[19/08/2010] News

Lupo abbattuto nel Vallese, Legambiente al Consiglio d'Europa: «Fermare i fucili svizzeri per conservare la biodiversitą»

LIVORNO. Alla verde svizzera, seconda nella classifica del benessere mondiale di Newsweek dopo la Finlandia, fanno ancora paura i lupi: ha autorizzato l'ennesimo abbattimenti o di questo carnivoro, il nono in dieci anni, nel Canton Vallese.

L'animale, un maschio, è stato ucciso l'11 agosto all'alpeggio di Scex, a 50 km dal confine italiano, accusato di aver predato ovini e bovini nei mesi precedenti, e faceva parte della prima coppia di lupi formata in territorio svizzero. Un'invasione da sud che la Confederazione Elvetica ferma metodicamente con le armi.

Legambiente ha inviato oggi un esposto alle autorità elvetiche, al Consiglio d'Europa e alle autorità depositarie delle Convenzioni internazionali per la tutela dell'ambiente alpino, nwel quale sottolinea che così «La Svizzera riapre una ferita alle politiche e agli sforzi internazionali per la conservazione di questa specie proprio nell'anno che le Nazioni Unite hanno dedicato alla difesa della biodiversità».

Secondo il vice-presidente di Legambiente, Sebastiano Venneri, «E' inaccettabile che nel cuore d'Europa sia consentito abbattere esemplari di una specie così importante per l'ecologia dell'intero arco alpino. La Svizzera non può chiamarsi fuori unilateralmente da un impegno di conservazione della natura solennemente proclamato da tutti gli Stati. Per questo chiediamo al ministro Prestigiacomo di promuovere uno sforzo diplomatico nei confronti delle autorità del Paese confinante, richiamandole al rispetto degli accordi internazionali».

La svizzera dopo oltre 15 anni dalla ricomparsa del lupo sta attuando una gestione faunistica che può essere riassunta in una parola: abbattimento. I lupi vengono trucidati non appena fanno quello che è nella loro natura: i predatori. Legambiente sottolinea che questo «Non ha mai consentito la formazione di branchi nelle Alpi Svizzere, un territorio di strategica importanza per la colonizzazione delle Alpi centrali e centro-orientali, impedendo, di fatto, la riproduzione della specie e la sua sopravvivenza. E rendendo quasi impossibile la ricolonizzazione del settore orientale delle Alpi in Italia, Austria e Germania».

L'associazione ambientalista italiane chiede che questi abbattimenti vengano fermati, e ricorda che «Quello della Svizzera è un caso unico in Europa di fallimento del modello di convivenza,che altrove risulta efficace. L'abbattimento di lupi non risolve le problematiche relative a una convivenza sostenibile tra la specie e le attività antropiche, non tutela gli allevatori che ancora non utilizzano le opere di prevenzione oggi disponibili e concorre a incrementare i rischi di estinzione di una specie minacciata, per la tutela della quale Paesi come l'Italia e la stessa Ue investono, giustamente, molte risorse economiche».

Per Damiano Di Simine, responsabile dell'Osservatorio Alpi di Legambiente, «La scelta delle autorità svizzere è guidata da una miope ricerca di consenso anziché da una seria volontà di affrontare e risolvere i problemi con cui si confronta la pastorizia di montagna. L'attività pastorale e d'alpeggio è stata accompagnata per secoli dalla presenza di grandi predatori e non sono stati certo i lupi, assenti da tutto l'arco alpino nell'ultimo secolo, a far scomparire gli allevamenti in alta quota. Pensare che abbattere i lupi sia un modo per aiutare gli allevatori è miope populismo. Sono necessarie politiche attente e consapevoli, coerenti con la Convenzione delle Alpi».

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