo 20 km da qui, a Pontedera (Pi), è stato soddisfatto, con la costruzione di torri eoliche, il fabbisogno di circa 20.000 cittadini, e pensiamo anche agli impianti mini-eolici per la produzione di idrogeno situati a Grecciano, sulla superstrada Fi-Pi-Li.
Insomma, il territorio livornese è interessante per le fonti rinnovabili, le caratteristiche necessarie ci sono tutte. E poi ci sono le biomasse, con possibili impianti da mettere in opera sempre nella zona portuale: e si pensi al fatto che Livorno è un porto di transito di varie materie prime, come le granaglie e il legname. Su questo, comunque, c'è anche un discorso politico: come sosteneva il consigliere regionale Simonti del Pd all'incontro di sabato scorso alla festa, occorre legare le biomasse alla filiera corta. Questo perchè, altrimenti, si fanno gli impianti a Fer e poi si va a prendere il carburante dall'altra parte del mondo, peraltro con rischi anche per la deforestazione: quindi, se il progetto per le biomasse va avanti, esse devono provenire da filiera corta.
Io credo che questo aspetto vada tenuto in seria considerazione, e stasera nel dibattito voglio introdurre anche il fatto che il mercato delle biomasse e dei biocarburanti si è sviluppato moltissimo, negli ultimi tempi, a livello mondiale: e se trovo una materia prima, e non la utilizzo solo per produrre carburante, ma uso anche gli scarti per produrre energia, allora l'utilizzo di questa materia porta al massimo risultato».

Nel suo intervento su greenreport in apertura della festa di Livorno, e così come molte altre volte in passato, Ermete Realacci ha definito la green-economy, e quindi la riconversione ecologica dell'economia, come «l'unica strada perseguibile per uscire dalla crisi». Il tema, per fortuna, sta diventando sempre più presente nella piattaforma politica e programmatica del Pd. Ma come, secondo lei, è possibile giungere ad una "centralità" della green-economy nella politica del partito Democratico, e non limitarsi solo ad una sua "presenza"?
«La centralità del tema si raggiunge spiegando, e facendo capire, che attraverso un'impostazione di questo tipo diamo prospettive di sviluppo al paese, e che la considerazione per queste idee sta crescendo, nel mondo. Occorre far capire le prospettive di sviluppo offerte da una riconversione ecologica, la sua economicità e le prospettive per l'occupazione.
Diversamente il tema resterà un discorso di nicchia: sono 20 anni che seguo il tema, e finora è sempre rimasto, appunto, di nicchia. Per esempio, siamo stati attaccati dai Verdi locali (che in un comunicato di ieri, che fa seguito ad una polemica apertasi nei giorni scorsi, hanno espresso «sorpresa e indignazione per la scelta di Livorno quale sede della Festa ambientale nazionale del Pd» dicendosi «convinti che dovrebbe esserci coerenza e reciprocità fra i buoni propositi e le scelte concrete che poi di fatto determinano il governo del territorio» e criticando la maggioranza Pd, tra le altre cose, per «la scelta di realizzare qui il rigassificatore, di raddoppiare l'inceneritore, di cementificare selvaggiamente il territorio, di essere una città a misura di mezzi privati a motore», ndA) perchè abbiamo fatto la festa dell'ambiente proprio in un'area a forte connotati industriali come Livorno.
Ma noi vogliamo che i temi ambientali diventino centrali nella politica: non dico in quella del Governo, perchè è difficile, ma almeno della nostra piattaforma, ed è solo così che si può arrivare alla riconversione ecologica dell'economia. Se noi riusciamo a spiegare quale sia il punto di arrivo e i benefici che se ne possono trarre, allora il messaggio potrà essere capito, altrimenti questa nuova mentalità che auspichiamo resterà confinata in un angolo, così come - ripeto - è avvenuto nei vent'anni passati, cioè quelli che hanno fatto seguito alla comparsa di questa prospettiva nel dibattito politico.
Da Livorno sono "passate", nel secondo dopoguerra, tutte le industrie pesanti che hanno caratterizzato l'industrializzazione italiana, dalle raffinerie alla siderurgia e così via: ora c'è un processo di riconversione, ma qui c'era tutto quello che si riteneva servisse ad una comunità nel dopoguerra, e in parte c'è ancora. Quindi c'è da riconvertire tutto, o comunque da continuare il percorso di riconversione, ma non è facile, e questa è la vera scommessa. Pensiamo anche a quanto sta avvenendo a Bagnoli o a Porto Marghera: ormai la storia ha dimostrato che un certo modello di sviluppo ha terminato il suo ciclo.

In chiusura, ripeto che sono 20 anni che si parla di green-economy, ma la questione è rimasta marginale e solo ora è stata rimessa in piedi, grazie all' "arrivo" di Barack Obama. E' l'impulso politico che è mancato, serve una vera riconversione e Livorno (come lo sono Bagnoli, Marghera, ma anche Genova) è uno dei luoghi dove questo impulso può essere applicato e portare davvero a questa riconversione».

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