[13/09/2010] News

Lampedusa, sit-in di protesta dopo il rogo del cimitero dei barconi dei migranti e della discarica

LAMPEDUSA (Agrigento). L'11 settembre il cimitero dei barconi e la discarica dell'isola di Lampedusa, hanno continuato a bruciare per tutto il giorno nonostante l'intervento dei canadair che sono arrivati troppo tardi e non hanno potuto operare con il buio. Legambiente oggi hafatto un sit-in di protesta e sensibilizzazione al quale ha invitato a partecipare associazioni e cittadini per «Denunciare questo gravissimo atto criminale che continua a spiegare effetti nefasti sull'ambiente e sulla salute». Il cosiddetto cimitero delle barche, usate da migliaia di migranti e abbandonate da anni all'incuria, era in una vallata dell'isola.

Per Legambiente Lampedusa «Hanno ammorbato l'aria, inquinato l'ambiente, distrutto la memoria, compromesso il futiro» e chiede che «Vengano individuati e puniti i responsabili. Per ottenere che non succeda mai più. Perché vogliamo un'isola normale, diritti e legalità. Perché vogliamo aria pulita. Perché è ora di cambiare aria!».

Anche il Pd dell'isola siciliana chiede l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Sicilia effetti ui un sopralluogo urgente per verificare lo stato d'inquinamento del suolo. Il capogruppo comunale del Pd il capogruppo Palmeri, spiega su Agrigento Notizie che «Abbiamo immediatamente inviato un esposto al sindaco di Lampedusa Alla Procura della Repubblica di Agrigento e al gruppo dei Noe, chiedendo di fare piena luce sul gravissimo attentato alla salute pubblica che si è compiuto con l'incendio di venerdì scorso appiccato ai barconi dei migranti. Nel bilancio di previsione del 2010 approvato dal Consiglio comunale nel giugno scorso in entrata vi era prevista la somma di un milione e duecentomila euro quale contributo del Ministero degli Interni per il fenomeno immigratorio».

«Chiederemo che il sindaco venga a riferire in Consiglio comunale se questi contributi sono mai arrivati, per cosa sono stati utilizzati, e come mai a distanza di due anni i barconi degli immigrati, insieme a gommoni e altri rifiuti tossico-nocivi rimanevano depositati abusivamente in barba a tutte le leggi ambientali nel centro di raccolta e trasferenza per i rifiuti solidi urbani del Comune, come mai non si è provveduto allo smaltimento sulla terraferma? Di queste cose ne chiediamo conto al sindaco e all'amministrazione comunale, bisogna porre fine a questi atti criminali che da troppo tempo si ripetono impunemente nella nostra isola, assicurare alla giustizia i responsabili e garantire legalità nella scandalosa gestione dei rifiuti nel Comune di Lampedusa».

"Il nostro è un paese senza memoria e verità", ricordava già Sciascia agli italiani molti anni fa. Parole che suonano più che mai attuali anche dinnanzi al rogo che, a Lampedusa, ha distrutto il cosiddetto cimitero delle barche usate da migliaia di migranti e abbandonate da anni con incuria in una vallata dell'isola.

A molti l'episodio apparirà di scarsa importanza, ma non è così: con questo incendio si perde un pezzo di straordinaria rilevanza della storia recente dell'Italia e dell'Europa: una testimonianza materiale delle tragedie vissute da decine di migliaia di migranti.

L'Associazione giuristi per l'immigrazione sostiene che questo episodio evidenzia ancora una volta «il disinteresse e talvolta persino il disprezzo che parte delle istituzioni italiane manifestano verso un fenomeno, quello delle migrazioni e delle morti nel Mediterraneo, che costituisce invece una delle pagine tragicamente più significative del nostro tempo. Chi ha responsabilità pubbliche da tempo avrebbe dovuto cogliere l'importanza di conservare le tracce materiali dei fatti per agevolare la costruzione di una memoria collettiva su questi eventi di enorme rilevanza. Invece nulla di tutto ciò: solo incuria, abbandono, e forse anche speranza da parte di alcuni, di fare sparire anche i segni materiali di ciò che è stato; affinché non se ne parli e non ci si interroghi sulle responsabilità di quei viaggi della speranza e di quelle morti».

«Dopo i respingimenti collettivi affidati alle unità libiche in spregio del diritto internazionale dei rifugiati, dopo il business della detenzione camuffata da accoglienza, a Lampedusa oggi si parla di realizzare una zona franca, un casinò e si avanzano persino proposte per la devastazione della riserva. Sembrano così prevalere ancora una volta la logica dei soldi facili, lo spregio dei valori fondamentali dell'ambiente e della persona, la negazione del diritto di asilo e della semplice memoria di quei disperati in fuga da guerre e persecuzioni. Solo una piccola ma coraggiosa associazione di Lampedusa, il circolo "Askausa", anche promotore, insieme all'Asgi, alla Rete Comuni Solidali, all'Arci e a Legambiente, del LampedusaFilmFestival, con grande tenacia e senso delle istituzioni stava da tempo lavorando attorno alla proposta della costituzione di un museo delle migrazioni da realizzarsi proprio a Lampedusa, anche recuperando parte del patrimonio costituito dalle barche ora andate in fumo. L'Asgi ritiene che nonostante il gravissimo episodio accaduto, la proposta del museo a Lampedusa dedicato alle migrazioni e ai drammi delle traversate del Mediterraneo rimanga oggi più che mai valida e che vada perseguita con decisione e impegno attraverso un progetto nazionale ed europeo difendendo le ragioni della tolleranza, della solidarietà e dell'accoglienza, proprio a partire da quel lembo di terra. Affinché rimanga in vita la memoria di quelle vite, e dei tanti che su quelle barche hanno trovato la morte».

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