[16/08/2010] News

I parchi e i vincoli che tanto danno fastidio

PISA. I parchi sono oggi indubbiamente meno invisibili e fanno come abbiamo visto anche più notizia. Peccato che ciò sia dovuto a vicende ed eventi di cui avrebbero sicuramente fatto volentieri a meno. Questa attenzione ovviamente non durerà a lungo come accade regolarmente d'altronde anche per eventi ben più drammatici.

E c'è più d'uno che se lo augura perché in queste settimane si sono scoperti anche altarini e magagne politiche che prima rientreranno nell'ombra meglio sarà per chi certamente non ne esce bene. E' già poco onorevole tagliare metà delle risorse ai parchi nazionali che già non se la spassano. E per quante scuse si accampino resta una operazione poco onorevole.

Ma non lo è neppure approfittare del voto regionale per commissariare parchi regionali in Campania o nel Lazio e altrove solo perché si deve piazzare qualcuno e non perché ve ne sia una effettiva necessità tanto più che lo sfregio costa in barba a tutte le chiacchere sulla lotta agli sprechi. Se poi aggiungi che l'assessore regionale in Lombardia per i suoi parchi non ha di meglio che proporre una maggiore possibilità di costruirvi e in Sardegna continua la manfrina tra commissari e pasticci vari dopo quelli dell'eolico è chiaro perché qualcuno preferirebbe spegnare le luci alla svelta.

Invece vanno tenute accese perché non si può ignorare che l' assessore regionale ai parchi della Liguria Renata Briano dica che il governo li ha lasciato soli e da un bel po' sia per quanto riguarda il Santuario dei cetacei che tutto il resto specie le aree protette marine ormai in crisi da anni. Come non si può ignorare che in realtà storicamente consolidate come il Piemonte si stia già cercando con la complicità del ministro Fitto di mettere i bastoni tra le ruote ad una legge da poco approvata dopo un lunghissimo e faticato percorso.

Insomma non c'è solo il trinariciuto Tremonti e la povera Prestigiacomo stretta tra l'uscio e il muro. Ci sono molte altre cose niente affatto piacevoli che non fanno onore né a chi governa a Roma ma neppure a chi governa altrove. E tutto questo getta una luce sempre più allarmante sul presente e il futuro dei nostri parchi, del loro ruolo specie in un momento tanto delicato per l'ambiente.

Qui sta il nodo politico, istituzionale e culturale a cui non giova certo lo spegnimento delle luci. E per tenerle bene accese bisogna riuscire ad aprire finalmente un confronto nazionale che avvalendosi il più possibile dell'impegno regionale - di tutte le regioni nessuna esclusa- faccia emergere chiaramente quale è oggi la posta in gioco. Che è molto più seria di qualche posto di lavoro -pur importantissimo- o di qualche pregevole iniziativa o progetto che rischia di essere cancellato o rinviato. La posta riguarda se noi dovremo e potremo avere in un futuro prossimo e non lontano un sistema di parchi degno di un paese europeo oppure se dobbiamo rassegnarci a riporli in un canto sulla base di vere e proprie bufale come i costi, il ruolo dei privati e via cianciando.

La ragione vera è che le aree protette danno molto fastidio perché lì non si può procedere a colpi di condoni e deroghe alle più elementari regole anche comunitarie come si è fatto e si sta facendo da parecchie parti e che si vorrebbe estendere anche dove proprio non è possibile. Di questo si tratta e di questo bisogna finalmente discutere senza furbizie e scuse. Insomma quello che si è aperto è un discorso e uno scontro che non può essere chiuso come se niente fosse accaduto. E' bene non lo dimentichino le istituzioni ma neppure le forze politiche. E non sarebbe male puntare finalmente su un momento nazionale -non l'ennesima passarella- in cui tutto ciò sia messo sul tavolo senza trucchi e senza inganni.

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