[26/08/2010] News

Lo sciopero della fame per la terra e la democrazia dei mapuche cileni

LIVORNO. Il Collegio dei giornalisti del Cile ha condannato il silenzio informativo attuato dai maggiori media nazionali intorno allo sciopero della fame che 32 prigionieri delle comunità mapuche attuano da mesi in diversi carceri del Paese.I giornalisti cileni chiedono che la Federación de Medios de Comunicación, che sorveglia le attività degli editori di giornali, chieda al suo Tribunal Nacional de Ética un pronunciamento sulla questione.

«Ci pare preoccupante, a dir poco, che questo tema appaia appena nell'agenda informativa dei media e condanniamo energicamente che questo accada - dice il Collegio dei giornalisti - Gli scioperanti della fame hanno iniziato la protesta il 12 luglio, con scarsa copertura delle loro richieste e delle ragioni che li hanno condotti a prendere questa decisione».

Il presidente del Collegio dei giornalisti, Rodrigo Miranda sottolinea che si sa tutto di quello che succede a Cuba, delle difficoltà dei rifugiati politici cubani in Spagna o se uno di loro arriva in Cile, che esiste un'ampia copertura su a quel che succede ai 33 minatori cileni imprigionati sottoterra nella miniera di Copiapó, con la televisione che segue la vicenda 24 ore su 24, ma i cileni non sanno nulla dei 32 mapuche che fanno lo sciopero della fame e che 8 di loro sono gravi.

Per Miranda «Il silenzio informativo produce solo incertezza e confusione rispetto ai veri propositi dei media. Non spetta a noi emettere giudizi su quel che fa la stampa, però senza dubbio questo tipo di attitudini ed omissioni non contribuiscono per nulla ad una democrazia che deve essere c debitamente informata di quel che succede nel Paese. 32 cileni che non mangiano da 40 giorni sono una notizia in Cile e in qualsiasi parte del mondo, al di là di qualsiasi considerazione».

Intanto la Corte di appello di Concepción ha ordinato l'alimentazione e le cure forzate degli indios mapuche in sciopero della fame, anche se il loro avvocato assicura che la maggioranza non è a rischio di perdere la vita. La Gendarmería (Servicio de Prisiones) alimenterà a forza gli 8 dei 32 prigionieri politici mapuche in sciopero da 40 giorni nella regione di Biobio: 5 nel carcere di El Manzano, a Concepción e gli altri 3 reclusi a Lebu. Altri mapuche sono in sciopero della fame a Temuco, Angol e Valdivia.

Il 12 luglio i mapuche hanno iniziato lo sciopero della fame contro la Ley Antiterrorista che il governo di destra cileno ha deciso di utilizzare contro questa etnia, accusandolo di voler così chiudere la bocca al popolo mapuche.
Gli scioperanti, che si considerano prigionieri politici, chiedono la smilitarizzazione delle comunità mapuche e la libertà di tutti i prigionieri indigeni in Cile.

La Ley Antiterrorista viene dritta dalla dittatura fascista di Augusto Pinochet e dava alle autorità maggiori poteri per reprimere le proteste popolari.

Una ventina di dirigenti mapuches hanno protestato pacíficamente il 23 agosto davanti alla sede di radio Biobío a Santiago per chiedere la fine dell'occultamento dello sciopero della fame: «Quello che stiamo chiedendo e esigendo è la libertà di infornare. Sembra che vogliano far credere alla gente che il nostro popolo è terrorista - ha detto la dirigente mapuche Olga Trai Plantileo - Che mostrino la realtà come è, che si rompa il cerchio comunicativo che ci hanno fatto intorno».

Il governo accusa i mapuche di aver occupato illegalmente delle terre e di aver incendiato installazioni agricole, ma in Cile la lotta dei mapuche per i loro diritti e per recuperare le loro terre ancestrali fa parte della storia del Paese e gli indigeni, che rappresentano il 6,6% della popolazione cilena (in tutto 16 milioni) rispondono che «Nessun governo ha voluto affrontare sul serio la nostra richiesta storica e la su oluzione più diplomatica è sempre stata la tecnica del pacchetto" e della militarizzazione del nostro territorio».

Il popolo originario del Cile si rivolge agli altri cileni «Poveri e sfollati nella sua lotta contro il sistema economico e lo Stato garante dei ricchi, nostro nemico comune». Parole intollerabili per la destra cilena ritornata al potere ma minoranza nel Paese cvhe ha sempre combattuto la mobilitazione dei mapuches per recuperare il loro spazio territoriale, anche occupando terreni in concessione alle industrie forestali o a latifondisti legati all'ex dittatura pinochetista e magari anche ai successivi governi democratici.

La linea dura verso i prigionieri mapuche probabilmente viene dopo una delle loro poche vittorie: il 4 agosto la Corte di appello di Valdivia ha accolto un ricorso delle comunità mapuche di Lanco, ingiustamente penalizzata dalla decisione del governo di approvare la dichiarazione di impatto ambientale del progetto "Estación de Transferencia de Residuos Sólidos Lanco-Panguipulli" della municipalità di Lanco che non aveva consultato le comunità indie per fare una discarica proprio nel bel mezzo del loro territorio, come invece stabilisce il "Convenio 169" della Oit e la dichiarazione dell'Onu sui diritti dei popoli indigeni che impongono ai governi di «Consultare i popoli interessati attraverso appropriati procedimenti e in particolare attraverso le loro istituzioni rappresentative, ogni volta che si prevedono decisioni legislative o amministrative suscettibili di colpirli direttamente».

Torna all'archivio