[18/08/2009] News

De Boer: «Servono 300 miliardi l'anno per l'adattamento e la mitigazione del cambiamento climatico»

LIVORNO. A poco più di 100 giorni dalla conferenza Onu sul clima di Copenhagen, aumenta la preoccupazione per i "progressi limitati" realizzati nei recenti Climate change talks di Bonn e per i finanziamenti necessari per tagliare le emissioni di gas serra e far fronte al cambiamento climatico, una delle questioni più discusse dalle delegazioni dei 180 Paesi presenti a Bonn.

Secondo il capo del Climate change secretariat dell'Unfccc, Yvo de Boer (nella foto), «Il mondo avrà bisogno di una fenomenale somma di denaro per cambiare le proprie forniture di energia dai combustibili fossili a fonti più pulite e per adattarsi ai cambiamenti climatici». Per de Boer il costo annuo dell'adattamento ai cambiamenti climatici è valutabile in 100 miliardi di dollari l'anno, questo solo per fronte a calamità naturali come alluvioni e siccità in aumento a causa del global warming. Nel frattempo bisognerà investire almeno 200 miliardi di dollari all'anno per tagliere le emissioni globali di gas serra che causano i fenomeni più eclatanti del cambiamento climatico.

Le 200 pagine uscite dai deludenti colloqui di Bonn indicano soprattutto i punti di disaccordo su chi dovrebbe assumersi le responsabilità, ma de Boer non demorde ed ha sottolineato che «Il climate pact dell'Onu che dovrà essere concordato a Copenhagen dovrebbe istituire un meccanismo equo per la raccolta a lungo termine di fondi, piuttosto che con stringere i Paesi a contribuire con un importo specifico. Una robusta formula burden-sharing è la cosa più importante alla quale pensare».

De Boer ha invitato i Paesi che parteciperanno alla Conferenza di Copenhagen, a mettere subito i soldi sul tavolo negoziale, almeno iniziando da 10 miliardi di dollari.

Già al vertice del G8 di luglio a L'Aquila, il direttore esecutivo del Programma per l'ambente dell'Onu (Unep), Achim Steiner aveva detto che «il successo del vertice di Copenhagen dipendeva dalla volontà politica dei leader mondiali di far bene per i loro impegni per la green economy, che comportano forti investimenti nei settori delle energie rinnovabili e l'efficienza energetica».

Bisognerà vedere se le promesse del G8 e le paure di una catastrofe climatica, ambientale ed umana che hanno portato alla scrittura della road map di Bali saranno davvero tenute di conto negli appuntamenti negoziali che restano prima di Copenhagen: i due round dei Climate talks dell'Onu previsti a Bangkok, in Thailandia dal 28 settembre al 9 ottobre e a Barcellona, in Catalogna, dal 2 al 6 novembre. Secondo molti, per recuperare il tempo perso in chiacchiere e scontri politici, saranno necessari altri Climate change talks straordinari a ridosso del summit di Copenhagen e sfruttare al massimo ogni occasione, come il G20 di Pittsburg del 24 e 25 settembre e la riunione di alto livello sui cambiamenti climatici voluta a New York da Ban ki-Moon in occasione dell'Assemblea generale dell'Onu.

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