[13/10/2010] News

Come proteggere le comunità e gli ecosistemi dalle catastrofi naturali. Il pessimo esempio di Haiti

LIVORNO. Oggi per l'Onu è l'International day for disaster reduction che si celebra all'interno della campagna mondiale 2010-2011 per la prevenzione delle catastrofi che ha per tema «Per delle città resilenti: la mia città si prepara». L'assemblea generale dell'Onu il 22 dicembre 1989, a chiusura del decennio internazionale per la prevenzione delle catastrofi naturali(1990-1999), decise di celebrare ogni secondo mercoledi di ottobre la giornata internazionale della prevenzione delle catastrofi «al fine di partecipare a livello modiale ad uno sforzo costante di prevenzione delle catastrofi naturali, compresa la preparazione alle catastrofi ed all'attenuazione dei loro effetti».

Il Programma Onu per l'ambiente (Unep) non fa una celebrazione rituale ma parte da Haiti, uno dei paesi più poveri e con l'ambiente più degradato dell'emisfero occidentale, come esempio emblematico dei molti in giro per il mondo per sottolineare il ruolo fondamentale svolto dagli ecosistemi nella riduzione del rischio di catastrofi.

«Prima del terremoto nel gennaio 2010 che ha devastato il Paese - spiega l'Unep - il degrado ambientale era già una sfida cruciale, visto che i bacini ampiamente degradati rendevano la popolazione rurale e urbana di Haiti vulnerabile a inondazioni, frane e ad una grave erosione del suolo. Da agosto a settembre 2008, quattro grandi tempeste hanno ali devastato Haiti, provocando frane e le alluvioni improvvise, lasciando migliaia di senzatetto, uccidendo quasi 800 persone e distruggendo il 60% del raccolto del Paese».

Eppure la vicina Cuba e la confinante Repubblica Dominicana non sono state colpite così pesantemente. Probabilmente la deforestazione ha giocato un ruolo nel moltiplicare l'impatto devastante delle catastrofi ad Haiti. Il più povero Stato delle Americhe ha meno del 2% di copertura arborea e alti tassi di deforestazione determinati principalmente dalla povertà, Haiti è diventata così estremamente vulnerabile a inondazioni e frane durante le forti piogge. Infatti quelli del 2008 non sono stati eventi isolati: nel 2004 la tempesta tropicale Jeanne ha ucciso circa 3.000 persone a causa di frane e alluvioni venute giù dalle montagne denudate dalla vegetazione. Ma queste tragedie non riguardano solo Haiti: alluvioni improvvise legate al degrado delle foreste sono un'esperienza ricorrente in Paesi come le Filippine e più recentemente in Messico, Guatemala, Honf duras El Salvador e ci ricordano come il degrado ambientale possa contribuire ai disastri. Nei soli ultimi 10 anni almeno 2,5 milioni di persone nel mondo sono state colpite da calamità naturali, il 97% delle quali sono state influenzate da catastrofi legate al clima.

E' sempre più evidente il ruolo essenziale di mitigazione svolto da foreste e bacini idrici ben gestiti nella riduzione dei rischi di catastrofi, una gestione che aiuterebbe anche le popolazioni urbane e rurali ad essere più resilienti alle inondazioni, alle frane e ad altri pericoli naturali.

Della giornata internazionale se n'è discusso anche all'Expo internazionale di Shanghai con una tavola rotonda sul tema "La Città", che ha esaminato modi di costruire centri urbani resilienti ai pericoli naturali ed alla quale sono intervenuti il vicesindaco di Chendgu, Mao Zhixiong, l'editore del China Business Times, Li Zhong Chun, e il capo della Post-Conflict and Disaster Management Branch dell'Unep , Henrik Slotte, così come i rappresentanti dell'Unicef e dell' United Nations international strategy for disaster reduction (Unisidr).

Ma l'appuntamento più importante dell'International day for Disaster Reduction è stato l'high-level forum tenutosi a Ginevra, in Svizzera e organizzato dall'Unep e dalla Partnership for environment and disaster risk reduction (Pedrr), un partenariato globale composto da agenzie Onu, Ong internazionali e regionali e da istituti specializzati che ha lo scopo di influenzare la politica e migliorare e coordinare gli sforzi nella gestione ambientale e gli approcci ecosistemi per un livello di vita sostenibile e la riduzione dei rischi di calamità, tra cui rischi legati al clima. Il Pedrr lavora insieme ad altri networks e partnerships come il Disaster and environment working group in Asia (Dewga).

La tavola rotonda di Ginevra, alla quale hanno partecipato i membri di comunità in via di sviluppo e rappresentanti della società civile, ha fornito una opportunità fondamentale per aumentare la consapevolezza dei fattori ambientali di rischio di catastrofi e per discutere delle sfide affrontate dalle comunità e dai Paesi nella riduzione dei rischi di catastrofe e delle raccomandazioni per azioni future, è stata aperto dal rappresentante speciale del segretario generale dell'Onu per Disaster risk reduction, Margareta Wahlström, e dall'ambasciatore all'Onu della Costa Rica Manuel B. Dengo.

A Ginevra si è discusso di come le foreste e bacini idrici forniscano servizi essenziali sia alle comunità rurali che a quelle urbane, compresa la protezione dai pericoli naturali e il sostegno essenziale ai mezzi di sussistenza e alle economie locali. «Eppure - sottolinea l'Unep - questi servizi in più delle foreste, in particolare per la regolamentazione dei rischi naturali, continuano ad essere sottovalutati, con la perdita delle occasioni per massimizzare il loro potenziale di prevenzione e di mitigazione delle catastrofi. In tutto il mondo, dalla regione Altiplano della Bolivia a Paesi come la Cina, la Svizzera e il Giappone, le comunità ed i governi stanno dando maggiore riconoscimento al valore delle foreste per la mitigazione contro le alluvioni, valanghe, caduta di massi ed erosione del suolo e perché forniscono legname e di prodotti non legnosi a il sostentamento delle popolazioni».

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