[02/11/2010] News toscana

Basta con la “messa in sicurezza”. L’Italia si salva con il coraggio di salvare il suo territorio

LIVORNO. Le tragedie di Lavacchio e Mirteto, in provincia di Massa Carrara, con le loro  povere vittime e la disperazione di famiglie che devono abbandonare le loro case, non può farci dimenticare che si tratta dell'ultimo disastro annunciato di un territorio trascurato e abbandonato, di un'Italia dove, anche nella civile Toscana, è "normale" costruire abusivamente in aree a rischio, dove è "normale" condonare quel che è stato abusivamente costruito, dove è "normale" mettere in sicurezza aree esondate, franate, scivolate a valle e poi utilizzare quella stessa messa in sicurezza per variare gli strumenti urbanistici per continuare a costruire, per cementificare, impermeabilizzare, incidere versanti e coste, bacini fluviali ed aree "già a rischio" con nuove strade ed infrastrutture, determinando così una situazione diversa da quella "messa in sicurezza" e quindi un nuovo e diverso rischio.

Ad ogni disastro, ad ogni frana annunciata e attesa, ad ogni lutto (quando non ce la si prende come in questa occasione addirittura con la scarsa manutenzione del bosco), si cercano scuse umanitaristiche, si parla di abusivismo di necessità, per sfuggire ad un mercato immobiliare impazzito che ha trasformato il diritto alla casa in favola e l'edilizia nel motore di un'economia malata di rendita e di lavoro nero. Ad ogni disastro si parla di messa in sicurezza, di spostamento delle abitazioni, dei centri industriali e artigianali dalle aree a rischio, poi tutto viene messo a posto con un argine in più o più alto, con una rete che tiene un versante, magari con un po' di sana e buona bio-ingegneria... ma i molti piccoli e dimenticati Lavacchio e Mirteto italiani restano lì, ad aspettare una nuova ondata di fango, una nuova frana, un nuovo pezzo di territorio dimenticato che si muove e inghiotte vite, beni e speranze che si erano rifugiati in un abuso "di necessità" o in una spericolata operazione edilizia legale o legalizzata dalla quale le istituzioni avevano distolto gli occhi.

Quanto è lontana dall'Italia degli abusi e dei condoni, del clientelismo e del menefreghismo che costa vite, dei vincoli dimenticati o sepolti sotto la burocrazia disattenta quanto occhiuta, la Francia del centro-destra di Nicolas Sarkozy  dove ad aprile, dopo il passaggio dalla tempesta Xynthia il 27 e 28 febbraio il governo ha avviato l'abbattimento di circa 1.500 case definite "inhabitables", come risposta immediata ad una catastrofe naturale eccezionale che ha causato danni per almeno 1,3 miliardi di euro, colpito almeno 4.000 case e che è costata la vita a 53 persone.

In Francia nessuno parla di "messa in sicurezza", le aree colpite sono state dichiarate "incostruibili" e i comuni stanno attuando le direttive del governo declassificando nei loro strumenti urbanistici aree che risultavano urbanizzabili. Come scrivemmo allora, «Una cosa che nel nostro Paese, dove si mettono in "sicurezza" le aree urbanizzate continuamente allagate e si continua a costruire nelle aree a rischio, sarebbe pura fantascienza e che farebbe scendere in piazza (come successo ad Ischia) a protestare torme di manifestanti capeggiati dai sindaci in fascia tricolore e dai politici di tutti gli schieramenti. Invece nella Francia del centro-destra di Sarkozy è previsto (per case perfettamente "regolari" e non abusive o "sanate" come gran parte di quelle italiane) un indennizzo medio di 150.000 euro per abitazione con un fondo di oltre 200 milioni di euro per il totale del progetto». Per quel che non è in regola nessun indennizzo o condono, ma la ruspa. Le dighe lo spostamento di strade e la creazione di infrastrutture di difesa serviranno a mettere in sicurezza il territorio, non a costruire ulteriormente.

E' quello che si dovrebbe fare in Italia per dare il via alla vera grande opera pubblica di cui ha bisogno il nostro Paese: la messa in sicurezza e la mitigazione del rischio di un territorio segnato da uno sfascio urbanistico diffuso che si è insediato senza amore e criterio, seminando spesso sconsiderata bruttezza  su emergenze dimenticate o eluse. Liberare l'Italia dagli errori e a volte dagli orrori che l'avidità e il bisogno umano non governato dall'ignavia delle pubbliche amministrazioni hanno disseminato dalla Toscana, la Costiera amalfitana, dalla Liguria a Giampilieri, dalla Calabria al Lambro, sarebbe davvero l'unico omaggio dovuto alle vittime innocenti che ormai piangiamo ad ogni sempre più frequente nubifragio e per smetterla con le "messe in sicurezza" all'epoca del cambiamento climatico, che ha reso inutili i dati che avevamo per leggere il territorio attraverso una situazione che pensavamo immutabile.  

Se la complessità non diventerà pane quotidiano, se non inforcheremo nuovi occhiali per correggere la nostra miope lettura del territorio, dell'urbanistica, del clima e dell'ambiente per scriverci sopra i nuovi bisogni economici e sociali, allora dovremo piangere ancora molte e troppe vittime in questo Paese che riflette il suo sfascio e la sua paralizzante mancanza di coraggio nelle colate di fango assassine.

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