[21/10/2010] News

Rifiuti in Campania. Legambiente: «No alla violenza e alla seconda discarica. Serve chiarezza»

NAPOLI. A Terzigno va in scena il brutto epilogo della favola berlusconiana sulla fine miracolosa dell'emergenza rifiuti in Campania. Si è passati dal presidente del Consiglio pre-elettorale in ramazza che ripuliva settimanalmente Napoli tra gli applausi di famigli politici e questuanti, alle cariche della polizia, ad un paese sotto assedio dove scene di guerriglia e teppismo si mischiano alla civile protesta di un popolo ingannato e senza più riferimenti politici e che, liquefatto il cerone, vede solo la faccia feroce delle istituzioni. Che la situazione potesse precipitare lo sapeva bene Legambiente che anche poco prima dei nuovi incidenti ha provato a lanciare un appello alla calma: «La violenza da entrambe le parti è deplorevole e l'uso della forza un grave errore così come l'apertura di una seconda discarica a Terzigno, nel Parco Nazionale del Vesuvio. Gli abitanti di quel territorio hanno diritto a delle spiegazioni e soprattutto alla chiarezza, quindi l'apertura di un dialogo è d'obbligo. Bisogna garantire un controllo serio, efficiente ed efficace sui camion che arrivano alla discarica Sari fino che non sarà raggiunto il suo completo esaurimento - scrivono insieme presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, e il presidente del Cigno Verde della Campania Michele Buonomo - Se è vero che occorre trovare altre discariche per far fronte all'emergenza attuale, è altrettanto vero che si rischia di vedere un film già visto. Per l'ennesima volta torniamo a ribadire che senza interventi strutturali, quella attuale rischia di essere, nuovamente, la penultima emergenza rifiuti in Campania. I cittadini non possono continuare a sopportare le "eco balle" del Governo, che ha spacciato per soluzione definitiva l'apertura di mega discariche, oggi in via d'esaurimento, e l'inaugurazione dell'impianto d'incenerimento di Acerra che dopo un anno e mezzo continua a funzionare poco e male. Bisogna che, una volta per tutte, si completi il sistema impiantistico dando priorità assoluta al trattamento organico dei rifiuti, si estenda a tutta la Campania la raccolta differenziata domiciliare, come è avvenuto in molti comuni, come Salerno e Avellino, e si applichino politiche serie di riduzione dei rifiuti. I cittadini e gli amministratori virtuosi che in questi anni coraggiosamente sono riusciti a raggiungere cifre ragguardevoli di raccolta differenziata sono stufi di proclami, inaugurazioni e balletti di cifre. Chiedono concretezza e fatti che possono essere realizzati in poco tempo, senza sperperare soldi pubblici come è avvenuto in passato e senza ricorrere a fallimentari soluzioni come i commissariamenti».

Legambiente in Campania è forte del suo atteggiamento intransigente e responsabile, sempre alla ricerca di soluzioni nell'interesse pubblico, che non si è mai mischiato con la protesta populista attizzata dalla destra ieri e che oggi cercano di strumentalizzare forze che rischiano di sporcare l'immagine dei disperati comitati civici, dei cittadini inermi e indifesi di fronte alla durissima reazione di un governo che aveva assicurato un'efficienza che è stata solo una promessa.

E le buone ragioni della gente di Terzigno sono molte: qualche giorno fa Paquale Raia, responsabile aree protette di Legambiente Campania, sottolineava: «Sbagliare è umano, perseverare è diabolico. Già l'apertura della discarica Sari, una della discariche dell'ecomafia degli anni '90 era chiaramente un errore ed una ferita dal punto di vista ambientale, sociale, economico e sanitario, ora dopo la notizia dell'inquinamento delle falde acquifere cosa altro dobbiamo aspettare affinché si abbandoni la scellerata idea di aprire la cava Vitiello nel pieno del Parco Nazionale del Vesuvio. Se è vero, come ribadito da una nota dell'Asia che già nel 2009 risultava che  l'acqua della falda acquifere di Terzigno era scadente  perché allora in una zona già stressata  si è permesso l'apertura della  Sari a tutti nota come sversatoio di rifiuti provenienti da  tutt'Italia e mai bonificata. E' proprio vero che l'emergenza rifiuti in Campania è un prezzo troppo alto che alla fine dei conti, un prezzo che stanno  pagando solo ed esclusivamente i cittadini di questa regione».

Legambiente Campania, dopo aver duramente criticato la precedente giunta regionale di centro-sinistra per quanto non fatto per mettere in piedi un vero sistema di gestione dei rifiuti, non ha mai creduto alla favola berlusconiana raccontata dalle televisioni e dai giornali accecati da qualche strada del centro di Napoli ripulita e dal volontarismo di Bertolaso che riapriva cancelli e discariche. Il 7 ottobre Buonomo accoglieva con preoccupatissima ironia le ennesime rassicurazioni di Berlusconi, che date per «risolto al 95%» in Campania «il problema rifiuti», le antenne sul territorio degli ambientalisti mandavano altri segnali: il paravento stava per scoppiare e la tempesta sarebbe arrivata. «Meno male che Silvio c'é, ora dopo le dichiarazioni del presidente siamo tutti più tranquilli - diceva il presidente di Legambiente Campania -  Siamo alle solite tutto uguale stessa emergenza, stessi problemi, stesse dichiarazioni. Le dichiarazioni del  presidente Berlusconi ci rassicura tutti e l'emergenza di questi giorni era soltanto un sogno di noi ambientalisti. Ma forse è meglio che Berlusconi ritorni sulla terra o meglio in Campania dove assistiamo ad un film sempre uguale da 16 anni: stessa emergenza, stessi problemi e stesse dichiarazioni del presidente  del Consiglio. Di una cosa  siamo stati sempre: l'emergenza rifiuti risolta era quella visibile e che faceva notizia, ma quella strutturale era stata solo sommersa e ancora troppo lungo è l'elenco di inefficienze e ritardi. Nonostante l'aumento dei comuni virtuosi, la raccolta  differenziata ancora stenta a decollare nella metropoli e nelle città della provincia di Napoli, le discariche fanno ancora la parte del leone, a discapito dei territori, molto spesso di eccellenza, e di comunità sofferenti, mentre prosegue la telenovela infinita, frutto di indecisione, incapacità e malapolitica, degli impianti di compostaggio, necessari, anzi imprescindibili, ma ancora lontani dall'essere costruiti».

Questa era ed è la realtà mentre la fiaba berlusconiana si sta trasformando in un incubo di moltov, camion e auto bruciati e vetrine spaccate, manganellate, lacrimogeni e cariche della polizia.

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