[29/10/2010] News

Una banca per il capitale naturale, grazie al progetto Teeb

ROMA. Mentre la 10° Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Diversità Biologica che si sta svolgendo a Nagoya in Giappone, sta chiudendo i suoi lavori, l'autorevole programma TEEB (The Economics of Ecosystems and Biodiversity, vedasi il sito www.teebweb.org ) ha avviato un interessantissimo sito speciale tutto dedicato ai cittadini http://bankofnaturalcapital.com  sul valore della biodiversità e degli ecosistemi.

Il TEEB aveva reso noto, proprio il 20 novembre scorso, il sommario delle conclusioni del suoi rapporti, come ho riportato nella rubrica della scorsa settimana, e dopo aver realizzato il rapporto per i policy makers internazionali, quello per i policy makers nazionali e locali, quello per le imprese nonchè il rapporto definitivo intitolato "The Economics of Ecosystem and Biodiversity. The Ecological and Economic Foundations" (che è stato pubblicato in volume dalla casa editrice Earthscan), ha avviato questo sito mirato ai cittadini di tutto il mondo.

Il sito illustra in maniera chiara e comprensibile il valore della biodiversità per l'economia, la ricchezza ed il benessere delle società umane, toccando ed approfondendo le varie problematiche legate al tema della biodiversità anche con filmati e strumenti di supporto molto utili, come, ad esempio, la presenza di un glossario. Si parla dell'invisibilità della natura, degli ecosistemi e della biodiversità da parte dell'economia e della politica, del valore dei servizi degli ecosistemi, del ruolo del capitale naturale e delle analisi e delle proposte per dare loro un valore e mettere finalmente in conto la natura nella cultura, nella politica e nell'economia delle nostre società.

In fondo questo è proprio l'obiettivo principale dell'intero programma del TEEB, nato nel 2008, nell'ambito dei lavori del G8 ambiente di Potsdam e voluto dal governo tedesco ed oggi programma patrocinato dalle Nazioni Unite attraverso il suo Programma per l'Ambiente (UNEP, United Nations Environment Programme).

Credo che il sito dedicato dal TEEB ai cittadini costituisca uno strumento importante e significativo per continuare a contribuire alla diffusione e sensibilizzazione del ruolo e del valore della biodiversità per tutti noi. Il TEEB dimostra chiaramente l'importanza economica della biodiversità e degli ecosistemi che invece i nostri modelli di crescita economica continuano a danneggiare profondamente. Il TEEB ha valutato i danni che abbiamo prodotto ai sistemi naturali, nel solo 2008, in una cifra che si aggira tra i 2.000 ed i 4.500 miliardi di dollari, una cifra che, alla stima più bassa, si colloca con una discreta equivalenza all'intero output economico annuale di nazioni come il Regno Unito o l'Italia stessa.

Il TEEB valuta inoltre la spesa globale annuale per le aree protette oggi presenti sul nostro pianeta all'incirca tra i 5 ed i 10 miliardi di dollari, fa presente che la necessità finanziaria reale per le aree protette è valutabile intorno ai 45 miliardi di dollari (che le necessità economiche per il sistema europeo Natura 2000 si aggirano intorno ai 6,5 miliardi di dollari) e che la valutazione dei benefici derivanti dalla protezione e tutela di queste aree sono calcolabili intorno ai 4.000 - 5.000 miliardi di dollari.

