[27/08/2009] News toscana

Mutamenti pluviometrici, sprechi e adeguamento del sistema idrico: il punto con Asa spa

FIRENZE. Secondo quanto sostenuto dalla Regione, «ogni anno vengono prelevati in Toscana all'incirca 1 miliardo di metri cubi, di cui il 45% per uso potabile, il 34% assorbito dall'industria, il 20% dall'agricoltura e l'1% dalla zootecnia», e il trend di consumo è «in aumento». Quest'acqua proviene «per il 47% da pozzi, per il 26% da sorgenti, per il 25% da corsi d'acqua e per il 2% da invasi», e i 29.119 km di acquedotti presenti sostengono un consumo che è stimato in «228 litri/abitante al giorno».

Come noto, il cambiamento climatico in corso (e quello, ben più ampio, che con ogni probabilità sussisterà in futuro) comporta conseguenze che variano, su grande scala, da un territorio all'altro: per esempio, paesi come la Norvegia, il Canada e parte della Russia stanno vedendo un aumento delle precipitazioni, mentre altri, tra cui possiamo citare l'Italia, l'Australia e lo stato federale della California, scontano la loro vicinanza alle aree di alta pressione subtropicale (che per motivi ormai noti sono in espansione), e quindi sono destinate a ricevere apporti pluviometrici sempre minori, fino al 20% in meno a fine secolo rispetto al 1980-1999, almeno nelle previsioni più accreditate (le stime citate provengono dal 4° rapporto Ipcc del 2007) e soprattutto in estate.

E va ricordata anche l'evoluzione negativa che stanno subendo, oltre agli apporti quantitativi, anche gli aspetti qualitativi delle piogge che cadono sul territorio toscano, piogge che sono sempre più concentrate su spazi (e in tempi) ridotti rispetto al passato, con la conseguenza di un deflusso maggiore e quindi di una minore ricarica dei bacini e delle falde.

Dal punto di vista del governo dell'assetto idrogeologico e della gestione della risorsa idrica quanto esposto sopra comporta conseguenze significative, soprattutto in termini di adeguamento dell'infrastrutturazione già presente e dell'individuazione di nuovi potenziali invasi. E non va dimenticato che, anche al netto del Global Warming, comunque sussiste agli occhi di molti esperti del settore una condizione di inadeguatezza, almeno in Toscana, delle strutture disponibili e della logistica finora messa in atto, non solo in termini di invasi ma anche per l'individuazione di nuove fonti di captazione, per la gestione di quelle esistenti, e non ultima per la questione del contrasto agli sprechi e delle inefficienze sia fisiche (le perdite dalla rete distributiva) sia logistiche, e quindi economiche ed ambientali.

Per un approfondimento riguardo ad alcuni degli aspetti evidenziati, abbiamo contattato Asa Spa, la multiutility con sede a Livorno e che dal 2002 è gestore unico del servizio idrico integrato nell'Ato 5 Toscana Costa, il cui bacino di utenza è di 359.000 abitanti situati nelle province di Livorno, Pisa e Siena.

Servizio Idrico Integrato: qual è la situazione infrastrutturale nell'area gestita da Asa?

«A differenza dei Paesi del Nord Europa, dove la cultura idrica era già sviluppata con impianti su vasta scala e industriali già all'inizio del ‘900, in Italia si è iniziato a gestire il Servizio Idrico Integrato in modo industriale a partire dalla Legge Galli del 1994. Tante piccole realtà comunali, spesso gestite da operai fontanieri, hanno necessitato della realizzazione di sistemi impiantistici cresciuti spesso casualmente e in modo poco o per niente strutturato. In un tale contesto, i compiti principali del gestore dell'intero ATO sono quelli di mettere in sicurezza gli impianti (anche perché le normative si sono fatte nel tempo sempre più stringenti), di superare le barriere comunali, di tendere ad un unico sistema infrastrutturale e di potenziare le strutture per rispondere alle crescenti e continue esigenze di sviluppo del territorio».

