[04/08/2010] News toscana

Di cosa hanno bisogno i parchi toscani

PISA. Che i parchi in Italia non se la passino bene mi pare fuori discussione. Basta affidarsi alle cronache non soltanto parlamentari per averne conferma. Naturalmente la situazione poi non è la stessa in tutte le regioni. E non solo per quanto riguarda i finanziamenti. Non tutte, ad esempio, hanno reagito allo stesso modo quando inopinatamente il nuovo Codice dei beni culturali ha tolto ai piani dei parchi il paesaggio. La Toscana, infatti, a differenza dell'Emilia e di altre regioni si è inspiegabilmente affrettata a togliere ai parchi il nulla osta  con effetti sicuramente non positivi.

Possiamo, quindi, partire da qui per capire come stanno le cose per i parchi nella nostra regione. Così da mettere finalmente  in chiaro i rapporti tra ruolo dei parchi e politiche di programmazione regionale di cui si è cominciato a discutere con Tortolini con qualche impiccio e impaccio di troppo. Per evitare perciò ulteriori confusioni ed anche posizioni ‘prevenute' è però opportuno prendere le mosse -come in tutte le storie che si rispettino- dal principio, ossia dalla legge del 2005 sul governo dei territorio. E' da lì, infatti, che la regione ha iniziato a confinare i parchi e i piani dei parchi in un ruolo difforme e ridimensionato rispetto alle sue stesse scelte ‘storiche' che avevano visto la Toscana assolvere una funzione nazionale di tutto rispetto. E poteva anche andar molto peggio se la protesta dei parchi allora non avesse disinnescato almeno in parte quel provvedimento. Comincia insomma con quella legge un percorso sempre più difficile e sempre meno chiaro per i parchi regionali che anche il PIT confinerà in un ruolo per molti versi subalterno a disegni anche astrusi, ad esempio, proprio per il paesaggio ma non solo. Per uscire da questa stretta che si ripercuote negativamente non soltanto sui parchi ma sulla capacità complessiva del nostro sistema istituzionale di impostare e gestire  politiche di programmazione non affidate unicamente a norme urbanistiche, si convenne che occorreva rivedere e rapidamente la legge regionale sui parchi e le aree protette.

Era ed è quella, infatti, la sede per reimmettere  il ruolo dei parchi e i loro piani nel circuito giusto che non può essere riservato unicamente agli enti elettivi come si ostinerà fino all'ultimo a sostenente imperterrito l'assessorato all'urbanistica. Ma qui le cose tornano presto e ancora una volta a complicarsi. Con Artusa a fatica viene predisposto un testo che finirà però in un cassetto dopo che una serie di uffici ci si sono accaniti contro con un tiro al bersaglio poco encomiabile. Quando la palla passa al nuovo assessore Betti praticamente si ricomincia da capo ma non con maggiore fortuna. E a poco servirono anche gli incontri con il Presidente Martini che pure si impegnò a far approvare la legge che invece come sappiamo non riuscì a tagliare il traguardo.

La cosa è tanto più grave perché proprio nel momento in cui sul piano nazionale non si perdono occasioni per ridimensionare il ruolo e le competenze dei parchi come dei bacini idrografici, la Toscana si incaponisce nel riproporre una concezione della programmazione regionale che penalizza soprattutto quegli organi chiamati a gestire strumenti ambientalmente ‘sovraordinati'  rispetto ai confini amministrativi e alle norme esclusivamente urbanistiche.( si veda al riguardo anche una rececnte pronuncia del TAR del Lazio su parco degli Aurunci). Il danno è evidente perché così non ci si avvale a partire dal PIT di quelle importanti elaborazioni ed esperienze  dai nostri parchi  regionali e successivamente anche di quelli nazionali. Così non si è riusciti, infatti, a mettere pienamente a frutto quella capacità aggregante dei parchi nei confronti dei comuni e delle province. Si chiacchera tanto di cooperazione istituzionale ma è innegabile che i parchi sono lo strumento oggi più valido ed efficace nel mettere insieme e non su aspetti spiccioli o minori l'impegno e le risorse degli enti locali. Altro che parco che penalizza e punisce i comuni come qualche ‘federalista' fasullo continua anche in Toscana stancamente a ripetere.

Con Rossi, la Marson e la Bramerini  si volta pagina come è stato già detto. Bene, ma per farlo davvero bisogna evitare ogni tran-tran. Alla nuova legge si deve mettere mano subito e non tornando a perderci in percorsi di cui abbiamo già pagato dazio. C'è un testo, lo si riprenda e tenendo conto di quanto i parchi ma non solo hanno già da tempo proposto e sostenuto si proceda. Tre assessori per una legge regionale che non prevede la fine del mondo dovrebbero bastare.

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