[18/10/2010] News

Iucn: il “Big Plan” per la natura ha bisogno di un “Big commitment” per l’economia ecologica

LIVORNO. Secondo l'International union for conservation of nature (Iucn), «I leader mondiali dovranno avere una visione ed una volontà politica perché l'umanità possa vivere in armonia con la natura». L'Iucn ha lanciato un appello in questo senso in occasione dell'apertura della Conferenza delle parti (Cop10) della Convention on Biological Diversity di Nagoya, in Giappone, che dovrebbe dare indicazioni e strumenti per fermare la perdita esponenziale di specie «Che, in ultima istanza, minaccia l'esistenza dell'insieme della vita sul pianeta».

L'Iucn ha partecipato all'elaborazione della Cbd dove svolge un ruolo di prima fila per la messa in opera dei suoi principi ed obiettivi. La delegazione Iucn alla Conferenza di Nagoya si sforzerà di fare in modo che le decisioni si fondino su elementi scientifici rigorosi in materia di biodiversità e che «Gli Stati si impegnino per i un Piano ambizioso, coraggioso ma realista, in grado di arrestare la perdita della biodiversità e di assicurare così l'avvenire di tutta la vita sulla terra».

Le migliaia di delegati alla Cop  10  discuteranno fino al 29 ottobre del "Big Plan"  della biodiversità per i prossimi 10 anni, per ridurre le pressioni antropiche su animali e piante, esaminando 20 obiettivi proposti dalla Cbd per rispondere alla crisi dell'estinzione delle specie e recuperare il capitale naturale del pianeta.

La direttrice generale dell'Iucn, Julia Marton Lefèvre, spiega che «in Giappone abbiamo un'occasione unica per riunire tutto il mondo, gli Stati, il settore pubblico e privato, al fine di rispondere alla crisi che minaccia la vita sulla terra. Noi chiediamo con urgenza ai governi, a tutti i ministeri e dipartimenti governativi, d'investire nel nostro capitale naturale e dio fermare il declino della biodiversità una volta per tutte, adottando un solido Piano strategico dotato di obiettivi misurabili e realistici. Gli obiettivi di riduzione della perdita di biodiversità previsti per il 2010 non sono stati raggiunti; non c'è alcun segnale di rallentamento del tasso del declino delle specie, che attualmente spariscono ad un ritmo mille volte superiore al normale. Le misure di conservazione sono effettive, ma semplicemente non sono sufficienti. Dopo i drammatici cambiamenti della biodiversità , il recupero è difficile, costoso e troppo spesso impossibile».

Secondo l'Iucn, nel quadro del "Big Plan" per arrestare il declino della biodiversità occorrono «Finanziamenti efficaci per salvare il mondo naturale e segnali che può essere messa in atto un'evoluzione verso un'economia ecologica». L'organizzazione lancia ai governi un appello «Perché tolgano gli ostacoli che impediscono un accordo su un nuovo regime internazionale che permetta l'accesso alle risorse genetiche del pianeta, assicurando allo stesso tempo una condivisione giusta dei vantaggi che ne derivano».

Jane Smart, direttrice del Biodiversity conservation group dell'Iucn, sottolinea: «Siamo al punto di non ritorno in diversi settori del mondo naturale; abbiamo perso innumerevoli specie ed i servizi essenziali dell'ambiente naturale nel quale viviamo. La conferenza di Nagoya può essere la nostra ultima chance per mettere in atto un nuovo Piano di lavoro. Non c'è un Piano B e, evidentemente, nemmeno un altro pianeta di ricambio».

Per questo l'Iucn chiede alla Parti riunite da oggi a Nagoya «Di prendere delle iniziative effettive ed immediate per fermare la perdita della biodiversità, in modo che nel 2020 tutte le politiche e le azioni necessarie siano stabilite e messe in opera. Entro il 2050, la biodiversità deve essere valorizzata e conservata, restaurata ed utilizzata in maniera razionale, rendendo così possibile la vita sana sul pianeta e apportando dei servizi e dei benefici essenziali a tutti gli esseri umani. La situazione economica mondiale e il bisogno di ridurre le spese pubbliche non possono essere ignoraste. Però, il meeting di Nagoya permette ai governi di prendere atto dei legami esistenti tra la biodiversità e le loro rispettive economie e di definire un nuovo "Big Plan" che apra la via ad un'economia ecologica».

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