[23/09/2010] News

La teoria dei giochi globali applicata alle raccolte differenziate

GROSSETO. Il titolo di questa articolo è anche il titolo del workshop che Interseroh Italia organizza venerdì 1 ottobre nell'ambito di Ravenna 2010, un festival su rifiuti, acqua, energia organizzato da Labelab e giunto alla sua terza edizione.

Un appuntamento di lavoro per riflettere e discutere e magari capire meglio quali sono gli scenari futuri del complesso mondo del riciclo in generale e della carta da macero in particolare.

Abbiamo chiesto a Enzo Scalia, amministratore delegato di Interseroh Italia come nasce questo accattivante titolo che parte dalla teoria dei giochi per approdare alle raccolte differenziate.

«La teoria dei giochi, nel suo assunto teorico, rappresenta l'analisi di scenari competitivi tra gli attori in gioco e su come l'interazione tra questi può portare al guadagno o alla perdita dei partecipanti.  Mi è sembrato utile partire da questa modellizzazione per mettere a confronto alcuni dei protagonisti delle raccolte differenziate per discutere di scenari e obiettivi. Ho la sensazione che questo Paese, e ancora di più questo settore, sia restio a fermarsi a riflettere su strategie e risultati di lungo termine: il nostro workshop ha l'obiettivo di fare alcune riflessioni a voce alta sul futuro possibile di raccolte e riciclo.

Sono convinto che il confronto sulle diverse strategie, anche con una sostanziale differenza di obiettivi, permetta al sistema di evolvere verso soluzioni complessivamente  migliori».

Un punto nodale è il riciclo. La direttiva europea in corso di recepimento anche in Italia parla infatti ormai di obiettivi di riciclaggio. Secondo lei il nostro sistema è pronto a questo passaggio?

«Tra le peculiarità del nostro paese rispetto alla Unione Europea (alcune di eccellenza, altre molto meno), esiste una sostanziale frattura tra obiettivi di raccolta (spesso declinati nel banale spostamento quantitativo dei rifiuti da un cassonetto a una campana) e obiettivi di riciclo. Oggi, la direzione impressa dalla Commissione vuole coniugare quantità e qualità. In altre parole, occorre che tutti prestino maggiore attenzione all'impiego effettivo nella fase industriale delle materie prime seconde.

Si tratta allora di capire quanto le esigenze della pubblica amministrazione riescano a sposarsi con quelle dell'industria del riciclo. Rispetto al passato, oggi c'è una vera esigenza di  confronto serrato e costruttivo tra le scelte della pubblica amministrazione e le esigenze di politica industriale.

Occorre quindi coniugare modelli di sviluppo con le opportunità che l'industria del riciclo offre. E dato che lo scenario economico è in continuo movimento, con tempi sempre più brevi e spazi sempre più globali, è necessario che questo confronto diventi ampio e sistematico».

Torno a chiederle, il sistema è pronto a questo cambio di passo?

«Il sistema sarà pronto a patto che diventi lo scacchiere dove operare la politica delle scelte. Bisogna accantonare idee preconcette sia nel mondo industriale sia nel mondo delle amministrazioni. Se c'è una vera sintonia sugli obiettivi di riciclo allora si deve dare un valore a ciò che si raccoglie per seguire le esigenze di politica industriale che creano reale valore e non per inseguire percentuali di raccolta differenziata, che spesso creano soltanto maggiori costi a monte e a valle».

E lo scenario economico come influisce su tutto questo?

«La recente crisi globale ha portato ancora più allo scoperto i punti nevralgici del sistema. I problemi e le soluzioni odierne hanno profondamente a che fare con la globalizzazione: tutti devono essere in grado di muoversi più velocemente nella duplice dinamica spazio-tempo: accelerare i momenti decisionali e allargare tempestivamente la visione.

Ne consegue che i problemi locali, che un tempo potevano essere risolti nello stesso ambito in cui si erano generati, oggi sono proiettati in spazi più ampi e con tempi molto più rapidi. Pertanto anche saper gestire le raccolte differenziate in un contesto di economia in crisi richiede persone preparate a lavorare efficacemente sulla duplice dinamica. Questo comporta che i decisori devono abituarsi a tempistiche più veloci e scenari di spazio globali.

Temo che invocare le "soluzioni di prossimità al riciclo" in uno scenario del genere sia davvero arduo e per alcuni aspetti pericoloso proprio per la creazione di valore locale.

 Se produzione, trasporto e consumo delle merci oggi seguono direttrici globali anche produzione, trasporto e consumo dei rifiuti devono essere pronti a collocarsi nella medesima direzione».

Circa un anno fa in una intervista ci aveva fatto presente il pasticcio e l'incertezza rispetto ai comportamenti e alle procedure da utilizzare per l'import-export di carta da macero, oggi a che punto siamo?

«Purtroppo,  non registro passi avanti significativi . L'idiosincrasia  normativa (tra Italia e UE) e l'incertezza documentale  non è stata ancora risolta definitivamente, nonostante i diversi  incontri a alcuni passi avanti.  Si corre il serio rischio, per citare un famoso filosofo, che questa diventi  "la notte nera in cui tutte le vacche sono nere". In altre parole, si tende a porre qualsiasi export di materie prime seconde sotto una generica etichetta  di "traffico illecito di rifiuti". Dimenticando, ad arte o casualmente, che solo la chiarezza normativa e la certezza dei controlli  portano allo scoperto i comportamenti illeciti da reprimere e sicurezza per i molti operatori che operano seriamente sul trading internazionale. Se non si va nella giusta direzione del chiarimento, le conseguenze saranno opposte ai desiderata: si allontaneranno da questo paese le aziende serie e prospereranno quelle che preferiscono operare nell'ombra. Tale chiarezza sarà inoltre utile a sgombrare il campo dall'equivoco che le norme ambientali possano ridursi ad un manganello  neo-protezionista tinto di verde, impugnato dal lobbista di turno...».

E il ruolo dei consorzi di filiera in questo gioco?

«Sono stati e rimangono attori fondamentali per lo sviluppo di raccolta e riciclo. Come già ribadito molte volte, mi sarebbe piaciuto vedere nell'ultimo Accordo quadro (Anci- Conai ndr), anziché sovrascrivere su accordi passati, un reale salto in avanti.   Temo sia stata un'occasione mancata in cui, invece, si potevano far emergere maggiormente le nuove dinamiche di mercato e evidenziare maggiormente il loro ruolo di garanzia, succedaneo al mercato. Temo che lo scarso allineamento con quelle dinamiche spazio-tempo di cui parlavo abbia provocato anche una forte reazione da parte della Commissione Antitrust, che sta proprio chiedendo di inserire queste dinamiche innovative in un quadro eccessivamente conservativo».

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