[15/10/2010] News

Il nucleare č "bad for business". Costa pių di 6000 dollari al KW (forse 7-8000)

LIVORNO. Lo scriveva anche Antonio Cianciullo su La Repubblica, ma è Greenpeace International a girare spietatamente il coltello nell'ultima (e dolorosissima perché economica) ferita del nucleare «Dopo la notizia dello scorso fine settimana che Constellation Energy Group Inc aveva cancellato piani per la costruzione ad un terzo reattore nucleare di Calvert Cliffs negli Stati Uniti - sottolineano gli ambientalisti - il prezzo della azioni della società è aumentato di 15 centesimi a 32,50 dollari. Nel frattempo, dall'altra parte dell'Atlantico, EdF, il più grande azionista del Constellation Group, ha visto calare nelle news i prezzi dei suoi titoli del 3,4% (Il prezzo delle sue azioni quest'anno è sceso del 27%). A quanto pare "Nuclear power is bad for business"».

Greenpeace invece fa un altro esempio virtuoso in borsa per le fonti rinnovabili: «Dopo aver annunciato questa settimana che stava investendo in un underwater transmission network che può raccogliere l'energia elettrica dagli impianti eolici al largo della Mid-Atlantic coas" e dare energia a "quasi due milioni di famiglie in Virginia, New York e New Jersey', il prezzo delle azioni di Gooogle è salito. Forse questa reazione nucleare potrebbe essere utile a diversi guru del mercato azionario e consigliare l'industria energetica riguardo agli i investimenti futuri? Chiunque, seguendo il nostro consiglio in questi ultimi giorni, avrebbe fatto un piccolo buon guadagno».

Fin qui l'ironia dissacrante di Greenpeace che con Edf ha diversi conti aperti, ma la vicenda della rinuncia della Constellation a realizzare l'Epr perché i prestiti per il nucleare di Obama sarebbero troppo onerosi ha rimesso in moto una discussione della quale l'industria atomica mondiale farebbe volentieri a meN. Quanto costa un davvero un KW della "economica" nucleare come quella che l'Italia si appresta a comprare chiavi in mano dai francesi?

Alla domanda prova a rispondere su Greentech Media, Michael Kanellos e scopre che le risposte variano nel tempo, ma con una costante: sono sempre al rialzo.

«Nel 2003, il Mit ha stimato che lo "overnight cost", o il costo di un impianto senza finanziamenti, sarebbero 2.000 dollari per kilowatt. Nel 2009, il Mit ha aggiornato la cifra a 4.000 dollari a kilowatt, assumendo alcuni dei fattori di rischio ineliminabili. Nel frattempo, Mark Cooper, della University of Vermont Law School, ha detto all'inizio di quest'anno che l' overnight cost potrebbe essere ad un livello tra i 7.000 e gli 8.000 dollari per kilowatt, per una centrale nucleare da 2 gigawatt che, compresi i finanziamenti, a ha un costo tra i 20 e i 25 miliardi di dollari, in altre parole 10 dollari e più a watt».

Cooper spiega che le spese per finanziare le centrali nucleari sono importanti per capire come mai ci voglia così tanto per costruirle: «Anche un prestito all'1% su un progetto di 8 miliardi dollari è parecchio. Il risultato è che gli altri prezzi risultati dal "nuclear socialism", spiegano perché gli impianti avranno sempre bisogno del sostegno dello Stato».

La Constellation Energy voleva costruire una centrale nucleare da 1,6 GW nel Maryland e per questo aveva chiesto un prestito garantito da 7,6 miliardi al dipartimento dell'energia Usa (Doe) che coprisse l'80% del costo del progetto del reattore Calvert Cliffs 3, in 9,6 miliardi di dollari. La Constellation si è ritirata perché il Doe ha chiesto di pagare 880 milioni dollari di interessi, circa l'11,6% del prestito, per la garanzia. L'impresa energetica ha detto che così la centrale nucleare non sarebbe stata più redditizia.

Ma su Greentech Media Kanellos ci riporta alla matematica: «9,6 miliardi dollari diviso per 1,6 gigawatt è pari a 6.000 dollari per kilowatt, o 6 dollari per watt. Aggiungendo il costo della garanzia Doe sarebbe stato sospinto a 6,55 dollari per watt. La cifra è ovviamente una stima. 1,6 divide nettamente in 9,6 senza resto. Una cosa del genere non succede in genere quando si divide in miliardi. Probabilmente il costo totale potrebbe anche subire un superamento dei costi operativi, della gestione delle scorie, della manutenzione o del combustibile. Il combustibile in realtà raggiunge solo i 2 - 4 punti percentuali del costo complessivo, ma alcuni degli altri fattori sono meno prevedibili».

Kanellos sottolinea un altro aspetto sempre più evidente negli Usa e in Europa: anche secondo le stime più ottimistiche dei filo-nucleari, l'atomo sembra avere grossi problemi a mantenersi economicamente sui livelli delle alrtre fonti energetiche.

«L'eolico, anche se intermittente, costa 1.300 dollari a kilowatt - - si legge su Greentech Media - Le flow batterie per stoccare l'energia eolica si vendono per 4.000 dollari a kilowatt L'aria compressa può costare 1.000 dollari per kilowatt. In teoria, l'eolico e lo stoccaggio insieme restano ancora sotto i 6.000 dollari per kilowatt del nucleare. I costi di installazione del solare in una casa sono di 6.000 dollari a watt dopo gli incentivi e molto meno per i progetti di utility-scale. Il solare e l'eolica, ovviamente, hanno un regolare calo dei prezzi grazie alla produzione di massa».

Il rapporto del Mit aggiunge che «Anche a 4.000 dollari per chilowatt il nucleare avrebbe bisogno inizialmente di prestiti garantiti e altri incentivi per rimanere competitivi con il gas naturale (850 dollari per kilowatt) e il carbone (2.300 dollari per kilowatt)» e Kanellos ricorda che «I ricercatori hanno anche raccomandato il carbon pricing. Alla fine, ancora una volta è difficile determinare un accurato prezzo finale. Si tratta di stime approssimative e speriamo di poter approfondire i calcoli al più presto. Ma l'industria nucleare deve probabilmente fare meglio di questo».

Torna all'archivio