[16/08/2010] News

Un masterplan per riportare la gente e l'agricoltura a Chernobyl

LIVORNO. Mentre intorno all'area contaminata i boschi bruciano, il governo della Bielorussia ha annunciato un masterplan per riutilizzare le zone evacuate dopo la catastrofe nucleare di Chernobyl, perché, come scrive entusiasta World nuclear news (Wnn), «Tra il 2000-2010 l'area di terreni agricoli e abitati contaminati da cesio -137 , stronzio -90 o da entrambi è diminuita del 21%: da 12.970 a 10.210 chilometri quadrati».

Commenti e statistiche forse un po' interessate, visto che il governo autoritario della Bielorussia («l'ultima dittatura d'Europa», secondo la Ue) e Wnn (il bollettino della maggiori multinazionali del nucleare e dell'uranio) hanno un qualche interesse a prospettare una situazione migliorata: l'uno per sbarazzarsi degli ingombranti profughi e malati di Chernobyl, l'altro per contrastare con dati rassicuranti la situazione precaria che stanno rivelando gli incendi intorno alla situazione delle centrali nucleari russe ed ex sovietiche in generale.

Kiev ha approvato lo "State Program on Overcoming the Consequences of Chernobyl, 2011-2015 and the period to 2020", un piano da 2,2 miliardi di dollari che segna un cambiamento della politica della poverissima Bielorussia riguardo alla riabilitazione ed al recupero dell'area più contaminata dalla tragedia nucleare di Cernobyl del 1986, nel quale si legge: «Al centro delle politiche pubbliche per combattere gli effetti del disastro di Chernobyl ci sono le misure per la transizione e di riabilitazione post- incidente, per il restauro e la promozione dello sviluppo socio- economico nelle regioni colpite, creando al loro interno un ambiente più attraente per la vita. L'utilizzo efficace dei territori contaminati è un compito importante che deve essere affrontata attraverso progetti speciali finalizzati allo sviluppo delle regioni colpite, la creazione di industrie, progettazione di servizi e produzione di auto-sostentamento e di prodotti redditizi».

Insomma, intorno al monumento ai "liquidatori" (nella foto), i dimenticati eroi di Chernobyl che sono morti per soffocare l'inestinto mostro nucleare di Chernobyl che minacciava l'Europa intera, dovrebbe sorgere una nuova vita mentre ancora non si sa davvero come confinare il pericolo atomico.

Il masteroplan bielorusso si concentra sulle regioni di Gomel e Mogilev (da dove vengono gran parte de bambini bielorussi che ospitiamo spesso in Italia in vacanza salutiste e rigeneratrici) dalle quali sono state evacuate oltre 137.000 persone che sono andate a popolare squallide periferie a Kiev e in altre città, vivendo spesso come appestati nucleari, marchiati come possibili portatori di malattie genetiche. Paradossalmente, una delle misure principali dovrebbe essere quello di ridurre il pericolo di incendio nelle zone incolte, proprio quello che russi e bielorussi dicono non essere un vero pericolo per la salute, ora che il fuoco assedia l'area contaminata di Chernobyl ed altri impianti atomici civili-militari.

Inoltre il masterplan prevede di disseppellire alcuni dei fantasmi nucleari di Chernobyl: «Circa 14.000 oggetti contaminati e frettolosamente sepolti dai precedenti governi devono essere rimossi e circa 5600 edifici contaminati o lesionati devono essere demoliti», spiega Wnn, ma non dice dove andrà a finire tutta questa spazzatura nucleare e come saranno smaltite queste scorie fortemente contaminate.

I profughi nucleari saranno invogliati a ritornare nei loro luoghi di origine (anche se in realtà molti tecnici e operai di Chernobyl venivano un po' da tutta l'ex Urss) con la costruzione di una rete di infrastrutture e servizi: gas, acqua potabile energia elettrica, mentre sarà vietato l'utilizzo del legno locale (proprio quello che ci assicurano non essere contaminato). A disposizione delle squadre di lavoratori specializzati che si occuperanno della ricostruzione post-nucleare ci saranno alloggi per loro e le loro famiglie (che poi avranno un posto in prima fila nel promesso futuro «più ampio sviluppo socio-economico»), gli studenti riceveranno pasti gratis e i professionisti qualificati in settori come sanità, istruzione, costruzione e servizi pubblici riceveranno forti incentivi economici e sociali».