Basterebbero questi dati a far comprendere a tutti, anche solo sul piano strettamente monetario, l'importanza straordinaria della biodiversità per tutti noi. Non solo, ma proprio nei giorni in cui il TEEB ha reso noto il sommario dei suoi rapporti, la Finance Initiative dell'UNEP (vedasi www.unepfi.org) e il The Principles for Responsible Investment sempre dell'UNEP e del Global Compact delle Nazioni Unite (vedasi www.unpri.org) hanno reso noto un breve rapporto dal titolo "Universal Ownership. Why environmental externalities matter to institutional investors", nel quale forniscono un dato complessivo relativo ai danni prodotti dalle attività umane ai sistemi naturali nel 2008, superiore a quello riportato dal TEEB, ed equivalente a 6.600 miliardi di dollari, che costituiscono l'11% dell'intero prodotto mondiale lordo. Questo valore è superiore del 20% rispetto al declino dei fondi pensioni nei paesi sviluppati, valutato in 5.400 miliardi di dollari e causato dalla crisi finanziaria globale negli anni 2007 - 2008.

Dei 6.600 miliardi di dollari di danni ambientali provocati ai sistemi naturali, la stragrande maggioranza riguarda le emissioni di gas serra ed i loro impatti, valutato in 4.530 miliardi di dollari, mentre non è stata fatta una valutazione dei danni prodotti a numerosi servizi degli ecosistemi e quindi si tratta in ogni caso di una valutazione complessiva per difetto.

Questo rapporto che costituisce una prima valutazione della quantificazione, in termini monetari, dei danni ambientali causati dal mondo delle imprese e delle possibili conseguenze per i portafogli degli investitori e degli stessi introiti delle compagnie, stima che nel 2008, le 3.000 maggiori compagnie mondiali sono state responsabili di un terzo dei danni ambientali complessivi causati ai sistemi naturali, per una cifra che si aggira sui 2.150 miliardi di dollari. Il rapporto prevede inoltre che il valore monetario dei danni ambientali prodotti con l'inquinamento delle acque e dell'aria, con le emissioni dei gas serra, con i rifiuti, con il prelievo delle risorse, potrebbe raggiungere nel 2050 il valore di 28.600 miliardi di dollari e, in quell'anno, si potrebbe ottenere il 23% in meno di questa cifra, se fossero introdotte significative tecnologie pulite e sostenibili con l'utilizzo maggiormente efficiente delle risorse.

I cinque settori industriali che provocano il maggiore impatto e quindi il maggior danno sui sistemi naturali sono quello elettrico, quello della produzione di petrolio e gas, quello relativo alle attività estrattive e le miniere, quello della produzione alimentare e quello relativo ai materiali da costruzione.

La consapevolezza del ruolo straordinario esercitato dai servizi che gli ecosistemi offrono al nostro benessere e alle nostre economie comincia finalmente a divenire un punto di discussioni e proposte operative nelle agende politiche internazionali, grazie anche ad iniziative come quelle del TEEB. Come sempre stiamo giungendo, con grave ritardo, ad avere cognizione di quanto, da decenni, la conoscenza ecologica e dei diversi sistemi che compongono il più complesso sistema Terra ci documentano accuratamente.

Solo per ricordare alcuni esempi: le inondazioni del fiume Giallo in Cina nel 1998 provocarono la morte di più di 4.000 persone, la fuga di milioni di abitanti e causarono danni stimati approssimativamente intorno ai 30 miliardi di dollari. Il governo cinese comprese allora il pesante ruolo esercitato dalla deforestazione delle aree vicine al bacino idrografico nei precedenti 50 anni, nel causare e incrementare i danni delle inondazioni e decise di bandire le attività di deforestazione.

Nel 2007, negli Stati Uniti il costo dovuto al collasso di molti alveari per gli agricoltori si è aggirato intorno ai 15 miliardi di dollari, secondo i dati del Dipartimento dell'Agricoltura. Il TEEB valuta in almeno 190 miliardi di dollari il costo globale annuo per la perdita degli impollinatori.
Non è più possibile ignorare e sottovalutare il valore e la ricchezza della biodiversità nelle politiche economiche di tutti i paesi del mondo. I tempi sono maturi per procedere all'azione. La contabilità ecologica dovrà affiancare la contabilità economica in ogni paese e le politiche internazionali dovranno avviarsi su di un nuovo percorso basato sull' economia ecologica.

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