[20/10/2010] News toscana

Legambiente: «La brutta storia delle Paffe: quando la testardaggine acceca»

RIO MARINA (LIVORNO). Secondo Legambiente Arcipelago Toscano, che ha scatenato la tempesta delle Paffe che sta sconvolgendo il piccolo Comune elbano di Rio Marina, «I 9 avvisi di garanzia "bipartisan" arrivati al Sindaco ed ai Consiglieri di Rio Marina che hanno votato nel 2009 (e ancora prima nel 2008) il cosiddetto "recupero delle tramogge" alle Paffe a Cavo non ci fanno certo piacere, ma non stupiscono. Non ci fanno piacere perché, ancora una volta se il sindaco onorevole Francesco Bosi si fosse fermato a valutare le nostre osservazioni e le nostre domande (fatte già nel marzo 2009), invece di buttarle sprezzantemente nel cestino e di accusare il blitz di Goletta Verde del 9 agosto 2009 di voler far solo mettere in cattiva luce il suo comune, molto probabilmente non si sarebbe arrivati a questa decisione della Magistratura che ipotizza il reato di abuso di Ufficio: artt. 323 e 110 c.p., contestando che il Piano di Recupero possa essere in conflitto con le Norme tecniche di attuazione del Piano regolatore che  non consentirebbero l'approvazione a "stralcio", anziché in forma unitaria, delle previsioni del comparto. Non è la prima volta che Bosi respinge sprezzantemente le nostre osservazioni per poi dover ammettere amaramente che erano fondate, ma evidentemente in 10 anni non ha imparato la lezione».

Il sindaco Bosi in un comunicato scrive: «La Procura della Repubblica di Livorno ha iscritto nel registro degli indagati tutti i Consiglieri comunali di Rio Marina che, in data 27/6/2009, hanno partecipato alla votazione unanime della delibera che approvava il Piano di Recupero delle tramogge in località Le Paffe a Cavo.
Il provvedimento del P.M., ipotizza il reato di abuso di Ufficio: artt. 323 e 110 c.p., contestando che il Piano di Recupero possa essere in conflitto con le N.T.A. del P.R.G. le quali non consentirebbero l'approvazione a "stralcio", anziché in forma unitaria, delle previsioni del comparto. Tutto ciò produrrebbe un ingiusto vantaggio alla Società SO.CO.MA., proprietaria dell'immobile. A prescindere dalla opinabilità delle valutazioni tecniche sulle normative urbanistiche, poste alla base del provvedimento della Procura, si deve osservare che l'Amministrazione comunale, a seguito di un ricorso al T.A.R., avverso alla delibera del 27/6/2009, ha ritenuto di adottare, in data 12/2/2010, una nuova deliberazione consiliare che ha sospeso l'efficacia di quel Piano di Recupero, e quindi il suo convenzionamento, fino all'entrata in vigore del nuovo Regolamento urbanistico, allo scopo di consentire la sua verifica sulla base della nuova disciplina. E questo nonostante il fatto che con ordinanza n. 00981/2009 del 16.12.2009 il TAR Toscana avesse respinto la domanda incidentale di sospensione, proposta in un ricorso contenente la medesima censura fatta propria dalla Procura della Repubblica. Questa deliberazione ha, così, l'effetto di risolvere le ipotesi formulate nell'Atto giudiziario in questione, ma essa non figura tra la documentazione relativa alle indagini espletate. Essa verrà inviata agli Uffici della Procura di Livorno insieme ad una memoria esplicativa sull'iter della pratica urbanistica ispirata all'esigenza di rimuovere lo stato di degrado nel quale versa la località delle Paffe, già interessata all'attività estrattiva delle Cave. Si confida che, esaminata questa documentazione, si proceda all'archiviazione del procedimento».

Ma secondo Legambiente quanto scrive Bosi è la dimostrazione che qualcosa non andasse negli atti urbanistici: «Dunque il reato non sarebbe stato commesso perche la pistola delle Paffe era carica ma ha fatto cilecca - scrivono gli ambientalisti - Il problema è che il Regolamento Urbanistico approvato ripropone quell'intervento e che lo fa diventare addirittura il modello da seguire per altri "piani di recupero" che in realtà sono spesso colossali operazioni edilizie in aree di grande valore paesaggistico ed addirittura archeologico (spesso nella martoriata località del Cavo) tanto che la Regione Toscana ad agosto ha sospeso l'efficacia di cinque previsioni del regolamento urbanistico del Comune, adottato dal consiglio comunale il 31 marzo., per profili d'incompatibilità e contrasto tra le previsioni del Comune e la disciplina paesaggista del Pit (Piano d'Indirizzo Territoriale),  mandando su tutte le furie Bosi e la sua maggioranza di centro-destra e la docilissima minoranza di centro-sinistra. Bosi in questa vicenda è comunque l'unico a cui va riconosciuta una certa testarda coerenza, cosa che non si può certo dire di una minoranza di centro-sinistra che con il suo voto determinante ha consentito al centro-destra riese di avere il numero legale per approvare il pasticcio delle Paffe, altrimenti impossibile da avere per l'assenza (probabilmente per qualcuno dovuta) di consiglieri di maggioranza. Anche Regione, Provincia e Soprintendenza hanno dato il via libera all'operazione delle Paffe, nonostante evidenti problemi urbanistici e paesaggistico-ambientali e nonostante le perplessità espresse subito da Legambiente. Forse sarebbe il caso di riprendere in mano tutta la vicenda e le impattanti previsioni nei dintorni per capire cosa sta succedendo e cosa potrebbe succedere».

In relazione all'inchiesta da parte della Procura di Livorno l'ufficio stampa della Regione Toscana precisa «che a suo tempo l'amministrazione regionale si è limitata a svolgere il ruolo di propria competenza, che era quello di valutare l'inserimento paesaggistico della previsione, introducendo peraltro alcune prescrizioni al fine di mitigarne l'impatto.
Recentemente, sempre per motivazioni di carattere paesaggistico, la Regione è intervenuta per sospendere l'efficacia di alcune previsioni contenute nel Regolamento Urbanistico approvato dal Comune».

Torna all'archivio