[06/10/2010] News

Plugging the gap del Wwf: «Nel 2020 emissioni oltre un terzo sopra la soglia di rischio»

LIVORNO. Il Wwf International ha presentato oggi ai Climate change talks in corso  a Tianjin il nuovo rapporto "Plugging the gap - an easy guide to a safe climate future", second il quale «Abbiamo a disposizione 40 gigatonnellate di gas CO2 equivalenti all'anno fino al 2020. Impegni dei paesi industrializzati per target di riduzione basati sulla scienza risparmierebbero al pianeta 4,3 gigatonnellate l'anno». Invece secondo il Wwf «Le attuali politiche di riduzione potrebbero provocare un aumento globale di emissioni di gas serra di oltre un terzo il limite soglia, ovvero, il livello di sicurezza indicato dalla comunità scientifica oltrepassato il quale si prefigurano  eventi climatici catastrofici».

Plugging the gap, basandosi sulle ultime analisi scientifiche, dice che «Possiamo inquinare al massimo per 40 Gigatonnellate di gas CO2 equivalenti ogni anno, fino al 2020, per evitare fenomeni catastrofici. Purtroppo però pare che il mondo si avvii verso livelli molto più alti, tra le 47,9  e le 53,6 gigatonnellate l'anno se ci si basa sugli impegni di riduzione delle principali economie mondiali, impegni che, come sappiamo, non sempre vengono mantenuti». 

Le analisi del Panda dimostrano che i governi hanno a disposizione diverse possibilità per ridurre il "gap" climatico  che separa gli impegni presi da quelli veramente necessari: «Le opzioni per i paesi sviluppati prevedono la rapida trasformazione e riconversione delle industrie a maggiore consumo e  il passaggio rapido a un'economia "low carbon", assicurando contemporaneamente la garanzia di un sostegno finanziario alle azioni più avanzate di riduzione dei gas serra nei paesi in via di sviluppo; vanno anche regolamentati i settori (aviazione e trasporto marittimo)  e gas serra che ancora non rientrano nel regime  internazionale sul clima.  Se questi impegni dovessero fallire il mondo rischia di spendere oltre il limite possibile il ‘budget'di carbonio ancora a disposizione, ovvero la quota complessiva di emissioni che possiamo ancora produrre prima di superare la soglia limite di 1,5 gradi centigradi di riscaldamento globale rispetto ai livelli pre-industriali».

Il rapporto evidenzia che nei Paesi industrializzati con dei target di riduzione basati sulla scienza si potrebbero ridurre le emissioni di almeno 4,3 gigatonnellate all'anno. Secondo il Wwf, «I calcoli sulle emissioni sono complicati dal fatto che esistono numerose scappatoie nella rendicontazione; accade, ad esempio, che venga calcolata due volte la stessa riduzione di emissioni o addirittura si usino dati fittizi: tutto questo ci "costa" almeno altre 2,4 gigatonnellate all'anno entro il 2020. Per esempio, il "calcolo-doppio" nella finanza legata al clima e nel calcolo delle riduzioni prodotte  dai progetti nei paesi in via di sviluppo (Cdm - Clean development mechanism)  è stimato in circa 1 gigatonnellata. Al momento questi tagli possono essere ancora calcolati sia nei registri dei Paesi in via di sviluppo dove hanno avuto luogo che in quelli dei Paesi sviluppati che hanno attuato il progetto. Non solo, i soldi spesi per comprare i crediti dei Cdm possono addirittura essere  calcolati tra i fondi per sostenere i paesi in via di sviluppo nell'ambito degli impegni finanziari sul clima!. Al contrario, veri sostegni finanziari, addizionali, ai Paesi in via di sviluppo per sostenere la transizione a economie a basso contenuto di carbonio, al di là degli impegni che già stanno attuando unilateralmente, permetterebbero di ridurre il gap di 1,7 gigatonnellate . Inoltre recuperare una riduzione nei settori come la navigazione marittima o quella aerea insieme all'eliminazione dei crediti derivati dai Cdm generati dai progetti che comunque si sarebbero dovuti avviare, potrebbe restringere ulteriormente il "gap" di emissioni di altre 1,3 gigatonnellate di CO2».

Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia del Wwf Italia, che sta seguendo il summit cinese dell'Unfccc, sottolinea che «E' ormai chiaro come alcuni Paesi stiano affrontando le necessarie trasformazioni delle proprie economie, mentre altri non sono riusciti a sostenere in maniera reattiva questo nuovo trend mettendo così a rischio la salvaguardia e la prosperità di tutti. Dai negoziati a Tianjin devono emergere segnali chiari di un cambiamento di rotta. Anche un bambino saprebbe calcolare che se continuiamo ancora con una crescita di emissioni di 50 gigatonnellate  CO2 equivalenti e oltre ogni anno, presto avremo esaurito malamente la nostra quota che ammonta, sino al 2050, al massimo a 900 gigatonnellate CO2eq. Dobbiamo ridurre le emissioni annuali  anno dopo anno e dividere la quota residua di CO2 che abbiamo a disposizione in maniera equa tra i paesi industrializzati, che già ne hanno speso la maggior parte,  e quelli in via di sviluppo che subiscono le conseguenze delle nostre azioni passate e che hanno diritto a svilupparsi, anche se vanno aiutati a farlo in modo ben diverso da quello insostenibile che ha caratterizzato i paesi già sviluppati».

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