[27/08/2009] News

Le grandi imprese fanno il minimo per ridurre i gas serra

LIVORNO. Secondo il rapporto "The Carbon Chasm", del Carbon Disclosure Project (Cdp) « Le società più grandi del mondo non stanno facendo abbastanza per ridurre le emissioni di gas serra» e dovrebbero almeno raddoppiare i loro sforzi, altrimenti l'obiettivo di riduzione di almeno l'80% delle emissioni entro il 2050 proposto dal  Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc) per i Paesi sviluppati per evitare gli effetti più drammatici  del cambiamenti climatico saranno solo un sogno: secondo il rapporto Cdp «le società studiate non raggiungeranno questo obiettivo prima del 2089, cioè 39 anni troppo tardi».

Gli obiettivi delle multinazionali non sono certo ambiziosi: per tagliare le emissioni dell'80% entro il 2050, sarebbe necessaria una riduzione annuale di almeno il 3,9%, ma gli attuali obiettivi per le emissioni delle in imprese del  Global 100 sono di appena un meno 1,9% l'anno. «In pratica - dice il rapporto - il settore aziendale attualmente non garantisce riduzioni in linea con le esigenze scientifiche di fermare i cambiamenti climatici pericolosi».

Il Cdp è un'Ong che raccoglie informazioni aziendali sui cambiamenti climatici da oltre 2.000 aziende di tutto il mondo. Il rapporto è basato sui più recenti dati del 2008 forniti da 92 imprese comprese nelle "Global 100", le 100 maggiori aziende quotate in borsa ed è il frutto anche di interviste dettagliate con i dirigenti di 12 delle aziende incluse nelle Global 100, riguardanti gli obiettivi ambientali delle imprese più grandi.

Il sondaggio ha rivelato che il 73% delle Global 100 ha qualche obiettivo di riduzione delle emissioni, mentre il 27% non ne ha nessuno, secondo il rapporto il vero problema è che «gli obiettivi vengono stabiliti sulla base di fattori economici e non sulla base di prove scientifiche».

Per il Cdp la situazione è di stallo anche perché molte grandi imprese stanno aspettando di vedere cosa succederà alla Conferenza Unfccc di Copenhagen (Cop-15), prima di darsi obiettivi a lungo termine.
Chris Tuppen, direttore delle politiche per la sostenibilità della British Telecom, che ha finanziato il rapporto,  spiega che «La maggior parte delle grandi aziende adesso misurano la propria impronta di carbonio e molte di esse hanno stabilito obiettivi di riduzione del carbonio. Ma quanti di questi obiettivi sono veramente in linea con le riduzioni necessarie per prevenire pericolosi cambiamenti climatici? La ricerca mette in luce un importante divario tra ciò di cui ha bisogno il settore aziendale e ciò che viene promesso attualmente. Noi, nel mondo degli affari, abbiamo bisogno di trovare un modo per colmare questa lacuna».

Le grandi imprese internazionali affermano che, oltre a minimizzare gli impatti dei cambiamenti climatici e prepararsi alle future riduzioni obbligatorie delle emissioni, si sono date obiettivi per ridurre le inefficienze di gestione e i costi, stimolare l'innovazione. Alcune società individuano nelle questioni ambientali e nella motivazione e nell'assunzione di personale i fattori che influenzano i loro obiettivi.

Ma secondo il rapporto ben l'89% di questi obiettivi ha una scadenza temporale e la maggior parte, l'84%, fa riferimento a scadenze a breve termine: 2010 o 2012; solo 5 grandi imprese  hanno obiettivi a lungo termine che arrivano fino al  2020 ed una sola si è data obiettivi ambientali che arrivano al  2030. «Inoltre, non tutte le aziende stabiliscono un anno o una data di partenza rendendo difficile così determinare se un obiettivo è stato raggiunto o meno».

Il greenwashing sembra dominare e l'impegno ambientale delle multinazionali appare episodico e non certo collegato a politiche di lungo respiro, come ad esempio il pacchetto clima energia 20-20-20 dell'Unione europea.

Eppure il rapporto sottolinea proprio l'importanza e l'urgenza di darsi obiettivi di riduzione dei gas serra a lungo termine: «L'alta proporzione di obiettivi che arrivano al 2012 suggerisce che un accordo globale a Copenhagen è essenziale per dare alle aziende più certezza su riduzioni credibili a lungo termine. Molte aziende riferiscono al Cdp che il risultato della Cop-15 a Copenhagen avrà un impatto significativo sulla loro pianificazione a lungo termine». Per questo il rapporto chiede che tutte le grandi imprese stabiliscano una data di partenza e una scadenza chiare per il loro obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra:

Secondo il direttore del Cdp, Paul Dickinson, «Tali obiettivi dovrebbero basarsi sulle più recenti raccomandazioni scientifiche dell'Ipcc. Da parte loro, i governi devono accordarsi su obiettivi chiari di riduzione delle emissioni a medio e lungo termine a Copenhagen, per dare alle aziende la base di cui hanno bisogno per stabilire i loro obiettivi. Sebbene il 73% delle aziende delle Global 100 ha un obiettivo di riduzione, la maggior parte di esse devono essere molto più aggressive se vogliono raggiungere le riduzioni previste a lungo termine. È un periodo di grandi opportunità per le aziende per guadagnarsi un vantaggio competitivo riducendo il loro impatto sul clima e beneficiando delle relative riduzioni di costi, stimolando allo stesso tempo l'innovazione nella produzione di prodotti e servizi nuovi e a basse emissioni di carbonio».

Il rapporto si chiude con una serie di raccomandazioni alle imprese per tamponare il Carbon Chasm: Ogni azienda deve fissare un obiettivo di riduzione di CO2; Gli obiettivi devono avere una base chiara e target annuali; I governi a Copenhagen devono concordare obiettivi chiari di riduzione a medio e lungo termine, per fornire alle imprese un quadro di riferimento e per individuare i loro necessari obiettivi; Gli obiettivi aziendali dovrebbero riflettere le raccomandazioni scientifiche dell'Ipcc ed agli obiettivi "assoluti" sono preferibili obiettivi intensi ed aggressivi.

Il rapporto ha inoltre rivelato che una vasta gamma degli attuali obiettivi di riduzione di cui si sta discutendo presentano sfide contrastanti e da valutare e che potrebbero avere effetti contrari l'una rispetto all'altra: «E' necessaria una maggiore armonizzazione nella definizione degli obiettivi in linea con la scienza, questa coerenza aiuterà i leaders e i ritardatari nella riduzione delle emissioni a garantire che i principali tagli siano perseguiti nel breve, medio e lungo termine, in modo da chiudere permanentemente la voragine del carbonio».

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