[08/10/2010] News

Un Paese che si spegne lentamente

LIVORNO. Diceva dolorosamente Kurt Cobain che è "meglio bruciare subito che spegnersi lentamente".  Dipende ovviamente dai punti di vista e dai contesti, di certo la sostenibilità ambientale e sociale pretende l'uscita da questo aut aut  che al leader dei Nirvana, nonostante un talento e un successo  mostruoso, o forse a causa proprio di questo, impedì di arrivare ai trent'anni. Non c'è dubbio però che l'Italia con la politica degli tagli imposti da Tremonti si stia "spegnendo lentamente". Se persino un pavido come Bondi, inspiegabile ministro della cultura, arriva a minacciare le dimissioni (teoriche, sia chiaro...) perché il collega ha chiuso il rubinetto, difendendo la cultura che invece Tremonti dice non "esser buona da mangiare", significa che sta succedendo qualcosa di grosso.

Persino Berlusconi si è visto dire "no" dal ministro alla richiesta di soldi per la nuova emergenza rifiuti Campania. Stessa sorte è toccata alla Gelmini per la sua riforma, per non parlare della Prestigiacomo che non solo non avrà i soldi per i Parchi ma addirittura ha rischiato di perdere pure quegli spiccioli per il dissesto idrogeologico, provenienti dai fondi Fas, visto che per Tremonti potevano essere dirottati sulla suddetta emergenza rifiuti campana. Da segnalare poi - lo fa oggi di nuovo il Sole24Ore -che  "Industria 2015", il noto programma di incentivazione per progetti di innovazione industriale,  da quasi un anno e mezzo vede le imprese entrate nella graduatoria finale lamentarsi «di aver ricevuto le agevolazioni previste, a titolo di anticipazioni o a fronte di avanzamento, solo con il contagocce». Soltanto considerando i bandi relativi a "Efficienza energetica" e "Mobilità sostenibile" - dice il quotidiano di Confindustria - si parla di 50 progetti e 500 tra imprese, università e centri di ricerca in partnership, in tutto quasi 450 milioni di fondi pubblici a sostegno di almeno altrettanti investimenti privati nella ricerca e innovazione. Molte imprese, soprattutto le più piccole, sono in difficoltà: hanno già iniziato a investire ma i rimborsi si sono persi nei meandri della burocrazia.

Ora, che in una fase di crisi chi gestisce i "conti" debba fare "economia" oltre che comprensibile è pure doveroso, ma che con questa scusa si trovino i soldi per il Ponte di Messina o per l'Esercito e non per istruzione, cultura, dissesto idrogeologico e green economy (perché Industria 2015 voluta da Prodi e portata avanti da Bersani, è questo) significa appunto far "spegnere lentamente" il Paese. Obiettare poi che invece si farà ripartire l'Italia con la rinascita nucleare - visti costi e tempi su tutto - significa semplicemente distorcere la realtà.

Torna all'archivio