[07/09/2010] News toscana

Arpat, rapporto qualità acque superficiali 2007-2009

FIRENZE. L'Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat) ha presentato i dati sullo stato conoscitivo della qualità dei corsi d'acqua della regione relativi al periodo 2007-2009. Questo triennio rappresenta l'ultimo periodo in cui è stato applicato il monitoraggio secondo i requisiti del D.Lgs 152/99, sulla base del quale è predisposto il vigente Piano di tutela. Dal 2010 è in vigore il nuovo sistema di monitoraggio introdotto in seguito al recepimento della Direttiva europea "Acque" attraverso il decreto legislativo 152/2006. La direttiva 2000/60/CE, ricordiamo, pone al centro lo studio degli elementi biologici fondamentali nel processo di classificazione. Il periodo 2007-2009, a cui si riferiscono gli ultimi dati pubblicati- spiegano dall'Agenzia- è stato considerato periodo di transizione e le attività di monitoraggio sono proseguite riducendo sensibilmente le frequenze di campionamento, in funzione del raggiungimento o meno dello stato di qualità buono.

In ambito regionale sono attive tre reti di monitoraggio: quella ambientale e le due reti a specifica destinazione, per la potabilizzazione e per l'idoneità alla vita dei pesci. Per quanto riguarda il monitoraggio ambientale la rete è costituita da 130 stazioni il cui stato di qualità è stato rappresentato da quattro indici sintetici indagati dal 2002 in avanti: il Lim,"Livello di inquinamento da macrodescrittori" (costituito da analisi di parametri chimico-fisici), l'Ibe "Indice biotico esteso", il Seca "Stato ecologico di un corso d'acqua" ed il Saca "Stato ambientale di un corso d'acqua". Rispetto al periodo 2002-2006, sottolineano da Arpat, lo stato di qualità dei corsi d'acqua significativi, valutato con gli strumenti a disposizione, non mostra cambiamenti eclatanti: «l'impatto antropico subito dai corsi d'acqua nel loro percorso da monte verso valle rimane pressoché inalterato negli anni. Se da una parte diminuisce l'inquinamento chimico, grazie ai progressi nel campo depurativo, sicuramente i consumi d' acqua, in crescita, e l'ampliarsi delle zone antropizzate fanno sì che le alterazioni del regime idrologico e morfologico risultino sempre più pressanti sui corsi d'acqua, perlomeno nelle zone di pianura».

Le maggiori criticità tranne rare eccezioni, in tutti i corsi d'acqua sono registrate alla confluenza con il corpo recettore che sia un altro fiume o il mare. L'ingresso dell'affluente non rappresenta quindi una "boccata" di ossigeno per il corpo idrico principale. Ma le criticità da sottolineare in chiave prospettica, al di là del margine di miglioramento ancora possibile per ridurre il deficit depurativo, sono quelle relative agli aspetti quantitativi della risorsa idrica e all'antropizzazione del territorio. Per quanto attiene la prima criticità, il mantenimento dell'acqua in fiumi e torrenti (aspetto ecologico) necessaria per far vivere bene le biocenosi che poi determinano i livelli di qualità dei corpi idrici, è sempre più in competizione con gli altri usi dell'acqua per scopi antropici (industria,agricoltura, turismo..). Le priorità sono stabilite per norma ma non si potrà prescindere più da attenti bilanci a scala di bacino e da una riduzione dei consumi in tutti i settori da attuarsi attraverso nuove sinergie tra enti competenti e da un coordinamento delle Autorità di distretto (quando ci saranno). L'altra aspetto è quello riguardante le criticità morfologiche dei corsi d'acqua dovute spesso ad una antropizzazione eccessiva e disordinata. Nemmeno il nuovo sistema di monitoraggio tranne i casi di corpi idrici in stato elevato (nessuno in Toscana), purtroppo rileverà queste criticità.

Negli anni e con l'attuazione dei nuovi sistemi di monitoraggio ci accorgeremo meglio di alcune lacune applicative della Direttiva europea che pure ha fatto fare al settore enormi passi in avanti sotto il profilo concettuale della "politica ambientale". Gli "strumenti" e i metodi di misura del resto sono tutti perfettibili, mentre il territorio si tutela e si conserva adottando politiche di sostenibilità in cui tutti gli aspetti che la caratterizzano (sociali, economici ed ambientali) sono tenuti in considerazione in egual misura.       

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