[12/10/2010] News

Il Basic ai Paesi sviluppati: ĞRispettate i vostri obblighi sul cambiamento climaticoğ

LIVORNO, A Tianjin, sono terminati i Climate change talks dell' United Nations framework convention on climate change (Unfcccc) ma i rappresentanti del Basic (Brasile, Sudafrica, India e Cina) sono rimasti nella città cinese per mettere a punto una strategia comune durante la loro Conferenza ministeriale e soprattutto per rispondere a chi insieme a loro fu protagonista dell'accordo-stallo di Copenhagen: gli Usa.

Il capo-negoziatore cinese per il cambiamento climatico, Su Wei, il 9 ottobre aveva già detto che «Alcuni Paesi sviluppati tentano di riscrivere il Protocollo di Kyoto per aggirare i loro obblighi sulla riduzione delle emissioni, il che rappresenta un ostacolo al dialogo delle Nazioni Unite sul clima: le loro intenzioni nascoste sono quelle di evitare di fissare un obiettivo per la riduzione delle emissioni dopo il 2012, il più grande tema di s discussione attuale. Certi Paesi ricchi vogliono una modifica sostanziale del Protocollo di Kyoto. E' un arretramento in rapporto alle riunioni precedenti. Tutti gli atti che puntano a rovesciare il Protocollo di Kyoto devono essere denunciati».

La sensazione fastidiosa è che dietro l'evidente scontro sul clima che potrebbe portare ad un risultato ancora più misero di quello previsto a Cancun, ci sia lo scontro di ben diverso tenore, commerciale, politico e sui diritti umani (e sul Premio Nobel) tra americani e cinesi. Ma se la chiusura dei climate change talks di Tianjin ha confermato e inasprito i numerosi disaccordi esistenti tra i Paesi ricchi e quelli poveri, il summit del Basic di Tianjin ha segnato l'allineamento dei Paesi emergenti sulle posizioni del dragone cinese, non certo dell'aquila americana. Il blocco dei quattro Paesi ha chiesto ai Paesi sviluppati di «Realizzare una riduzione di emissioni considerevole nel corso del secondo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto».

Secondo il giornale indiano Business standard, il Basic ha chiesto ai Paesi sviluppati di tirare davvero fuori, e in maniera trasparente, i 30 miliardi di dollari di finanziamenti fast-start promessi alle Nazioni in via di sviluppo a Copenhagen e di impegnarsi a garantire i 100 miliardi dollari all'anno fino al 2020. Il Basic è convinto che «Il sostegno finanziario a medio e a lungo termine fornito dalle Nazioni sviluppate determinerà anche l'esito del vertice di Cancun sul cambiamento climatico».

I 4 Paesi hanno anche ribadito il loro pieno sostegno alla creazione di un nuovo fondo all'interno dell'Unfccc da parte dei Paesi sviluppati, ma da finanziare con denaro pubblico e non privato, come invece suggerito dai Paesi ricchi.

I ministri del Basic hanno respinto la proposta dei Paesi sviluppati «Di azioni unilaterali, anche fiscali e non fiscali, o di altre barriere fiscali e non fiscali o altre misure contro prodotti e servizi delle Nazioni in via di sviluppo a causa della mancata lotta ai cambiamenti climatici. Sono contro i principi e le disposizioni dell'Unfccc e metteranno seriamente in pericolo patto internazionale sui cambiamenti climatici e il commercio globale».

Il Basic si riferisce alla richiesta avanzata a Tianjin da Usa ed Ue di una tassa sui paesi che non rispettano un trattato vincolante sul clima, che costringerebbe i 4 Paesi, e in particolare India e Cina, ad accettare il controllo delle loro emissioni. Una proposta che è stata definita senza mezzi termini dal Basic «Una misura protezionistica unilaterale».

Il gruppo ha invece sottolineato «L'importanza della questione di un accesso equo allo sviluppo sostenibile come elemento centrale nella costruzione di un esito globale ed equilibrato di negoziati sul cambiamento climatico. I ministri Basic hanno concentrato la loro discussioni sulle questioni relative alla conferenza di Cancun, e hanno espresso la loro volontà di favorire un buon esito globale ed equilibrato a Cancun, in conformità con il mandato della roadmap di Bali - si legge nella dichiarazione finale - Essi hanno espresso preoccupazione per la mancanza di trasparenza e di informazioni rilevanti sulla fast start finance ed hanno ribadito che tali risorse devono essere nuove e aggiuntive agli Oda (Official Development Assistance) esistenti ed ai fondi bilaterali».

Alla riunione del Basic hanno partecipato anche i ministri dell'ambiente di Yemen, Argentina, Grenada, Etiopia, Egitto e Venezuela che hanno sottolineato: «Il risultato di Cancun dovrebbe spianare la strada per una soluzione giuridicamente vincolante il prossimo anno in Sudafrica. L'esito della conferenza di Cancún dovrebbe essere basato sull'equilibrio tra i due binari negoziali all'interno dell'Unfccc e del Protocollo di Kyoto, e dovrebbe essere aperta, trasparente, inclusiva, condotta dalle partiti e basata sul consenso».

Il ministro dell'ambiente indiano Jairam Ramesh ha spiegato ai suoi colleghi dei Paesi in via di sviluppo: «Vorremmo che questo testo venga ripreso nell'accordo finale» a Cancun. Ramesh ha detto che le proposte dei Paesi sviluppati violerebbero il principio della responsabilità comune ma differenziata e che alcune delle misure sarebbero incompatibili con le norme dell'Organizzazione mondiale del commercio: «Quel rapporto per noi è giunto come una sorta di shock».

Tutti alla fine hanno chiesto che «I Paesi sviluppati che non hanno ratificato il Protocollo di Kyoto (cioè gli Usa, ndr) intraprendano analoghi obiettivi di riduzione delle emissioni derivanti dalla Convenzione. I ministri del Basic hanno sottolineato l'importanza attribuita agli obblighi dei Paesi sviluppati di trasferimento di tecnologia e hanno convenuto che «Ai diritti di proprietà intellettuale non dovrebbe essere permesso di diventare un ostacolo per il trasferimento di tecnologia».

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