Il masterplan prevede che nel periodo 2011-2015 almeno 21.484 abitazioni vengano collegate alla rete del gas e la costruzione di 1.368 km di strade. Dovrebbero essere realizzati anche nuovi depuratori e almeno 15 impianti di pompaggio di acqua potabile. Il tutto per un costo di 6,6 miliardi di Byr, il rublo bielorusso, (2,2 miliardi di dollari), che verranno ripartiti equamente negli anni che vanno dal 2011 al 2015 incluso.

Il tutto mentre la Bielorussia ha in atto una specie di guerra fredda del gas e del petrolio con il suo fornitore unico, la fraterna Russia, e in uno dei Paesi più poveri e meno sviluppasti tecnologicamente d'Europa. Evidentemente qualcuno dovrà fornire dollari e tecnologia, forse l'entusiasta articolo di World nuclear news (e i suoi sponsor) può far capire chi sia interessato a dimostrare che si può vivere anche in aree non proprio decontaminate. «La superficie totale dei terreni agricoli che potrebbero tornare in uso è di oltre 10.000 chilometri quadrati - spiega Wnn, dimostrando però quanti rischi e difficoltà ancora ci siano - In seguito dovranno essere impostaste una serie di misure di protezione per consentire una nuova industria forestale i cui prodotti rispondano agli standard di sicurezza nazionali e internazionali. Un sistema di monitoraggio delle radiazioni a supporto di questo garantirebbe che i lavoratori non siano messi a rischio. La fattibilità dell'agricoltura sarà esaminata in aree dove la presenza di cesio-137 e stronzio-90 è bassa». Ma il masterplan bielorusso svela quanto tutto questo più che un piano vero e proprio sia una sperimentazione in corpore vili: «Per acquisire nuove conoscenze nel campo della radiobiologia e della radioecologia al fine di chiarire i principi della sicurezza per la vita nei territori contaminati». Insomma, le cavie della ricolonizzazione nucleare saranno contadini e boscaioli, visto che il piano della dittatura di Kiev che tanto piace alle multinazionali prevede che «I terreni dove si troverà una concentrazione troppo alta di radionuclidi saranno riforestati e gestiti in modo da impedire la loro diffusione in zone limitrofe».

Da brividi, come da brividi è stato l'annuncio dato ad aprile 2009 da "specialisti" bielorussi, probabilmente per preparare il terreno al masterplan, che è sicuro mangiare tutti gli alimenti coltivati nei territori contaminati. Poi hanno però dovuto ammettere che consumando una certa quantità di funghi, frutti di bosco, selvaggina, latte o carne di animali che vivono nell'area esterna alla zona "rossa" di Chernobyl, una persona può assumere sostanze radioattive al di là dei limite internazionalmente riconosciuti per l'esposizione pubblica di 1 mSv all'anno. Comunque il grano e legumi in diverse aree avrebbero livelli radioattivi "accettabili", ad eccezione di quelli coltivati (e consumati ugualmente) in alcune zone della regione più colpita, quella di Gomel.

Naturalmente la paterna dittatura bielorussa fa tutto questo per amore verso il suo popolo e per la scienza, e di questo se ne fa interprete e portavoce il bollettino delle multinazionali nucleari: «Oltre a produrre il riutilizzo dei terreni abbandonati in precedenza, l'esperienza fatta dagli scienziati bielorussi dovrebbe permettere una migliore destinazione delle cure mediche per le persone che si ritiene siano state coinvolte in un incidente e migliorare il tenore di vita generale. Le misure sociali e misure mediche saranno intensificate per i 1,4 milioni di persone, il governo ha sotto controllo e alla fine ci sarà una distinzione tra lavoratori pulitori e le persone esposte soltanto a causa della loro collocazione nei giorni dopo l'incidente».

Il masterplan prevede di affrontare in primo luogo, tra il 2011 e il 2015, la situazione nelle aree più colpite (ma non nella zona proibita), quindi, solo a quasi 25 anni dal disastro nucleare «Saranno messe in atto misure di protezione per 498 insediamenti nella zona in cui la dose media annuale di radiazioni utili possono superare 1 mSv all'anno. Ci sono anche 1.904 villaggi con dosi medie annuali efficace tra 0,1 mSv e 1 mSv. L'obiettivo per queste aree è quello di permettere il loro riutilizzo con "restrizioni minime"». Una cosa che un po' dispiace alle multinazionali nucleari, visto che nel mondo ci sono aree con livelli di radiazioni anche superiori dove non si prende nessuna precauzione, forse Areva e soci pensano al Niger o alle pattumiere atomiche di cui la guerra fredda e il nucleare militare-civile hanno disseminato l'ex Urss e il mondo.

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