Quali le principali criticità da affrontare in termini di sprechi e inefficienze? Su quali ambiti è più urgente intervenire, a questo riguardo? Sono già preventivati investimenti in tal senso?

«La lotta alle perdite di rete è una costante con cui deve confrontarsi quotidianamente il Gestore, in quanto una rete di circa 4.000.000 di metri, realizzata in epoche diverse, con tecniche e materiali spesso inadeguati e sottoposta all'usura del servizio, ma anche del traffico e di tutti gli altri operatori dei servizi in ambito stradale, è veramente complessa e onerosa da gestire: la sostituzione di un metro di tubazione comporta un costo medio di 200 euro. Quanto al recupero in termini energetici, l'azienda sta lavorando con assiduità per mettere in atto ogni tipo di intervento che riduca i consumi e abbassi il costo annuo di circa 11 milioni di euro per l'acquisto di energia elettrica.

In merito agli investimenti: facendo riferimento all'Isola d'Elba, citata nella terza domanda, gli investimenti già progettati, e in parte già appaltati, la cui realizzazione è prevista a partire dal 2010, sono: 676.360 euro per 8 nuovi pozzi (2 a Ortano e 1 a Cavo, Orti, San Giuseppe, Baccetti, Schiopparello e Nisporto); 130.000 euro per 3 opere di presa superficiali (San Francesco, Pedalta e Vallebuia); 1.470.000 euro per la ricerca e la riduzione delle perdite di rete; 1.364.000 euro per la distrettualizzazione degli acquedotti (il "distrettualizzare" ha l'obiettivo di individuare e ridurre le perdite idriche e governare al meglio il sistema in caso di siccità); 880.270 euro per il potenziamento della dorsale elbana: 1.063.850 euro per l'invaso del Condotto - Portoferraio (primo lotto); infine, 1.568.370 euro per l'invaso di Marciana. I finanziamenti pubblici acquisiti  dalle amministrazioni competenti sono: 1.063.850 euro (Provincia di Livorno), 3.578.420 euro (accordi di programma Stato-Regione) e 1.183.760 euro (Regione Toscana).

Gli interventi a lungo termine, previsti dopo il 2010, attualmente in fase di progettazione preliminare e per i quali risulta necessario acquisire nuovi contributi pubblici, sono: 2.380.000 euro per la distrettualizzazione degli acquedotti; 1.303.000 euro per il potenziamento della dorsale elbana; 2.500.000 euro per il lago del Condotto - Portoferraio (secondo lotto); infine, dai 10 ai 34 milioni di euro per i nuovi invasi stagionali di Filetto, Canali, Pomonte, Rialto e Mola (l'oscillazione di quest'ultimo investimento è tale poiché dipenderà dalle pianificazioni sui volumi da invasare, sull'altezza delle dighe, eccetera)».

Stupisce il fatto che, dopo un inverno che dati Cnr indicano come il nono più piovoso da 200 anni, e in particolare dopo un periodo novembre-maggio che è stato il più piovoso in due secoli rispetto ai precedenti semestri analoghi, comunque in varie parti della Toscana (per il territorio gestito da ASA è il caso dell'Elba) siano stati attivati provvedimenti di razionamento idrico. Quali le prospettive in tal senso? La dotazione infrastrutturale attuale è da considerarsi sufficiente? E come devono agire i gestori, nel campo delle competenze loro assegnate, per affrontare il problema?

 «La piovosità dell'inverno scorso ha reso molto più breve degli altri anni il periodo di crisi idrica all'Isola d'Elba. Tuttavia occorre ricordare che la piovosità porta benefici proporzionali alle dimensioni dei bacini superficiali o sotterranei che trattengono le acque piovute. Il piano degli investimenti prevede infatti la realizzazione di alcuni invasi superficiali proprio per sfruttare al meglio le piogge invernali. Per due di questi bacini (lago del Condotto a Portoferraio e Cava di Caolino a Marciana), l'azienda farà ogni sforzo perché possano dare un beneficio sin dalla prossima estate».

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