[29/10/2010] News

Cosa deve riformare la riforma dello stato?

PISA. Non è un gioco di parole ma una domanda a cui bisogna rispondere con estrema chiarezza per evitare quel federalismo delle chiacchiere giustamente denunciato anche dal documento del Pp sulla Riforma dello stato approvato a Varese. Il documento sottolinea in particolare l'esigenza di definire le funzioni perchè anche il discorso sui finanziamenti abbia un senso e non serva unicamente e pretestuosamente per operazioni centralistiche anziché  di attuazione finalmente del titolo V della Costituzione latitante dal 2001.

Tutto ciò presuppone innanzitutto una chiara messa punto da un lato  del ruolo della stato e delle regioni come livelli legislativi che vedano ridursi anche le materie concorrenti  fonte di inghippi e di continui tentativi da parte  dello stato di fare la parte del leone e dall'altro del ruolo degli enti locali come gestori di tutte le attività che non richiedano livelli superiori. Qui il documento auspica un rafforzamento delle unioni dei comuni specie montani e delle province che restano però ancora - a me pare - su uno sfondo un po' troppo vago che dà luogo non solo a ritorni di fiamma sulla ‘abrogazione' dell'ente, ma anche a rivendicazioni di ruoli impropri e talvolta chiaramente sbagliati pur di sopravvivere.

Quel che invece  non emerge altrettanto chiaramente neppure  dal documento di Varese è a quali condizioni si può avviare quel nuovo governo del territorio che significa - qui bisogna uscire da troppe vaghezze - una nuova capacità di programmare, pianificare termini praticamente scomparsi anche dal dibattito.

Eppure dovrebbe essere ormai chiaro cosa ha significato in questi anni non gestire sulla base dei piani di bacino ma anche dei parchi il nostro territorio. I disastri ambientali anche recenti dai costo immensi, il consumo dissennato del territorio, i parchi usati come discariche, il paesaggio rovinato. Dovrebbe in sostanza essere piuttosto chiaro cosa ha significato lesionare, aggirare, non finanziare leggi importantissime come la 183 e la 394.

E tuttavia di questo di fatto non vi è traccia nel documento ma poco anche negli impegni a cominciare dal parlamento dove anche il taglio dei finanziamenti ai parchi che a giudizio anche del ministro dell'ambiente rischiano di farne chiuderne la metà non è andato al di là di un sollecito a Tremonti ad accogliere le lamentele della Prestigiacomo. Un ministro che per dire no alle trivellazioni non trova di meglio che proporre la istituzione di un parco nazionale magari da gestire poi come il Vesuvio.

In conclusione quel che non emerge ancora con la indispensabile chiarezza anche dal documento di Varese è che un nuovo governo del territorio deve poter camminare non soltanto sulle gambe dei livelli elettivi ma anche di quegli strumenti speciali che operano su scale ambientali appropriate e non sulla base dei confini amministrativi. Prima si correggerà il tiro meglio sarà per tutti.

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