[10/11/2010] News

Iea: la Cina sarà il leader mondiale delle tecnologie low carbon

LIVORNO. Il World energy outlook (Weo 2010) dell'International energy agency (Iea) prevede per la Cina il ruolo di leader mondiale delle tecnologie pulite e delle energie rinnovabili e questo sarà di beneficio per tutto il mondo. L'agenzia ufficiale cinese Xinhua ha intervistato  su questi temi l'economista capo del'Iea, Fatih Birol, che conferma che entro il  2035, «La Cina diventerà il leader del mercato in termini di tecnologie a basse emissioni di carbonio, soprattutto in materia di energia solare, eolica, nucleare così come per le auto ibride ed elettriche». Secondo il Weo 2010, entro il 2035, la Cina dovrebbe rappresentare il 20% della crescita mondiale del solare fotovoltaico, disporre di un terzo della potenza eolica installata nel pianeta, produrre il 20% dei veicoli elettrici ed avere un terzo delle centrali nucleari del mondo.

Birol afferma nell'intervista che «Questo rapporto dimostra che l'era del petrolio a buon mercato è finita, perché la domanda di petrolio aumenterà in maniera rimarchevole a 99 milioni di barili al giorno (mb/g) nel 2035». A trainare la corsa del petrolio saranno soprattutto 2 Paesi ed un'area geografica oggi produttrice: la Cina con 7 mb/g, l'India con 4,5 mb/g e il Medio Oriente con 2,7 mb/g. Secondo Birol «La crescita rapida della domanda mondiale di petrolio spingerà il prezzo del greggio a superare i 100 dollari il barile nel 2015».

Un recente rapporto della  Renewable energy & energy efficiency partnership, dice che tra il 2005 e il 2009 la Cina avrebbe ridotto la sua intensità energetica, cioè il consumo di energia per unità di Pil, e che sarebbe sulla buona strada per raggiungere l'obiettivo del 20% nel 2010.

Birol sottolinea che «Le realizzazioni della Cina hanno fatto Calare alcuni costi di queste tecnologie, rendendole più accessibili ad alter nazioni. Più persone possono utilizzarle, il che è una buona notizia, tanto per l'ambiente che per la sicurezza energetica. La sua spinta per aumentare la parte delle nuove tecnologie energetiche low carbon potrebbe giocare un ruolo importante nella diminuzione dei loro costi ad un ritmo più rapido di apprendimento delle tecnologie e delle economie di scala». L'economista dell'Iea elogia apertamente il regime comunista cinese per i suoi investimenti nelle energie rinnovabili ma chiede anche che «I Paesi che contano su una grande popolazione o che sono di fronte ad una forte crescita demografica diversifichino le loro risorse energetiche, riducano la loro dipendenza dal carbone e rallentino il rialzo della loro domanda petrolifera».

Bisognerà capire se tutto questo sarà possibile (e pianificabile) in un'economia come quella cinese che è in rapido e tumultuoso cambiamento. Oggi  l'Amministrazione centrale delle dogane della Cina ha annunciate che le esportazioni cinesi a ottobre sono aumentate del 22,9%, superate per la prima volta in percentuale dalle importazioni che hanno fatto un balzo in avanti del 25,3%.

L'eccedenza commerciale cinese ha raggiunto i 27,1 miliardi di dollari, contro i 16,88 miliardi $ di settembre. L'ottobre 2010 è stato secondo solo a luglio che ha registrato 28,73 miliardi $ di eccedenze. In tutto a ottobre  le esportazioni cinesi sono arrivate a 244,81 miliardi $ e nei primi 10 mesi dell'anno l'eccedenza commerciale ha raggiunto i 147,77 miliardi $, con un calo del 6,7% rispetto al 2009 che, stante la crescita intorno al 10% del Pil, evidenzia una crescita rapidissima del mercato interno.

Gli scambi commerciali con l'Ue, che è il più grande partner commerciale della Cina, sono aumentati del 32,9% per raggiungere i 388,42 miliardi di $, mentre nei primi 10 mesi dell'anno il commercio con gli Usa è aumentato del 29,8% (310,71 miliardi $) e quello con il Giappone è arrivato a 239,28 miliardi $  con un più 31,3% sul 2009.

Cifre che dimostrano che dietro la facciata delle scaramucce politiche (magari sulla sovranità di qualche isolotto) o monetarie, la Cina è ormai un mercato indispensabile per l'Occidente capitalista e che la sua vorace crescita, puntellata da un regime autoritario e illiberale, sostiene anche le nostre esauste economie dell'iperconsumo. Che un  Paese così, che ha reso la nostra tolleranza verso le sue violazioni dei diritti umani "obbligatoria", possa diventare anche leader della crescita "verde", riuscendo ad imbrigliare le sue emissioni che altrimenti saranno veleno iniettato nei polmoni dell'intero pianeta, è una speranza che non può anche non preoccupare.

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