[02/09/2010] News

Materie prime, domanda e offerta, finanziarizzazione

LIVORNO. Le centinaia di chilometri di code autostradali che dovremo abituarci a vedere attraverso le polverose immagini che arrivano dalla tv cinese, non sono soltanto l'ennesima dimostrazione della grandezza della Cina, che pare miniaturizzare tutti nostri abituali accadimenti, sia quelli di origine antropica, che di origine naturale. Queste immobili code lunghe centinaia di chilometri e decine di giorni, saranno sempre meno eccezionali e sempre più consuete e normali, e rappresentano lo specchio della frenetica corsa dell'economia verso una crescita illimitata e verso il terribile muro fisico che detta i confini del nostro pianeta.

La versione ufficiale delle autorità cinesi, infatti, è che l'origine delle code sia da ricercarsi in una serie di lavori di rifacimento del manto autostradale. La versione dei camionisti ‘regolari' è invece che vi sia stata un'impennata di tir carichi di carbone estratto dalle miniere illegali che puntellano il Paese e che in questi mesi sono stati messi sotto pressione per la fame di energia che in Cina è ripresa a correre dopo il rallentamento del 2009. Versione poi in qualche modo corretta e rovesciata: a causa della chiusura da parte delle zelanti autorità di numerose miniere illegali, nella provincia dello Shanxi, è stato aumentato il prelievo dalle miniere della Mongolia interna.

Si tratta in ogni caso di situazioni emblematiche del punto in cui ci troviamo e di quanto possano apparire frustranti - nanogrammi di chissà cosa di fronte a 10mila automezzi in coda perenne carichi di materie prime - certe nostre convinzioni e battaglie. E del fatto che al di là dell'idealità di uno slogan come "pensare globalmente e agire localmente" difficilmente la locomotiva potrà correggere la propria direzione senza l'intervento di una illuminata governance mondiale.

Si potrebbe obiettare che  "il mercato è la legge della domanda e dell'offerta", ma se come accade sempre più spesso i negoziati per stabilire i prezzi delle materie prime vedono da una parte le multinazionali minerarie e dall'altra parte società finanziarie di private equity, la regoletta appare quanto meno obsoleta e superata, e dimostra l'ingordigia di economia reale da parte della finanza, che quel carbone ancora imbottigliato nelle autostrade cinesi, lo ha già venduto diverso volte, e perfino consumato prima ancora di averlo trasformato in energia.

Gli esempi non mancano neppure dalla cronaca (finanziaria) di questi giorni. E se si fa un salto geografico e merceologico, passando dal carbone cinese in coda, alla proverbiale fame di fast food americano, troviamo il secondo gruppo mondiale dopo Mc Donald's, Burger King, conteso a colpi di rivalutazione economica delle sue azioni (i cui valori sono totalmente avulse dalla legge della domanda e dell'offerta) da fondi speculativi e di investimento.

Non è una novità e il Sole 24 ore ci aiuta a ricordare la storia recente di Burger King: Nel 2002 la società, allora di proprietà del gruppo britannico Diageo Plc, era stata acquistata per 1,5 miliardi di dollari da Texas Pacific, Bain Capital Partners e Goldman Sachs Funds, che l'hanno poi quotata nel 2006 in una Ipo da 425 milioni di dollari. I tre investitori hanno inizialmente mantenuto una quota del 50%, poi ceduta in parte nel 2008 quando il titolo era salito a 30 dollari rispetto ai 17,5 dollari del debutto in Borsa. Tpg, Bain e Goldman controllano ancora circa un terzo delle azioni.

Considerato che Burger King comunque sia vende un bene primario per l'uomo (e teoricamente anche un bisogno necessario) come il cibo che poi trasformiamo nell'energia che ci permette di vivere, non fa un po' paura pensare a quanto sia finanziarizzato quel panino, e a quanto sia invisibile e impalpabile (anche nelle sue responsabilità) il proprietario di quel panino? E a come la nostra stessa esistenza rischi di diventare sempre di più  un minuscolo ingranaggio finalizzato solo a giustificare montagne di economia di carta?

Intanto però il mantra del rilancio dei consumi è sempre sulla bocca di tutti quelli che governano (e che avrebbero dovuto governare anche l'economia...) e che sembrano eseguire gli ordini di chi oggi comanda davvero, forse proprio quei "capitalisti per procura" individuati da Luciano Gallino nel suo ultimo libro (leggi la recensione nel link a fondo pagina, ndr), o forse semplicemente della Finanza.

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