[07/10/2010] News

Parlamento europeo: ruolo guida per l'Ue per la biodiversità. E l’Italia aumenta la difesa dell’ambiente marino

BRUXELLES. Il Parlamento europeo ha approvato oggi una risoluzione che chiede all'Unione europea ed ai suoi partner internazionali s di aumentare gli investimenti per proteggere piante e specie animali in vista della conferenza della Convenzione sulla diversità biologica dell'Onu che si terrà dal 18 al 29 ottobre a Nagoya, in Giappone. Secondo il presidente della commissione ambiente dell'europarlamento, il socialdemocratico tedesco Jo Leinen (Nella foto), «Rischiamo di mordere la mano che ci nutre, se non fermiamo la perdita di biodiversità. L'Ue deve guidare la lotta per la protezione della biodiversità alla conferenza Onu U di Nagoya".

La risoluzione è stata adottata con 505 voti a favore, 22 contrari e 41 astensioni e contiene una serie di raccomandazioni sugli obiettivi strategici che l'Unione europea dovrebbe perseguire alla Conferenza delle parti (Cop 10) giapponese che è il culmine dell'anno sulla biodiversità delle Nazioni Unite ma che dovrà anche prendere atto del sostanziale fallimento degli obiettivi di riduzione della perdita della biodiversità che la comunità internazionale si era data per il 2010, secondo i deputati europei quindi l'Ue dovrebbe giocare un forte ruolo nello stabilire obiettivi più ambiziosi per il 2020 e per l'elaborazione di una "visione" per il 2050.

La risoluzione suggerisce gli obiettivi strategici per il 2020, fra i quali: l'abolizione degli aiuti dannosi per la biodiversità; il raggiungimento dell'obiettivo della "deforestazione zero"; l'abolizione delle pratiche di pesca distruttive; la protezione di almeno il 20% delle aree terrestri, marine e d'acqua dolce; la non estinzione delle specie notoriamente a rischio; il ripristino del 15% degli ecosistemi degradati.

I deputati europei  si sono detti «Estremamente preoccupati per il mancato conseguimento degli obiettivi previsti per il 2010, ossia la riduzione del tasso di perdita della biodiversità e l'arresto di tale perdita, e invitano la Commissione e gli Stati membri ad assumere un ruolo guida annunciando la propria posizione prima dell'inizio della Cop 10. I fondi globali devono essere drasticamente aumentati». La risoluzione approvata cita uno studio che evidenzia che «Si tratta di un investimento necessario poiché la perdita di biodiversità già costa all'economia globale, secondo una stima, 50 miliardi di euro all'anno, stima destinata ad aumentare nel tempo».

L'europarlamento inoltre «Riconosce che la perdita di biodiversità e il cambiamento climatico pongono sfide comuni, come la necessità di proteggere le foreste, e che entrambi i fenomeni colpiscono particolarmente i paesi in via di sviluppo. I deputati chiedono quindi che i paesi in via di sviluppo siano aiutati a gestire le loro foreste in maniera sostenibile».

Per una volta tanto l'Italia sembra in sintonia con l'Europa: oggi su proposta del ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo, il Consiglio dei ministri ha varato due importanti per la dell'ambiente marino.

«Il primo provvedimento - spiega il ministero dell'ambiente - è uno schema di decreto del Presidente della Repubblica che istituisce di zone di protezione ecologica oltre il limite del mare territoriale. L'area interessata al provvedimento è un ampio tratto di mare (fra cui la zona dell'alto Tirreno e del mar Ligure su cui insiste anche il "Santuario dei Cetacei") nella parte nord del mediterraneo. Per tali aree, con l'obiettivo di prevenire scarichi di sostanze inquinanti in acque internazionali ma contigue alle coste italiane, si dispone l'istituzione di zone di protezione ecologica a partire dal limite esterno del mare territoriale italiano entro le quali saranno applicate tutte le misure di prevenzione e repressione dell'inquinamento marino, nonché di protezione dei mammiferi, della biodiversità e del patrimonio archeologico e storico».

Il secondo provvedimento è un decreto legislativo che recepisce la Direttiva europea  2008/56, quella dell'l'azione comunitaria per le politiche per l'ambiente marino. «La direttiva che si recepisce - sottolinea il ministero - impone agli Stati membri di raggiungere  entro il 2020, sulla base di un approccio eco-sistemico, il buono stato ambientale per le proprie acque marine. Allo scopo, ciascuno Stato membro deve mettere in atto, per ogni regione o sottoregione marina, una strategia che consta di una fase di preparazione e di un programma di misure. Il provvedimento  rappresenta una strategia per combattere l'inquinamento  che consentirà di raggiungere un "equilibrio dinamico" tra un "buono stato ambientale" delle acque marine e uno sviluppo "sostenibile",  al fine di ridurre od eliminare le "pressioni" e gli "impatti" connessi a tutte le politiche e tematiche settoriali suscettibili di provocare effetti sull'ambiente marino, quali, ad esempio,  la politica della pesca, la politica agricola ed  i trasporti.  Nell'ambito di tale strategia assume un ruolo centrale il Ministero dell'ambiente, cui è demandato, in quanto autorità competente ai fini della attuazione della direttiva,  il coordinamento delle attività previste dal provvedimento».

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