[24/08/2010] News

I russi non saranno i vincitori della guerra del clima

LIVORNO. Il ministero russo delle situazioni di urgenza ha annunciato che 60 villaggi del territorio russo di Krasnoiarsk, dove vivono oltre 35.000 abitanti, sono privi di elettricità da stanotte, dopo il passaggio di un uragano: «Le linee dell'alta tensione sono state danneggiate da un vento violento le cui raffiche hanno raggiunto oltre 24 m/s. Due sotto-stazioni della regione sono state scollegate».
Gli uragani non sono certo un fenomeno usuale nella Federazione Russa, eppure domenica un uragano aveva lasciato senza elettricità Ketovo una località della regione di Kurgan, nella Siberia occidentale, facendo anche delle vittime. Il 2 giugno una persona era morta e altre 18 erano rimaste ferite da un uragano abbattutosi sulla Repubblica autonoma della Baschiria, negli Urali e tempeste eccezionalmente forti hanno spozzato le regioni di Cheliabinsk e di Sverdlovsk.

L'eco.scetticisdmo sembra ormai merce rara in quello che ne era uno dei fortini più muniti: i meteorologi, dopo due mesi di ondate di calore, siccità ed incendi che hanno distrutto le foreste russe, dicono che ora il Paese deve aspettarsi alluvioni ed uragani.

I russi credevano fermamente di poter uscire vincitori dal cambiamento climatico che nelle loro rosee previsioni avrebbe esteso le terre coltivabili e la stagione agricola e fatto diminuire le morti per freddo. Si sono trovati con una crisi del grano mai vista e con gli obitori pieni di vecchi morti per il caldo.

I russi (e non solo) erano convinti che i paesi nordici fossero tra i fortunati beneficiari del global warming che avrebbe dischiuso i tesori energetici e metalliferi sepolti sotto i mari e la terra ghiacciata, moderato il clima, fotto crescere le foreste più a nord e perfino fatto aumentare il turismo estivo. Dopo due mesi di caldo assassino, davanti alla disfatta vergognosa di una macchina statale di soccorso e prevenzione ridotta al lumicino, il presidente russo Dmitry Medvedev e il premier Vladimir Purin non hanno saputo far di meglio che dare la colpa di tutto al cambiamento climatico cattivo che avevano snobbato al summit di Copenhagen.

E' evidente che la concatenazione di singoli eventi meteorologici estremi sta facendo cambiare ai russi la percezione dei rischi del global warming. Kevin Trenberth, a capo delle climate analysis del National center for atmospheric research Usa di Boulder, ha spiegato alla Reuters che «Per uscire da questo ci dovrebbe essere una maggiore consapevolezza dei tanti pericoli che ci sono con il cambiamento climatico. Per le nazioni del nord non si tratta dell' allungamento benigno della stagione più fertile. L'ondata di caldo in Russia ha raddoppiato i tassi di mortalità a Mosca, distrutto un quarto del raccolto di grano della Russia e potrebbe tagliare 14 miliardi dollari di prodotto interno lordo».

Ma l'ecoscetticismo diffuso a pieni mani dall'oligarchia energetica russa ha fatto già grossi danni nell'opinione pubblica, ad esempio rispetto a quanto succede in Canada e nei Paesi artici europei. I canadesi, pur con uno dei governi più contrari ad assumere impegni per tagli reali delle emissioni di gas serra, sono sempre più preoccupati e informati sui possibili effetti collaterali ed i danni che può provocare un clima più caldo, inclusi i rischi per le foreste e l'agricoltura che potrebbe produrre la proliferazione (o l'arrivo da latitudini meridionali di specie aliene) di insetti che normalmente sono tenuti sotto controllo dal freddo.

In Russia fino ad ora l'approccio era stato di tutt'altro tenore: è famosa la battuta di Putin del 2002 (allora era presidente della Federazione) che, parlando dei vantaggi del riscaldamento globale, disse che con il tempo meno gelido i russi avrebbero potuto così acquistare meno pellicce e spendere di più in altre cose.

Steven Guilbeault, dell'associazione ambientalista canadese Equiterre, é convinto che «In generale, i canadesi capiscono che inizialmente potrebbero esserci dei vantaggi, ma che il cambiamento climatico poi diventerà cattivo. Gli eventi meteorologici estremi del 2010 stanno aiutando le persone a comprendere i rischi. La politica del governo non rispecchia l'urgenza sentita dall'opinione pubblica. Le emissioni di gas serra del Canada nel 2008 sono state del 24% superiori ai livelli del 1990, nonostante la promessa contenuta nel Protocollo di Kyoto dell'Onu prevedesse un taglio del 6% rispetto ai livelli del 1990 nel periodo 2008-12».

La Russia, che ha aderito tardi e con riserva al Protocollo di Kyoto, credeva fino ad ora di poter vivere di rendita grazie al calo del 33% nel 2008 delle sue emissioni rispetto al 1990, dovute esclud sivamente al crollo dell'inquinante industria pesante di epoca sovietica, Kyoto per Mosca è una passeggiata, ma non aveva fatto bene i conti con gli effetti globali dei cambiamenti climatici: credeva che si sarebbero rivelati in attivo e invece stanno diventando una tragedia. Eppure la politica ufficiale delle Russia sulle emissioni climalteranti resta ancora quella di un aumento rispetto ai livelli attuali entro il 2020, nonostante i tagli previsti dall'Ue e da altri Paesi industrializzati e fregandosene completamente delle richieste di riduzioni molto più pesanti che vengono dai Paesi in via di sviluppo.

Uno studio condotto in Norvegia nel mese di giugno ha dimostrato che i settori agricolo e forestale potrebbero trarre beneficio solo da un moderato riscaldamento globale, ma che è impensabile continuare con gli attuali livelli di emissioni e di utilizzo di combustibili fossili. Il principale autore della ricerca, Asbjoern Aaheim, del Center for international climate and environmental research di Oslo, ha spiegato che «Gli effetti immediati hano in generale vantaggi per la crescita economica, ma ci potrebbero essere contraccolpi, come per gli stock ittici. E una più lunga stagione di crescita delle colture potrebbe avere effetti a catena, come una maggiore assenza dal lavoro a causa delle malattie legate ai pollini».

Per Jay Gulledge, senior scientist al Pew center on global climate change, nel suo blog scrive: «Le previsioni sui "vincitori" e i "perdenti" del clima inevitabilmente ignorano molti rischi, per esempio la Russia e le alluvioni del Pakistan. Sarà vincente la Russia se i talebani e altri estremisti radicali faranno un altro passo avanti per colmare il vuoto lasciato dalla inefficace risposta del governo e degli aiuti internazionali per le inondazioni in Pakistan?».

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